Da venerdì 3 a domenica 5 maggio 2019 gli allievi della Scuola di Ballo dell’Accademia Teatro alla Scala, diretta da Maurizio Vanadia, tornano come ogni anno al Piccolo Teatro di Milano-Teatro d’Europa per il tradizionale spettacolo istituzionale, in cui affrontano pezzi del grande repertorio classico e contemporaneo.
L’ardua sfida del programma, già vinta brillantemente alla Scala lo scorso mese di marzo, si ripete al Teatro Strehler con Il Regno delle Ombre de La Bayadère di Marius Petipa e una creazione di uno dei maestri del nostro tempo, In the Middle, Somewhat Elevated di William Forsythe.
La serata si apre con Il Regno delle ombre da La Bayadère di Petipa, balletto del Maestro dei Teatri imperiali di San Pietroburgo, creato nel 1877 sulle musiche di Ludwig Minkus. Caposaldo del repertorio tardoromantico, in cui particolarmente vivo è il gusto per l’esotismo e il soprannaturale, il celebre atto bianco de La Bayadère richiede doti tecniche elevate alle trentadue giovani ballerine, sin dall’entrata in scena quando sfilano su un piano inclinato in una difficile serie di arabesques. A ricoprire il ruolo del principe Solor, che sogna di ritrovare nell’al di là l’amata Nikija, Daniele Bonelli, allievo del 7° corso. La sfortunata baiadera è invece affidata all’interpretazione di Linda Giubelli che frequenta l’8° corso. Le tre soliste delle variazioni sono Federica Azzone e Giordana Granata dell’8° e Matilde Colombo del 7°.
Segue In the Middle, Somewhat Elevated di William Forsythe, coreografo statunitense che ha fatto della destrutturazione del balletto classico la sua audace cifra stilistica. La Scuola di Ballo nel 2011 aveva già interpretato The Vertiginous Thrill of Exactitude. Oggi affronta una creazione ideata nel 1987 per l’Opéra di Parigi ed affidata per la prima volta a una scuola, che impegna tre danzatori e sei danzatrici in una coreografia sferzante con passi al limite dell’equilibrio fisico, sui colpi di frusta delle musiche di Thom Willems, storico collaboratore di Forsythe. A rimontarlo e a seguire gli allievi nella lunga preparazione Kathryn Bennetts, al fianco del coreografo dal 1989 al Ballet Frankfurt e già sua partner ai tempi in cui danzavano per lo Stuttgart Ballet: in scena sei allievi dell’8° corso, Federica Azzone, Carlotta Di Monte, Linda Giubelli, Giorgia Pasini, Samuele Barzaghi e Samuele Gamba, e tre allievi del 7°, Letizia Masini, Priscilla Volpe e Daniele Bonelli.
Basato su due temi di movimento, tema A e tema B, il balletto, come ha sostenuto Kathryn Bennetts incontrata da Francesca Pedroni: «È un pezzo difficile, ma i ragazzi devono pensare a un gruppo di danzatori che si trovano in una stanza e si divertono insieme, ballando. […] Dico sempre ai ragazzi che devono pensare di avere quattro gambe, non due. Anche le braccia sono tutt’altro che decorative, c’è un lavoro sul peso, sullo slancio. Abbiamo parlato tanto delle forme che creiamo nello spazio, delle direzioni che il movimento prende attraverso la scena. È un approccio mentale e fisico diverso dal solo apprendimento dei passi. […] In the Middle ha cambiato il modo di vedere il balletto».
La serata si chiude con tutti gli allievi della Scuola sul palcoscenico per la Présentation ideata da Frédéric Olivieri, direttore del Corpo di Ballo della Scala, sugli Etudes di Carl Czerny. Saranno 188 i ragazzi che potranno dimostrare i vari livelli di preparazione raggiunti, a seconda dell’anno di corso frequentato.
