Dopo il successo delle repliche di novembre 2018 la Piccola Compagnia del Piero Gabrielli torna con lo spettacolo “La classe agitata”, dal 9 al 12 aprile 2019 al Teatro India con la regia di Roberto Gandini e le musiche di Roberto Gori.
Protagonisti: Jessica Bertagni, Maria Teresa Campus, Daniel Panzironi, Fabrizio Lisi, Edoardo Maria Lombardo, Gabriele Ortenzi, Fabio Piperno, Emmanuel Rotunno, Simone Salucci, Giulia Tetta, Danilo Turnaturi. Lo spettacolo è il risultato di una vera e propria ricerca teatrale che il Laboratorio Integrato Piero Gabrielli ha svolto quest’anno, seguendo un tema ben preciso, ovvero: “Ri_Creazione, riflessioni fantastiche sulla scuola”. Ci siamo domandati: ma se questa scuola di cui tutti si lamentano, genitori, studenti, insegnanti, di colpo scomparisse? Anzi, meglio, se fosse vietata anche perché costa troppo, cosa accadrebbe? È una situazione narrativa paradossale, alla “Saramago”, che più che fornire alternative possibili, mette in luce una serie di domande necessarie che servono a ricordarci il privilegio di cui il mondo occidentale usufruisce, specie se lo si paragona a popolazioni di altri continenti, in cui anche solo arrivare davanti ad una scuola diventa un’avventura, un privilegio. Nella nostra classe agitata abbiamo ipotizzato che un Dittatore Democratico vietasse la scuola. Ne è venuta fuori una “operina buffa” ispirata al romanzo di Ray Bradbury Fahrenheit 451”.
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Abbiamo intervistato, Roberto Gandini regista e autore de “La classe agitata”.
Di cosa parla questa Classe agitata?
Lo spettacolo parla della scuola: delle tensioni che l’attraversano, delle idiosincrasie che ci evoca, dei personaggi che la popolano. La scuola è stata ed è fondamentale nella vita di ognuno di noi, sia che uno ne abbia un buon ricordo, sia che l’abbia odiata o sopportata. Ci passiamo un tempo enorme e in un periodo della nostra vita così sensibile, così importante.
Ma perché fare uno spettacolo sulla scuola?
Per due ragioni, la prima è che ci pare che la scuola in questo momento sia il luogo dove meglio vengono fuori le contraddizioni del nostro tempo, dove le vulnerabilità individuali trovano ragioni e occasioni di manifestarsi. Mi riferisco per esempio agli episodi di incomprensione fra genitori e docenti che sfociano, in qualche caso, in episodi di violenza, o alle azioni, a volte anche teppistiche, di alcuni studenti che poi amplificate dai media diventano occasione di dibattito pubblico o sui social di feroce sberleffo. L’altra ragione è che la scuola è lo scenario dove noi del Laboratorio Gabrielli operiamo, “andiamo in scena”. E quindi ci pareva doveroso occuparcene, anzi mi viene da domandarmi perché non l’abbiamo fatto prima. Perché non ci siamo posti prima certi interrogativi.
Per esempio che tipo di domande?
Ma per esempio ci siamo domandati: ma se questa scuola di cui tutti si lamentano, genitori, studenti, insegnanti, di colpo scomparisse? Anzi, meglio, se fosse vietata anche perché costa troppo, cosa accadrebbe? E’ una situazione narrativa paradossale, alla “Saramago”, che più che fornire alternative possibili, mette in luce una serie di domande necessarie che servono a ricordarci il privilegio di cui il mondo occidentale usufruisce, specie se lo si paragona a popolazioni di altri continenti, in cui anche solo arrivare davanti ad una scuola diventa un’avventura, un privilegio. Nella nostra classe agitata abbiamo ipotizzato che un Dittatore Democratico vietasse la scuola. Ne è venuta fuori una “operina buffa” ispirata al romanzo di Ray Bradbury Fahrenheit 451.
Quindi lo spettacolo è musicale?
