“Exit 2019” sta ad indicare che ciò a cui assisteremo è il momento conclusivo di un percorso di lavoro biennale, fatto da ragazze e ragazzi, alla scuola di Cirko Vertigo (occorre la ‘k’ nella ‘c’ di circo, noblesse oblige) di Grugliasco. È una sorta di saggio finale dove è prassi che quasi tutte le scuole d’arte propongano uno spettacolo dei propri studenti e mostrino il livello raggiunto. Ovviamente è anche una cartina di tornasole per la stessa scuola, per ampliare la capacità attrattiva per i prossimi aspiranti allievi e per dare un omaggio allo stesso luogo che ospita la scuola. Per ripagare di eventuali disagi arrecati durante il percorso di studio o per informare coloro che non ne sono a conoscenza del grado di prestigio raggiunto non solo a livello nazionale. Normalmente, quando siamo invitati, tutti cerchiamo di evitare i saggi, a meno che non ci siano amici o parenti stretti, per cui ci sentiamo obbligati a presenziare ai momenti finali di scuole di danza, di teatro, di musica, eccetera. Ma se possiamo evitiamo. Sabato il circo era strapieno, mi viene da dire come sempre, ma lo tengo per me, e mi sono chiesto il perché. Non potevano essere tutti amici o parenti dei 14 artisti, meglio delle 12 artiste e dei 2 artisti, e con questo sottolineo la grande presenza femminile e di come troppo spesso la cultura maschilista incida anche nella scrittura. Qualche settimana fa avevo assistito a “Improptu 19”, che è un momento analogo a “Exit 19”, con la differenza che si esibiscono i ragazzi del 1° anno, ed avevo sottolineato la già grande bravura di ognuno degli artisti/e (è inevitabile!) che si erano esibiti. La differenza sostanziale con “Improptu” è che, mentre nel caso del 1° anno abbiamo assistito ad uno spettacolo vero e proprio, dove ognuno aveva un ruolo e componeva insieme agli altri un grande affresco corale, nel caso di “Exit” abbiamo assistito a 13 piccoli spettacoli, che toccavano aspetti personali, tematiche complesse, racconti che venivano proposti ad un pubblico che apprezzava, e non si sentiva per niente a disagio. Anzi. La differenza sostanziale, secondo me, con i saggi normali, e qui chiudo la filippica, è che nei saggi solitamente si propone pezzi già conosciuti, musicali o teatrali, per cui si valuta soprattutto la capacità imitativa o di nuova elaborazione confrontandola sempre con qualcuno/a. In questi casi non è possibile, perché ogni pezzo è nuovo, è la storia della ragazza o del ragazzo che sono sul palco. Ci raccontano le difficoltà incontrate, le speranze future, il loro pensiero su aspetti importante della nostra e della loro vita. Insomma ognuno porta una drammaturgia nuova, e se usano gli stessi attrezzi o la stessa tecnica, ognuna sarà diversa dagli altri. Inevitabilmente. È forse questa una delle motivazioni per cui è sempre tutto strapieno. Sanno già (il pubblico) che non vedranno un variazione su un pezzo di teatro, di musica, letteratura famoso, ma qualcosa di nuovo. Per forza. A fare da collant fra un pezzo e l’altro c’era Luisella Tamietto, factotum del Vertigo che, oltre a essere direttore artistico, si era anche presa il compito di ravvivare, a par suo, il pubblico già caldo autonomamente, leggendo e presentando ogni elemento ed ogni esibizione. La sua ironia era molto apprezzata, pur andando lei a braccio, e senza preparazione. Ciò che forse mancava erano dei veri clown, i bambini in numero elevato cercavano ogni piccola occasione per dare sfogo alla loro voglia di ridere. E non solo i bambini. Magari è previsto nei prossimi anni l’inserimento di questa figura nella scuola. Il clown, oltre alla mancanza di animali, rappresenta per me un valido motivo per andare al circo. Come sempre ottime le luci, i suoni ed i costumi. Ovviamente applausi e cori da stadio. C’erano gruppi che accompagnavano i loro beniamini, ma c’era anche tanta voglia di lasciarsi un po’ andare e fare baccano in modo sano. Suvvia è sabato sera.
———-
“Exit” è al contempo conclusione di un viaggio, personale e collettivo, e nuovo inizio; è il debutto in società, come testimonia il fatto che negli anni molti degli allievi diplomati all’Accademia di Cirko Vertigo abbiano poi proseguito la loro formazione in università di grande prestigio quali Esac di Bruxelles, Lido di Toulouse, CNAC di Châlons-en-Champagne, Académie Fratellini di Parigi, Academy of Circus and Performance Art di Tilburg, Codarts Circus Arts di Rotterdam, DOCH di Stoccolma. Altri allievi hanno creato una propria compagnia indipendente o superato audizioni presso La Scala di Milano, il Teatro Regio di Torino, l’Arena di Verona, il Teatro Regio di Parma. Altri ancora hanno partecipato come performer a grandi eventi, tra cui la Cerimonia di apertura del 99° e 100° Giro d’Italia, la Stratorino, la StraGenova, Expo 2016”.
Creazioni di: Nicola Bertazzoni, 24 anni, Italia, verticali; Lorena Di Bello 20 anni, Italia, corda; Alessandra Piccoli, 25 anni, Italia, contorsionismo; Selvaggia Mezzapesa, Italia, 28 anni, trapezio fisso; Fernanda Lobo Martins, 30 anni, Brasile, palo cinese; Sandra Milena Tuffanelli, 33 anni, Colombia, trapezio fisso; Paolo Starinieri, 24 anni, Italia, cinghie; Daira Trujillo Hernandez, Messico, 22 anni, palo cinese; Sabrina Cellucci, 21 anni, Italia, cinghie; Valeria Piampiano, 24 anni, Italia, roue cyr; Lisette Barsella, 20 anni, Santo Domingo, cerchio; Rita Iacuaniello, 21 anni, Italia, cinghie; Sara Pocovaz, 20 anni, Italia, corda mille; Victoria Pilar Checchi, Argentina, 27 anni, cerchio | accompagnamento alla ricerca artistica Caterina Mochi Sismondi e Luisella Tamietto | Assistenti alla creazione Alessandra Simone, Jonnathan Rodriguez Angel e Vladimir Jezic | direzione tecniche circensi Arian Miluka con Silvia Francioni, Guillermo Hunter e Rio Ballerani.