Fulcro, incubatore, anello di congiunzione tra formazione, ricerca e produzione. “Connettere” è l’orizzonte della pratica attiva di Anghiari Dance Hub, il Centro di Promozione della Danza nato a gennaio 2015 nel borgo in provincia di Arezzo per consentire a giovani coreografi under 35 di approfondire il proprio percorso creativo. «Mi piace definirlo uno spazio di libertà – afferma Gerarda Ventura – “libertà” nel senso più pieno e responsabile del termine. Una cosa fondamentale, che i ragazzi capiscono dopo un po’, è che le loro creazioni si devono confrontare con la capacità di comprensione e di percezione dell’altro. Altrimenti, sono sterili».
Parole, queste, che pesano, perché affondano le radici e il respiro nella storia di una vita intera su e giù dalle punte: Ventura è stata danzatrice per il Comunale di Bologna, l’Arena di Verona e, principalmente, la Compagnia Vittorio Biagi, fino all’89/’90; poi una seconda carriera nel management dello spettacolo, che l’ha portata a ricoprire il ruolo di direttrice artistica ad Anghiari. «Mi trovo molto bene, faccio la “signora maestra”. Non avendo figli, è un modo per restare in contatto con le giovani generazioni: sono artisti, creatori, è bellissimo conoscerli, frequentarli e sostenerli. Tutto il gruppo di Anghiari Dance Hub è assolutamente d’accordo su questo».
La sua funzione è soprattutto di indirizzo generale, ma può anche capitare di rompere il silenzio, smarcarsi dal riserbo, per un consiglio, quando richiesto a chiara voce. «Siccome vogliamo che sia un luogo in cui sentirsi liberi – interviene – a nessuno di noi va di imporre un giudizio. Con chi ha voglia di sentire la mia opinione su ciò che sta facendo o sulle sue prospettive, mi confronto con piacere, anche più volte. Se, invece, percepisco che non lo si ritiene necessario, me ne astengo».
Il giudizio principale, e ragione per cui il Centro è diventato realtà, riguarda non tanto i singoli artisti, quanto piuttosto il sistema. «Tutto parte dalla considerazione di alcuni operatori della danza e del teatro: a molti giovani, pur interessanti, manca sempre qualcosa. Ad esempio, non si riesce a leggere la capacità di legare i diversi elementi che compongono una coreografia. Sicuramente, è dovuto alla mancanza di strutture formative complete. Una lacuna che ci è sembrato importante colmare».
Così, con Anghiari Dance Hub si è costruito un percorso di accompagnamento alla creazione, dando la possibilità a giovani coreografi, scelti tramite bando annuale in numero tra i tre e i cinque (al momento in cui scriviamo, la selezione per l’edizione 2019, la quinta, non è ancora chiusa), di rapportarsi con esperti dei vari settori della scena. Guy Cools cura l’approfondimento sulla drammaturgia della danza, Matteo Fargion sulla relazione con la musica e Gianni Staropoli su quella con la luce, Michele Di Stefano sulla composizione coreografica. «La finalità del Centro – spiega Ventura – è dare ai coreografi gli strumenti per ampliare la visione di che cos’è e di come si debba creare uno spettacolo di danza contemporanea, ovviamente nel rispetto dello stile e del pensiero di ciascuno di loro».
Non si tratta di formare, quanto di trasmettere competenze e porre l’attenzione proprio sugli elementi di composizione in seminari di gruppo e incontri a tu per tu, sempre con l’obiettivo di supportare la realizzazione dei progetti coreografici individuali, sviluppati durante una residenza artistica di tre mesi (settembre-novembre) al Teatro di Anghiari e all’Ex Mattatoio. «Ogni coreografo può coinvolgere fino a due interpreti. Riteniamo importante che non lavori su stesso, ma si cimenti nell’insegnare il proprio stile, il proprio pensiero, la propria dinamica. Mi piace moltissimo il clima di comunità che si crea fra tutti. Spesso nemmeno si conoscevano prima, tranne in rari casi. Comunque, quasi immediatamente stabiliscono una vita sociale comune: partecipano alle prove dei colleghi, si danno consigli reciproci, diventano gli uni gli sguardi degli altri».