Si, ma non solo. Lo spettacolo, come tutti quelli del Gabrielli, ha la musica dal vivo di Roberto Gori e quindi la drammaturgia si intreccia con la partitura musicale pur rimanendo uno spettacolo principalmente di prosa. La classe agitata è composta da sei quadri, l’operina è uno di questi. In un altro si parla di “Amore a scuola” che, come spesso succede ha delle vicissitudini travagliate, immaginiamoci per degli adolescenti. Poi c’è il quadro delle “Tre scuole” in cui si rappresenta in maniera grottesca la scuola di ieri, di oggi e del futuro. C’è anche la ripresa di un piccolo atto unico che si intitola “Consiglio di classe” dove un gruppo di insegnanti si scontra a proposito dell’ammissione agli esami di uno studente problematico, poi c’è un quadro che racconta di alcuni “Personaggi della scuola”: il bidello brontolone, il preside ossessionato dalle occupazioni, i rappresentanti d’istituto, ecc.
È tutto?
No, c’è anche “L’assente” che un brano dello spettacolo che racconta dell’inspiegabile sparizione di uno studente dalla propria classe. Questa storia è venuta fuori in maniera misteriosa da una improvvisazione e altrettanto misteriosamente ha preso forma. Lo stile è quello del teatro dell’assurdo, non a caso lo studente sparito si chiama Eugenio Ioneschi e i suoi compagni hanno nomi come: Campanile, Eslini, Estragoni, Adamoffi, ecc, italianizzazioni di nomi legati al teatro dell’assurdo. Questa storia è misteriosa anche per noi, e mettendola in scena abbiamo risposto alla necessità di rappresentare la mancanza, il vuoto che molti ragazzi provano quando gli scompare un compagno, senza una ragione plausibile, accettabile, che sia portato via da Boko Haram, o dai nazisti, o da non ben identificati integralisti.
Quindi un brano in qualche modo politico?
Be’ diciamo che già occuparsi di scuola è un atto politico, anche se questa azione viene fatta “alla maniera del Gabrielli”
E com’è questa “maniera del Gabrielli”?
È una modalità che prevede che gli attori siano per metà con disabilità e metà no. Una modalità che prevede che gli spettacoli siano programmati per il pubblico dei matinée per le scuole. Intendo dire che a scegliere di andare a teatro nei matinée per le scuole non sono i singoli ragazzi ma le insegnanti che decidono per i propri studenti. Quindi una specie di “teatro dell’obbligo” fatto da attori sui generis, ragione per cui dovrò tenere che gli spettatori potrebbero anche non amare il teatro, che potrebbero non conoscere i codici e le convenzioni teatrali, e sopratutto potrebbero essere spiazzati da chi recita sul palcoscenico e cioè dagli attori con disabilità.
Tutte queste premesse ci hanno portato a cercare un contatto palco/platea dai modi immediati, che tiene conto degli argomenti e dei simboli riconoscibili dai ragazzi/spettatori, ma che nello stesso tempo affronti i temi importanti, universali. In altre parole modalità semplici e divertenti, per argomenti complessi e necessari.
Dopo le recite del teatro India dove andrà “La classe agitata”?
Subito dopo andrà in magazzino. Perché ci dedicheremo alla ripresa de “Il Pedone rosso” al Teatro India e “L’albero di Rodari” al Teatro del Quarticciolo. Spero però che nel 2019 si riesca a riprendere “La classe agitata” e a portarla in giro per le scuole, come abbiamo fatto nel 2017 con lo spettacolo “Infuturarsi”, dove alla fine della recita ci mettevamo a chiacchierare con i ragazzi. Quel modo di ragionare insieme, di scambiarci energia ed emozioni, penso che sia il miglior “incasso” che una giovane compagnia di teatro possa realizzare, un “sold out” di senso e necessità.
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Al Teatro India (Sala B) dal 9 al 12 aprile, età dai 12 anni, biglietto 5 euro, orari spettacolo ore 10.30, info su www.teatrodiroma.net,