Il teatro di parola di Giuseppe Manfridi da espressione vocale si tramuta in musica, attraverso una grandiosa figura femminile dell’età romantica tedesca di cui ricorre il bicentenario della nascita. Colta, passionale e irrequieta, pianista e concertista eccellente, impetuosamente innamorata del marito cui sacrificò la propria affermazione artistica.
La giovane Clara, figlia di Friedrick Wieck, sposa Robert Schumann contro la volontà del padre che lo riteneva instabile di mente, legandosi a lui con un amore travolgente e prolifico, uniti indissolubilmente dalla musica. Quando lui muore dopo due anni di ricovero in ospedale psichiatrico, Clara ne promuove la produzione musicale e penetra l’ambiente maschile del Conservatorio di Francoforte divenendo insegnante di pianoforte.
Accolto in questo intellettuale contesto borghese, il ventenne Johannes Brahms diviene intimo della famiglia e assiste al rapido declino della salute di Schumann che viene internato dopo un tentativo di suicidio, assistendolo amorevolmente insieme a Clara con la quale, dopo la morte del compositore, instaura un quarantennale legame misterioso e incompiuto.
L’ambientazione scelta da Manfridi è la prova prima di un concerto importante a Rostock, in un pomeriggio del 1856 zeppo di contrarietà. In teatro nessuna accoglienza perché il comitato cittadino è impegnato in una riunione, il pianoforte non è stato accordato, il sedile cigola, il baule dei vestiti si è smarrito, la sala è scarsamente illuminata e cosparsa di coriandoli, il programma è stravolto, solo un timido ragazzo apprendista falegname sostituisce il custode ma non riesce ad essere di aiuto.
Mentre il tempo si dilata e lo spazio diventa soffocante, Clara ripercorre gli anni d’amore appassionato con Robert, trepida d’ansia per i figli, smania per i contrattempi del pianoforte scordato e della sala inadeguata. Altera e consapevole del proprio valore, suona compulsivamente le sonate composte dal marito del cui genio musicale è stata musa ispiratrice, rivolgendosi a lui in un intimo colloquio di amorosi sensi. Entra in sintonia con la sua anima smarrita nei deliri attraverso la musica da lui composta, eseguendo incessantemente degli a solo pianistici, come un appuntamento quotidiano in cui la musica va all’unisono con i loro cuori. Ricordi dolcissimi e sonate si alternano, Clara non può rinunciare, i concerti servono a pagare la retta del manicomio, dove le impediscono di andare per non turbarlo. All’impacciato Ludwig che la guarda con ammirazione consegnandole dei fiori accompagnati da un biglietto beneaugurante da parte di Brahms, regalerà preziosi suggerimenti musicali per conquistare la giovinetta amata.
Guenda Goria dimostra talento di attrice e di pianista con una prova che la consacra protagonista versatile della scena. Regista, ballerina, coreografa, studiosa di filosofia estetica recita il suo curriculum, ha vinto il Premio Cuomo 2018 per la migliore interpretazione femminile fornita in questo allestimento, nel quale esprime molteplici talenti, sapientemente diretta da Maurizio Scaparro. Al suo esordio Lorenzo Manfridi nel ruolo di Ludwig.
Scritta dall’autore proprio su sollecitazione dell’attrice, l’opera ha debuttato ad agosto scorso al Todi Festival.
Il testo è pubblicato da La Mongolfiera Editrice.