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Milano, Teatro Strehler – 3, 4, 5 maggio 2019
Venerdì | 3 | maggio | ore 20.30 |
Sabato | 4 | maggio | ore 15 e 19.30 |
Domenica | 5 | maggio | ore 16 |
Biglietti | Platea: Intero € 33,00 – Ridotto card Gio/Anz € 21,00 | ||
Balconata: Intero € 26,00 – Ridotto card Gio/Anz € 18,00 |
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www.piccoloteatro.org
TEATRO STREHLER
3, 4, 5 MAGGIO 2019
SCUOLA DI BALLO DELL’ACCADEMIA TEATRO ALLA SCALA
diretta da MAURIZIO VANADIA
IL REGNO DELLE OMBRE da LA BAYADÈRE
Coreografia di MARIUS PETIPA
Ripresa da TATIANA NIKONOVA e LEONID NIKONOV
Musica di LUDWIG MINKUS
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IN THE MIDDLE, SOMEWHAT ELEVATED
Coreografia di WILLIAM FORSYTHE
Ripresa da KATHRYN BENNETTS
Musica di THOM WILLEMS
In collaborazione con LESLEY STUCK
Assistenti alla coreografia PAOLA VISMARA e JEAN-PHILIPPE HALNAUT
Musica gentilmente concessa da Boosey & Hawkes Music Publishers Limited
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PRÉSENTATION
Ideata da FRÉDÉRIC OLIVIERI
Musica di CARL CZERNY
Etudes (1848)
Orchestrazione Knudage Riisager
(Edizioni Boosey & Hawkes, rappresentante per l’Italia Edizioni Ricordi)
Assistenti alla coreografia
LORETA ALEXANDRESCU, JEAN-PHILIPPE HALNAUT, LEONID NIKONOV, TATIANA NIKONOVA,
GIULIA ROSSITTO, ELISA SCALA, PAOLA VISMARA
Con il contributo di Con il supporto di Partner Scuola di Ballo
Main sponsor e fornitore ufficiale della Scuola di Ballo
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Il balletto?
Una lingua in brillante movimento
di Francesca Pedroni
La Scuola di Ballo dell’Accademia Teatro alla Scala segue ormai da più di un decennio una linea artistica che dà l’opportunità ai propri allievi di incontrare la scrittura di grandi coreografi del passato e del presente. Un corpus di titoli magnetico da Marius Petipa a George Balanchine, William Forsythe, José Limón, Mats Ek, Maurice Béjart, Roland Petit, Jiří Kylián, Angelin Preljocaj, che per i giovani interpreti, guidati dai loro docenti e da maîtres internazionali, comporta un faccia a faccia non solo con più tecniche e stili di ieri e di oggi, ma con le trasformazioni che la lingua balletto affronta con il passare dei secoli. Lo spettacolo di quest’anno è elettrizzante riguardo all’ultimo punto perché non solo mette in scena come consuetudine tutti i corsi della Scuola nella classica Présentation ideata da Frédéric Olivieri, direttore del Corpo di Ballo della Scala, sugli Etudes di Carl Czerny, ma perché contrappone in apertura due titoli straordinari per comprendere e assaporare le potenzialità metamorfiche della lingua balletto: Il Regno delle Ombre, superlativo Atto bianco dal classico La Bayadère di Marius Petipa, e, per la prima volta in scena con una Scuola di Ballo, In the Middle, Somewhat Elevated di William Forsythe, sferzante quanto inossidabile “cult”, nato nel 1987 all’Opera di Parigi per stelle come Sylvie Guillem, Laurent Hilaire, Isabelle Guérin, Manuel Legris su invito di Rudolf Nureyev.
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“Il Regno delle Ombre” e la potenza ipnotica dell’unisono.
