terzo e ultimo spettacolo della TRILOGIA ARVIGO: Una ragazza lasciata a metà dell’irlandese Eimear Mcbride, un intenso percorso di crescita interrotto di una ragazza in relazione al rapporto con il fratello, con il suo delirio di pensieri legati alla famiglia e ai suoi intimi dolori.
di Eimear McBride
traduzione Riccardo Duranti
regia e elaborazione drammaturgica Elena Arvigo
con Elena Arvigo
disegno luci Manuel Molinu
Produzione SantaRita & Jack Teatro e Teatro Out Off
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Ultimo appuntamento al Teatro Torlonia con la trilogia che il Teatro di Roma dedica ad Elena Arvigo, artista di estrema sensibilità, la quale regala una interpretazione emozionante, frastornata, viscerale, di tre donne importanti espresse nella loro anima inquieta e nel loro essere vulnerabili e fragili, dando vita a ritratti intensi, appartenenti a periodi e tempi diversi e lontani tra loro, ma tutti densi di vita. Infatti, dopo 4:48 Psychosis di Sarah Kane e Il Dolore: diari della guerra, tratto da Il Dolore e Quaderni della guerra e altri testi di Marguerite Duras e L’istruttoria di Peter Weiss, sabato 30 (ore 20) e domenica 31 marzo (ore 17) l’attrice porta in scena il terzo spettacolo della trilogia, Una ragazza lasciata a metà, dell’irlandese Eimear Mcbride, un intenso percorso di crescita interrotto di una ragazza in relazione al rapporto con il fratello, con il suo delirio di pensieri legati alla famiglia e ai suoi intimi dolori. Un turbine di riflessioni, un flusso di coscienza potente, un’inconscia e ininterrotta insurrezione contro un’esistenza feroce che vede al centro di una galassia familiare, sospesa tra salvezza e perdizione, due fratelli. Non soltanto la ragazza-narratrice di questo romanzo è una “cosa” lasciata a metà, ma lo è anche il suo linguaggio, in cui la punteggiatura rompe ogni regola e convenzione letteraria e costringe a un tuffo dentro la pericolosa sintassi dell’emozione. Un testo di rara e preziosa profondità, definito un “disturbante capolavoro”, che l’interprete restituisce in scena in maniera toccante, dando voce e corpo all’anima della protagonista e all’essenza della sua condizione emotiva.
Una ferita aperta, un canto che chiede di lasciarsi trasportare al largo da onde sempre più alte che attirano i corpi verso abissi bui, e ci fa immergere in un oceano di dolore e rabbia per il mondo degli adulti, lasciando a riva la paura delle emozioni crude. Un viaggio nei pensieri, nei sentimenti e nella sensibilità caotica di una ragazza vulnerabile e “quasi” perduta. Sempre presente e innegabile è infatti dall’inizio alla fine, anche nei momenti più bui e dolorosi del testo, lo slancio vitale che rende questa confessione un ‘estrema e potente possibilità di salvezza.
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TEATRO DI ROMA
Teatro Torlonia
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