Certi spettacoli nascondono una “predica” (qui valevole nel doppio significato sacro e profano) dietro un testo esilarante e sagace, dietro un allestimento eccellente, portando sul palcoscenico un’ora e mezza circa di puro divertimento. Spesso, in questi casi, il sottinteso morale affiora soltanto dopo aver applaudito, essere usciti dal teatro e rientrati in casa.
Un Matthias Martelli autore e regista insieme ad Alessia Donadio di Nel nome del dio Web gioca abilmente con la doppia accezione attribuibile al termine “predica”: una ramanzina che fa il verso alla forma liturgica, nell’adorazione di un dio blasfemo che parla ai suoi fedeli attraverso l’infrastruttura di Internet; una filippica laica che riafferma i valori di una vita “disconnessa”. Un Martelli doppiamente dissacrante, quindi, che si cala nei panni di un sacerdote del Web (cui icona inconfondibile è una pera stilizzata, calco di un’icona commerciale fin troppo nota) celebrando una messa “in streaming” dedicata ai falsi valori di Social Network, dispositivi mobili, banalizzazione dell’informazione…
Digito Ergo Sum: rivoltando la formula che definisce il principio di ciò che è umano e ciò che non lo è, lo spettacolo dichiara con ferma certezza l’involuzione della condizione umana prodotta dall’abuso dei mezzi di comunicazione contemporanei. Come già ebbe a dire Umberto Eco (“ora gli imbecilli hanno lo stesso diritto di parola di un Premio Nobel”), alla democratizzazione della facoltà di opinione si è ottenuta un dilagante flusso di informazione senza controllo.
In questo show da cabaret Martelli ci mostra, con totale e giustificata leggerezza, il sostituto del sacro amen (“Mi piace”), lasciando a dopo le riflessioni personali sulle implicazione spaventose che un dio Web produrrebbe sulla società: condizionale d’obbligo, perché la demistificazione di uno stile di vita plasmato dalla connessione perpetua e indelebile, d’altra parte, non deve rischiare di ottenebrare quel che di buono sul Web esiste.
Il Web nasce come strumento per la gestione delle informazioni a Ginevra, presso il CERN; l’invenzione (perché parlare di concezione rischierebbe di confondere la sfera storica con una pretesa sfera religiosa) di Tim Berners-Lee non era originariamente votata al consumismo smodato contro cui Martelli punta il dito: nella sua laica filippica il vero oggetto demonizzato non è tanto il Web – che è strumento, al pari di un tagliaunghie o un satellite – quanto una cultura altamente votata al consumo che anticipa il Web e che attraverso di esso si è semplicemente propagata.
Non sarebbe strano che la speranza di riscatto che Martelli si e ci augura, nell’auspicabile abbandono di quello stile di vita sempre e comunque connesso, venga prodotta, promossa e promulgata proprio attraverso il mezzo del Web…
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Nel nome del dio Web
di e con Matthias Martelli
testo e regia Matthias Martelli in collaborazione con Alessia Donadio
musiche originali Matteo Castellan
artist coach Francesca Garrone
consulenza artistica Domenico Lannutti
ideazioni luci e scene Loris Spanu
costumi Monica Di Pasqua
elementi scenografici Claudia Martore
creazioni grafiche e video spettacolo Imperfect.it
Matthias Martelli Management Serena Guidelli
produzione Fondazione TRG Onlus