Due donne e un uomo in scena raccontano brandelli di vita, componendo scarne scenografie con cubi neri variamente assemblati, a suggerire il lettino dello psicanalista, gli sgabelli di un salotto o le suppellettili di un ambiente domestico.
Così, ininterrottamente, trasportando e sovrapponendo, parlano di sé, di ansie e di inquietudini, in un arco temporale dal 1990 ai nostri giorni, mentre sul fondale vengono proiettate videografie (di Marco Schiavoni su disegni di Mauro Marino).
Sono Agata, Celeste e Salvatore, che diventa anche il portiere Italo e lo psicoterapeuta marito di Celeste con repentini cambiamenti di intonazione e postura che l’istrionico Mauro Marino delinea con rapido trasformismo.
Agata vive una radicale crisi matrimoniale che la obbliga per vent’anni sul lettino dell’analista di cui Celeste è l’infelice consorte.
Agata e Salvatore sono amici ma non conoscono Celeste, tuttavia sono tutti destinati a incontrarsi, anzi si sono già conosciuti nell’universo onirico. Infatti, sia Salvatore che Agata hanno sognato qualcosa di celeste a cui non sanno ancora dare un significato e Celeste ha sognato una pietra di agata. Quando si incontrano nel mondo reale, interpreteranno i loro sogni come un’agnizione che preannuncia amicizia e solidarietà per uscire dalle strette maglie di una banale quotidianità e tornare a sentirsi vivi risuonando insieme, attratti dalle “risonanze magnetiche” delle loro energie vitali creative e fantasiose. I sentimenti si espandono e si raggrumano, come in scena si allontanano e si assemblano i cubi, secondo il caso oppure secondo un disegno preordinato.
Alessandra Panelli scrive e dirige questo testo tracciando il disegno dell’amicizia nella commedia della vita, non come un legame banale e scontato ma come un’assonanza di amorosi sensi che attrae persone accomunate dallo stesso sentire. I dolori e le delusioni sono percorsi obbligati nella parabola esistenziale che non scalfiscono le forze magnetiche che li tengono insieme.
Nella proiezione finale sul fondale, metaforicamente, tre corpi celesti ruotano nel cosmo all’unisono.
Mauro Marino è instancabile e istrionico, Barbara Porta è la problematica e fragile Agata, Costanza Castracane dà a Celeste un’aura di distaccato disincanto.