Lunedì 1 aprile, Teatro alla Scala
C.M. von Weber | Oberon, ouverture
A. Bruckner | Sinfonia n.7 in mi maggiore
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Direttore | Fabio Luisi
Filarmonica della Scala
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Cosa si prova a parlare di fronte a cento persone?
Aumento della salivazione, ansia, un minimo di disagio per qualcosa di sbagliato che si potrebbe dire o fare.
Ora concentrate l’attenzione sul fatto che dietro di voi, a giudizio, sono presenti altre cinquecento-mille persone.
Bene iniziate a capire il mondo del direttore d’orchestra.
La sensazione della adeguatezza costante di Fabio Luisi sul podio è incredibile. Il gesto sempre puntuale e d’aiuto per l’orchestra, solo quando possibile per lo spettacolo. Addirittura cambi repentini di gestualità al riconoscere di una difficoltà strumentale per agevolarne l’ingresso o la ripresa.
Del feeling, mai nascosto fra Luisi e la Filarmonica, ne hanno parlato in molti e non è solo per le reciproche dichiarazioni di “amore” ma proprio per l’atmosfera che si respira durante un loro concerto.
Gli applausi degli orchestrali a fine esibizione sono solo la punta dell’iceberg della profonda stima e dell’impegno sempre costante che gli orchestrali prodigano e la sensazione è quella di una piena consapevolezza delle capacità del direttore e quindi una assoluta disponibilità e malleabilità a fare ciò che viene chiesto.
Ogni brano proponibile, dagli Strauss delle precedenti edizioni al passaggio a Bruckner in questa, risulta quindi specchio preciso delle volontà di Luisi e tale fiducia esalta le capacità del gruppo e dei singoli.
Convitato di pietra della serata, nonostante non fosse ufficialmente invitato a cenar teco, era Wagner.
Oratore sulla tomba di Weber, la cui ultima opera fu proprio l’Oberon, e grande propugnatore del valore della sua produzione operistica, fu fraterno suggeritore e quindi anche influenzatore del lavoro di Bruckner sulla settima sinfonia che proprio per questo presenta in organico le tube wagneriane (ben quattro!).
Un filo rosso di collegamento a cui sicuramente Luisi ha pensato nel momento della sostituzione della sinfonia di Bruckner scelta per la serata, data l’educata scelta di non rubare l’ottava sinfonia al ritorno di Mehta a inizio maggio.
L’Ouverture dall’Oberon appare alla sinfonia che l’ha seguita come Davide e Golia.
E come nella tradizione biblica non ne esce sconfitta, anzi.
Il tempo vivace della sua parte principale nella sua caleidoscopica girandola di riferimenti ai temi dell’opera la rende una piacevole e continua invenzione, ritmicamente incalzante.
Per la sinfonia, eseguita in successione all’apertura, senza intervallo, Luisi opta per tempi più dilatati di quelli teoricamente di tradizione. Ciò gli permette una cura maggiore delle grandi sezioni architettoniche a sottolineare le transizioni armoniche delle numerose ripetizioni che governano il lavoro di Bruckner.
Di particolare effetto l’alleggerimento degli ultimi due movimenti, cifra stilistica del compositore che ottimamente ha accompagnato l’ascoltatore alla fine del concerto.
Applausi convinti e ripetute rentreè per il direttore.
A metà aprile un altro gradito ritorno, quello di Myung-Whun Chung con Sergey Khachatrian al violino tra Bruch e la prima sinfonia di Mahler.