Johannes Brahms Serenata n. 1 in Re maggiore op. 11
Dmitrij Šostakovič Sinfonia n. 6 in Si minore op. 54
Orchestra Sinfonica di Milano Giuseppe Verdi
Direttore John Axelrod
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Per il suo graditissimo ritorno a Milano, il direttore americano John Axelrod, che dell’Orchestra Verdi è Direttore principale ospite, dirige un programma fatto di contrasti. Da una parte la Serenata n.1 di Johannes Brahms, composta durante gli anni sereni del suo soggiorno a Detmold (1857-60) e in un certo senso conclusiva della sua stagione creativa giovanile; dall’altra la Sesta sinfonia di Dmitrij Šostakovič , composta nel 1939, in una Russia ferita dalla guerra contro Hitler e dal regime stalinista, un tragico contesto a cui Šostakovič dà forma con un linguaggio volutamente sconnesso e squilibrato, quasi a voler rispecchiare un mondo ormai senza testa, proprio come è stata definita questa sinfonia.
Il doppio appuntamento sul palco dell’Auditorium con questi due capolavori è per venerdì 5 aprile (ore 20.00) e domenica 7 aprile (ore 16.00).
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Conferenza introduttiva
Venerdì 5 aprile ore 18.00 – Ingresso libero
Auditorium di Milano Fondazione Cariplo – Largo Mahler – foyer primo piano
Biglietti serie Verdi: euro 36.00/16.00; Info e prenotazioni: Auditorium di Milano Fondazione Cariplo, largo Mahler; orari apertura: mar/dom, ore 10.00/ 19.00. Tel. 02.83389401/2/3, www.laverdi.org www.vivaticket.it.
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Programma
Johannes Brahms Serenata n. 1 in Re maggiore op. 11
Nel 1857 Johannes Brahms è impegnato come maestro di coro del principe Leopoldo III a Detmold. In quella cittadina circondata da grandi foreste la musica sembra essere l’occupazione principale della corte dove regna uno spirito mecenatesco d’altri tempi: il sovrano, musicista dilettante e appassionato, finanzia un’orchestra di oltre quaranta elementi e un piccolo coro alla guida del quale è stato chiamato il giovane Brahms che trova il tempo anche per dedicarsi a un intenso studio dei classici, soprattutto Sinfonie e Divertimenti di Haydn e Mozart nonché a lunghe passeggiate solitarie nei boschi vicini. Brahms sembra aver finalmente ritrovato la tranquillità dopo gli anni inquieti trascorsi accanto a Clara nei momenti terribili della malattia e della morte di Schumann, tanto che in una lettera a Clara Schumann del 10 ottobre 1857 egli scrive: «Le passioni non sono connaturali all’uomo. Sono sempre eccezione o anomalia. La persona in cui esse eccedono rispetto alla giusta misura dev’essere considerata malata e deve ricevere cure mediche per preservare vita e salute. Il vero uomo ideale è tranquillo nella gioia e tranquillo nel dolore e nella sofferenza. Le passioni devono passare presto oppure bisogna reprimerle».
Le due Serenate per orchestra furono i primi lavori sinfonici di Brahms a essere pubblicati. Normalmente costituita dai sei agli otto movimenti, la Serenata è stato un genere musicale molto diffuso nel XVIII secolo, con un carattere della musica generalmente luminoso e spensierato, meno incline all’elaborazione tematico-motivica, come avveniva invece nel genere sinfonico. Così il regolato e graduale atteggiamento compositivo di Brahms preferisce accostarsi al genere sinfonico attraverso un lavoro di chiara derivazione cameristica. La prima serenata, infatti, era stata concepita come opera da camera per quartetto d’archi, flauto, due clarinetti, corno e fagotto, e in questa forma era stata inviata dall’autore agli amici Grimme e Joachim, che l’avevano fatta eseguire durante un concerto privato ad Amburgo il 28 marzo 1859. Fu probabilmente l’ascolto di questa esecuzione a convincere Brahms che sarebbe stata preferibile una versione orchestrale del lavoro. La Serenata fu tenuta a battesimo nella sua stesura definitiva ad Hannover il 3 marzo 1860 sotto la direzione di Joseph Joachim. Questo primo lavoro sinfonico rappresenta meglio di ogni altro l’atmosfera serena degli anni di Detmold e in un certo senso conclude la stagione creativa giovanile aprendo nuovi orizzonti al suo comporre.
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Dmitrij Šostakovič Sinfonia n. 6 in Si minore op. 54
Per Šostakovič la musica è anzitutto strumento di comunicazione diretta e l’espressione ne è, se non l’unica, certo la più importante ragion d’essere. Tra i diversi ambiti nei quali la sua arte si cimentò, quello sinfonico – comprendente ben quindici titoli composti nell’arco di cinquant’anni (1923-1971) – fu considerato dall’autore il mezzo privilegiato al quale affidare i propri sentimenti di uomo e di artista. La Sesta è una delle meno conosciute tra le sue sinfonie. Il progetto originario era quello di dare seguito al carattere eroico della Quinta accolta con immenso favore nel 1937 e destinata a divenire in breve la sua più celebre pagina orchestrale. Grazie al successo della Quinta, tra l’altro, Šostakovič era approdato alla prestigiosa cattedra di composizione al Conservatorio di Leningrado, ma quando iniziò ad occuparsi della sesta. l’atmosfera era radicalmente cambiata. L’intenzione di Šostakovič
tra l’estate e l’autunno del 1939 era quella di lavorare a una Sinfonia corale ispirata al poema Lenin di Majakovskij, ma l’inizio del conflitto mondiale, l’invasione della Polonia orientale da parte delle truppe sovietiche, le purghe che Stalin effettuava in Unione Sovietica contro gli oppositori interni, creava attorno al compositore un mondo d’inquietudini disperanti, alle quali egli cercò di dare un’immagine musicale altrettanto drammatica e disarmonica. Probabilmente è per questo che la Sesta Sinfonia nella sua insolita struttura tripartita in Largo – Allegro – Presto, è stata definita una Sinfonia “senza testa”, specchio di un mondo anch’esso acefalo. La Sesta Sinfonia è sicuramente un’opera sui generis rispetto allo stile di Sostakovic, fatto di ampie dimensioni e con evidenti finalità celebrative in linea con gli intenti del regime sovietico ed esasperante realismo timbrico orchestrale; ma qui, in questa Sinfonia che nasce e muore in meno di 30 minuti, Sostakovic lascia i modelli classici e romantici della Quinta del 1937 e del suo primo Quartetto del 1938, per costruire senza schemi un discorso poetico fatto di suggestioni immediate, in cui si giustappongono il tragico e il grottesco in pannelli tra loro slegati e volutamente squilibrati, senza un inizio e senza una conclusione con sorta di banda jazzistica che conclude l’intera Sinfonia.