La commissione selezionatrice è composta da Angela Fumarola, Andrea Merendelli, Luca Ricci, Maurizia Settembri e dalla stessa Gerarda Ventura (più un altro membro a rotazione). Oltre al progetto coreografico a cui intende lavorare, ciascun coreografo deve presentare una lettera motivazionale e un video della sua ultima creazione. «In genere – spiega – abbiamo privilegiato l’originalità della proposta e, al tempo stesso, la capacità di svilupparla. È chiaro, ci possiamo sbagliare, lo do per scontato. Non è che andiamo alla ricerca del genio della coreografia del Ventunesimo secolo, vogliamo solo dare un’opportunità a chi ci sembra abbia la possibilità di coglierla. Poi, ovviamente, sta a loro acquisire o meno ulteriori qualità per andare avanti».
Gli argomenti trattati sul palcoscenico sono grandi temi come lo spazio, il tempo e, in un caso della quarta edizione, anche un fatto di cronaca. Non ci sono autori di riferimento ricorrenti: fonti di ispirazione sono romanzieri, saggisti, filosofi, antropologi, scienziati. Spesso, però, da risorse possono trasformarsi in ostacoli, se non si possiede la materia fino in fondo. «Per la verità, non mi è chiaro quanto sia approfondita la conoscenza di questi autori. Quando ti riferisci a menti eccelse, devi avere una maturità tale da poter tradurre e interpretare il loro pensiero con il linguaggio coreografico. Riconosco che è difficile trovare una trasposizione chiara e intelligibile».
Anghiari Dance Hub è quindi un osservatorio privilegiato nel mondo della danza per “sentire il polso” delle attitudini dei giovani. «Fino a qualche anno fa mi sembrava che ci fosse un maggiore accento sulla preparazione – riflette Gerarda Ventura – adesso è venuta un po’ meno. Se il coreografo si vuole cimentare con una danza danzata, è importante, invece, che gli interpreti abbiano una forte tecnica. Un’altra questione fondamentale, secondo me, è che in tanti non hanno l’occasione di fare esperienze di compagnia, che sono molto formative. E poi, insisto, spesso manca il concetto di drammaturgia, la capacità di fare dello spettacolo di danza un discorso compiuto».
Alla fine del processo di studio, dialogo e investigazione, arriva il momento della presentazione al pubblico delle prime bozze di lavoro (in programma il 29 e il 30 novembre). «Nei primi due anni la percezione generale era che il Centro fosse una scuola di danza e quindi il pubblico si aspettava dei saggi. Poi, aumentando il periodo di residenza, hanno cominciato a conoscere i ragazzi, in pizzeria, al bar o a fare la spesa, e via via hanno capito sempre meglio cosa facciamo. Inoltre, abbiamo pure inserito degli spettacoli di coreografi importanti nella stagione del Teatro di Anghiari. Comunque, molti spettatori, che non sanno nulla di danza contemporanea, vengono semplicemente per rendere omaggio ai ragazzi».
Alla risposta della sala si aggiunge poi quella degli operatori e degli artisti invitati da Anghiari Dance Hub a posare sguardo, attenzione e cura sugli studi presentati. «Molti di loro, tra direttori di festival, circuiti e residenze – ricorda – ci seguono fin dal 2015. Di frequente capita che qualcuno offra nuove residenze artistiche o inviti ai festival: è totalmente a sua discrezione. Altrettanto utile è lo scambio con coreografi professionisti come Adriana Borriello, Angela Torriani Evangelisti, Cristina Rizzo o Ariella Vidach, che entrano subito in sintonia con i ragazzi».
Negli anni, i giovani coreografi si sono dati da fare, non si sono seduti sugli allori. Un po’ con l’aiuto del Centro, un po’ con quello di chi è andato a vederli, sono riusciti a realizzare compiutamente il loro progetto, pur con esiti diversi (alcuni spettacoli hanno girato molto, altri meno). Tra loro, Francesco Colaleo, Monica Gentile, Salvatore Insana, Francesco Laterza, Salvo Lombardo, Tommaso Monza, Giovanna Rovedo.
«A dire il vero, la maggior parte dei partecipanti ha preso coscienza del bisogno di altri percorsi – conclude Gerarda Ventura – oppure che la creazione coreografica non è ciò che fa per loro. Non possiamo essere tutti artisti: è giusto cimentarci, però bisogna stare molto attenti, per salvaguardarci, a non insistere inutilmente in percorsi che non ci appartengono. In definitiva, Anghiari Dance Hub serve a questo: acquisire consapevolezza».