di Allegra de Mandato
diretto e interpretato da Emanuele Arrigazzi
disegno luci Fabrizio Visconti
produzione Casa degli Alfieri
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L’autoritratto obliquo di una vita in un flusso di coscienza che corre avanti e indietro nel tempo, tra nascite, morti, vittorie e fallimenti. Un attore che nonostante un riconosciuto talento non riesce a sfondare e si rifugia in un’incessante fatica sportiva, l’elaborazione di un lutto, il tentativo di capire cosa fare della propria vita. Cosa succede quando non si hanno più padri?
Realtà e finzione s’intersecano alla nostra storia contemporanea. Il bisogno di esistere in una società che si dimentica tutto quello che fagocita.
Lo sport si trasforma in un’allegoria in movimento, presenza incessante del dubbio del fallimento che insieme a un terrore del giudizio altrui tale da paralizzare.
Il protagonista racconta e inventa, una vita che non riesce a vivere del tutto per la paura di non raggiungere un agognato successo.
La mancanza di talento, la sindrome dell’impostore, la paura ossessiva di annoiare, davanti al dubbio lacerante che a corre tra il filo alternato di stanchezza ed euforia; una sintesi tra finzione e realtà, bisogni e ferite, in un’insaziabile voglia di vincere per potere Esistere.
Il linguaggio è richiamo di pensieri e immagini, tra il quotidiano e il lirico cercando di suscitare in chi ascolta l’idea di essere testimone di quello che succede dentro la testa del protagonista, il quale è in continuo movimento come il suo corpo.
Le parole inseguono il sudore, la stanchezza e la fatica, senza dimenticare che nella società della stanchezza chi si ferma è perduto.