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Biografie
John Axelrod direttore
Con il repertorio estremamente vasto, i programmi innovativi e il carismatico stile direttoriale, John Axelrod continua ad imporsi sempre più come uno dei direttori più interessanti del panorama odierno. Nel 2014 John Axelrod è stato nominato Direttore Principale e Direttore Artistico della Real Orquesta Sinfónica de Sevilla (ROSS). Il suo contratto è stato successivamente esteso fino alla stagione 2019/20 e nel luglio 2017 è stato anche nominato Direttore Generale. Altre posizioni ricoperte nel tempo sono quelle di Direttore Principale Ospite dell’Orchestra Sinfonica di Milano “G.Verdi” (2001-2017), Direttore Musicale dell’Orchestre National des Pays de la Loire (ONPL 2009-2013), Direttore Principale della Luzerner Sinfonie Orchester e Direttore Musicale del Teatro di Lucerna (2004-2009), nonché Direttore Musicale di “Hollywood in Vienna” con la ORF Radio Orchestra di Vienna (2009-2011). Sin dal 2001, John Axelrod ha diretto oltre 160 orchestre internazionali, 30 titoli d’opera e 50 prime assolute. Fra le orchestre con cui collabora regolarmente figurano das Symphonieorchester des Bayerischen Rundfunks, la Rundfunk-Sinfonieorchester di Berlino, la NDR Symphony di Amburgo, la hr-Sinfonieorchester di Francoforte, l’Orchestra Sinfonica Nazionale della RAI Torino, il Teatro La Fenice di Venezia, l’Orchestra del Maggio Musicale Fiorentino, l’Orchestre de Paris, la OSI di Lugano e la Mariinsky Orchestra. In Giappone, John Axelrod dirige regolarmente la NHKSO e la Kyoto Symphony mente negli USA ha diretto spesso la Chicago Symphony, la Los Angeles Philharmonic e la Philadelphia Orchestra. Oltre ai diversi programmi di repertorio classico e contemporaneo con la ROSS di Siviglia e La Verdi di Milano, nelle prossime stagioni John Axelrod debutta con la Filarmonica della Scala, la Prague Radio Symphony, la Netherlands Philharmonic, i Würth Philharmoniker e ritorna sul podio dell’Orchestra Sinfonica della RAI di Torino, della NHKSO di Tokyo, della OSI di Lugano, dell’Orchestra del Maggio Musicale Fiorentino, del Beethoven Festival di Varsavia e al Pacific Music Festival di Sapporo. La sua attività operistica comprende nuove produzioni del Candide di Bernstein al Théâtre du Châtelet, al Teatro alla Scala e al Maggio Musicale Fiorentino, Evgenij Oneginal Teatro San Carlo di Napoli, la nuova produzione di Aufstieg und Fall der Stadt Mahagonny di Weill all’Opera di Roma, Mirandolina di Martinu per il Teatro La Fenice di Venezia e la prima assoluta de Lo specchio magico di Fabio Vacchi per il Maggio Musicale Fiorentino. Per il Festival di Lucerna, tra il 2004 e il 2009, ha diretto le nuove produzioni di Rigoletto, Rake’s Progress, Don Giovanni, L’opera da tre soldi, Idomeneo e Falstaff. I prossimi impegni in ambito lirico lo vedranno dirigere La Traviata all’Opera di Firenze. Appassionato sostenitore delle nuove generazioni di musicisti, John Axelrod collabora con diverse orchestre giovanili professionali, è stato Direttore Principale del Pacific Music Festival di Sapporo, è andato in tournée con la Santander Orchestra in Polonia, con la Schleswig Holstein Festival Orchestra al Festival di Salisburgo, con l’Orchestra Giovanile Italiana in Italia, con l’Accademia della Scala a Muscat, con la Nord Deutsche Junge Philharmonie in Germania e la Wiener Jeunesse Orchester in Austria. John Axelrod incide regolarmente sia il repertorio di tradizione che quello contemporaneo per etichette quali Sony Classical, Warner Classics, Ondine, Universal, Naïve e Nimbus. L’ultimo progetto discografico Brahms Beloved per la Telarc vede l’integrale delle Sinfonie di Brahms con l’Orchestra Sinfonica di Milano Giuseppe Verdi, abbinate ai Lieder di Clara Schumann in cui Axelrod accompagna Dame Felicity Lott, Wolfgang Holzmair, Indra Thomas e Nicole Cabell. Laureato alla Harvard University nel 1988 e formatosi con Leonard Bernstein nel 1982, ha studiato al Conservatorio di San Pietroburgo con Ilya Musin nel 1996.