Con il termine “riduzione teatrale” si intende un testo, una avvenimento, una situazione intorno a cui prende forma il racconto, la messinscena o anche solo il semplice atto di un interprete.
Definire l’ultima creazione di Gabriele Lavia, ispirata alla poesia di Jacques Prévert, come una “riduzione” rischierebbe di farne passare soltanto il riferimento testuale, mentre è evidente come la drammaturgia abbia plasmato alla radice le emozioni e i sentimenti che ne stavano alla base.
D’altra parte, non sembra scorretto definire l’arte stessa come una raffazzonata riduzione dell’immensità di un’emozione, la poesia come zoppicante tentativo di dare voce al sentimento, il teatro – che “riduce” la realtà nello spazio circoscritto di un palcoscenico – come la mera riproduzione di gesti saturi di significato.
Il bacio: a partire dall’imitazione poetica del bacio di Prévert de I ragazzi che si amano Lavia costruisce un recital che è imitazione dell’imitazione, raffrontando tutta l’arte alla realtà inconoscibile: la letteratura di Sartre, la musica di Elvis e dei Beatles, la pittura di Magritte, nonché le concezioni di due fondamenti della filosofia occidentale tanto distanti come Platone e Heidegger.
Ma Lavia si impegna a scavare nei significati reconditi delle poesie e dei romanzi, delle canzoni e dei dipinti, alla ricerca della musa ispiratrice che ne ha baciato gli autori e i compositori.
L’omaggio a Prévert non è dunque una semplice imitazione; I ragazzi che si amano è invece una sentita “riduzione teatrale” dell’emozione e del sentimento, dell’amore.
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I ragazzi che si amano
uno spettacolo di Gabriele Lavia
da Jacques Prévert
musiche Giordano Corapi
produzione Fondazione Teatro della Toscana