La prestigiosa Civica Scuola di Teatro – fondata da Paolo Grassi e Giorgio Strehler nel 1951, collegata nei suoi primi anni con il Piccolo Teatro, ubicata dapprima nella storica dimora del Palazzo delle Stelline, oggi presente nella ex sede della Fattoria Vittadini – si fregia di aver diplomato allievi famosi, provenienti dai corsi curricolari, che ancor più recentemente contraddistingue la scuola di formazione. I corsi sono suddivisi in: corso per attori, regia, danzatori coreografi, drammaturgia, organizzatori dello spettacolo.
Unica nel suo genere, nel panorama delle scuole italiane ed europee, attualmente diretta da Giampiero Solari, vanta il titolo di studio di Diploma Accademico di primo livello e di Attestato di quarto livello UE Formazione Superiore, e si appresta a ricevere il meritato riconoscimento universitario che le si addice.
Illustri i suoi diplomati: da Antonio Albanese a Claudio Bisio. Franco Branciaroli, Tommaso Ragno, Beppe Battiston, Gabriele Salvatores e poi Maurizio Schmidt, Cristina Pezzoli, Magdalena Barile, Renato Gabrielli, per citarne alcuni. Sergio Antonino, Maria Carpaneto, Alessandra Corti, Cho Yong Min, Midori Watanaba, per citarne altri. Renato Palazzi, Mimma Gallina, sono solo alcuni dei nomi distinti nel mondo dell’arte e dello spettacolo.
Il corso triennale di teatro danza per danzatori, nato nel 1986 dalla visione pionieristica di Luciana Melis e dal progetto lungimirante di Marinella Guatterini, ancora oggi curatrice del percorso formativo, si ispira al mondo poetico di Pina Bausch nel quale la danza si fonde con la voce, la parola, il respiro, il silenzio, in un processo alchemico di coesione.
Nel corso degli anni i lavori didattici degli allievi sono divenuti veri e propri progetti coreografici, prodotti e co-prodotti dalla stessa scuola P. Grassi, inseriti nei circuiti dei cartelloni teatrali nazionali, diretti da artisti nazionali ed internazionali.
La coreografa italo-americana Julie Ann Anzilotti, in residenza artistica presso il Teatro Niccolini a San Casciano Val di Pesa (Firenze), collabora con la scuola fin dagli anni ’90 in qualità di docente e coreografa per la realizzazione di tali progetti.
Picchi di Tacchi è il titolo del tema sulla pace e la guerra affrontato dagli Allievi del primo corso in scena presso la sala teatro della scuola, interpretato da 16 giovani danzatori, ispirati, coesi, in sincronia con un modello unico di corpo danzante.
Partendo da un concetto di pace e guerra, sviluppato con le modalità di improvvisazione del movimento e la stesura drammaturgica coreografica di Anzilotti, si compone sugli stati d’animo e il malessere individuale e collettivo di una generazione, quella attuale del terzo millennio, spesso annichilita, assuefatta, impotente di fronte alla miseria e alla crudeltà di una umanità intrisa di odio, ma non per questo capace di fare germogliare il seme della rinascita, fatta anche di accoglienza e fratellanza.
Un’autentica voglia di tenerezza che, in punta di piedi, con “picchi di tacchi”, dal suono onomatopeico, sottolinea in contrappunto una urgente se pur flebile e delicata propensione all’ascolto del bisogno altrui.
Lodevole la compattezza d’insieme dei giovani danzatori nel creare la consapevolezza dell’attenzione scenica, sempre in crescendo, in un’atmosfera fatta di silenzi, urla liberatorie, pieni e vuoti, diagonali, spostamenti circolari nello spazio, quadri d’azione, proiezioni simboliche come bambole da carillon, sfumature proprie della poetica narrativa della coreografa e regista Julie Ann Anzilotti.
Il trait d’union di una fisarmonica a bocca, suonata da uno dei danzatori, tesse il suono immaginario di un dolore interiore che copre il rumore assordante di rappresaglie, conflitti, lotte, ostilità degli avvenimenti di cronaca.
Con delicatezza i corpi si intrecciano, si accarezzano, quasi a voler ricomporre l’alfabeto dei preliminari per un autentico incontro pacifico tra individui, che con incedere lento, al termine della rappresentazione, volgono le spalle al pubblico, chiamato a partecipare, non più solo da spettatore, ma a seguire virtualmente i danzatori, verso un cammino luminoso di un futuro migliore.