In occasione del primo anniversario della scomparsa di Gillo Dorfles, si parte con il corto Gillo Dorfles. In un bicchier d’acqua di Francesco Clerici prodotto da MDFF Production, MIR Cinematografica e dallo stesso regista.
A seguire, il film Hitler contro Picasso e gli altri (94’, 2018), che si è aggiudicato il premio come Miglior documentario sull’arte nella selezione speciale Eventi d’Arte dei Nastri d’Argento 2019. Diretto da Claudio Poli su soggetto di Didi Gnocchi e sceneggiatura di Sabina Fedeli e Arianna Marelli, con musiche di Remo Anzovino, è prodotto da 3D Produzioni e Nexo Digital con la partecipazione di Sky Arte HD.
Hitler contro Picasso e gli altri è un documentario-evento che racconta ciò che accadde 80 anni fa, quando il regime nazista bandì la cosiddetta “arte degenerata” e organizzò a Monaco un’esposizione per condannarla e deriderla, a cui faceva da contraltare una mostra volta ad esaltare la “pura arte ariana”. Da quel momento esplose una razzia di opere d’arte nei musei dei territori occupati dal regime e nelle case private dei collezionisti, spesso ebrei: il progetto del Führer era di creare, nella sua Linz, un nuovo Louvre che celebrasse l’arte classica, l’unica degna di essere esposta.
Si calcola che le opere sequestrate nei musei tedeschi siano state oltre 16.000 e che in tutta Europa superarono i 5 milioni. Attraverso interviste, testimonianze e preziosi materiali d’archivio, il film dimostra come l’arte fosse una vera ossessione per Hitler che usò ogni mezzo per impossessarsi dell’immagine magnifica e imponente dell’arte classica, unica in grado di rappresentare la forza e gli ideali nazisti.
Il film ci guida tra Parigi, New York, l’Olanda e la Germania, dove sono state organizzate quattro esposizioni per restituire dignità a tutti gli artisti che il regime nazista mise all’indice, e allo stesso tempo – raccogliendo la testimonianza degli eredi di quei collezionisti ebrei che il Führer, fiancheggiato dal suo “secondo” Hermann Göring, depredò – ci spiega anche perché il centro del mondo artistico si spostò, nel primo dopoguerra, dall’Europa agli Stati Uniti.