Il Regno delle Ombre venne ripreso alla Scuola di Ballo dell’Accademia Teatro alla Scala sette anni fa: sfida notevole perché quest’Atto bianco, incastonato come un gioiello di purezza accademica tra gli altri atti de La Bayadère e spesso rappresentato autonomamente dal resto del balletto, è considerato un cardine dello stile tardoromantico di Marius Petipa, il maestro dei maestri, il coreografo di capolavori come La Figlia del Faraone, Don Chisciotte, La Bella Addormentata, Lago dei cigni di cui si è festeggiato in tutto il mondo nel 2018 il bicentenario della nascita.
Il debutto de La Bayadère risale al 1877, ai Teatri Imperiali di San Pietroburgo su musica di Ludwig Minkus: un balletto da leggenda elaborato sulla scorta del poema indiano Sakuntala. Soddisfaceva il gusto per l’esotico del tempo con la sua tragica storia d’amore tra la bella baiadera Nikija e il guerriero Solor, sublimata stilisticamente nell’atto bianco in tutù de Il Regno delle Ombre. Alla Scala La Bayadère è stata allestita per intero la prima volta nella stagione 1991-1992. Era un titolo notissimo in Russia, ma meno in Occidente. Il suo Regno delle Ombre però, così adamantino e esemplare del grande repertorio russo, aveva spinto molti anni prima i transfughi Rudolf Nureyev e Natalia Makarova a montarlo secondo il loro tocco rispettivamente per il Royal Ballet di Londra e per l’ABT.
Ad allestirlo alla Scuola di Ballo dell’Accademia, quest’anno come nel 2012, sono i due insegnanti della Scuola Tatiana Nikonova e Leonid Nikonov, entrambi provenienti dal Balletto del Bol’šoj. Sulla scorta della loro feconda esperienza nel teatro moscovita, lo hanno ricostruito per gli allievi. Il Regno delle Ombre un sogno, la fuga di Solor dalla realtà per ritrovare nell’aldilà l’incantevole e triste Nikija che si è lasciata morire di fronte al fidanzamento dell’amato con Gamzatti, la figlia del Rajah. Solor ritroverà Nikija tra le ombre: scendono da un piano inclinato che rappresenta l’Himalaya, una dietro l’altra, nel numero di trentadue, con quella serie divina di arabesques declinati in un’ipnotica serpentina.
La bellezza estatica delle ombre è l’unisono che, per le giovani allieve della Scuola di Ballo, comporta la comprensione di cosa sia un ensemble nell’unità delle linee, nella qualità dei port de bras, nella tenuta dell’en-dehors. Un’armonia collettiva che va ad accogliere al suo interno gioielli classici come il passo a due con il velo tra Nikija e Solor, le loro variazioni e quelle delle tre ombre. Un miracolo della lingua balletto in cui l’identità del singolo deve farsi identità del gruppo, un pezzo che dall’Ottocento a oggi cresce con le nuove generazioni.
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“In the Middle, Somewhat Elevated” e il gioco multidirezionale della lingua balletto
«I feel like a native ballet speaker» (mi sento un nativo madrelingua del balletto) dichiarava qualche tempo fa William Forsythe1. Coreografo tra i più geniali del nostro tempo, 70 anni il prossimo dicembre, William Forsythe è uno dei grandi sperimentatori della lingua balletto e del linguaggio della danza, scientifico studioso del movimento in rapporto allo spazio, alla forma, alla dinamica, alle articolazioni nelle sue possibilità di rotazione e influenza sul resto del corpo, al gioco tra danzare stando in asse o off-balance, alla visione di uno spazio einsteniano in cui ogni punto può essere centro a se stesso. Le folgoranti creazioni firmate con il Frankfurt Ballett dagli anni Ottanta fino al 2004, le sperimentazioni in bilico tra performance e arte visiva del periodo con la Forsythe Company, i recenti pezzi per l’Opera di Parigi, l’English National Ballet, o l’ultima, folgorante produzione realizzata per il Sadler’s Wells di Londra intitolata A Quiet Evening of Dance e appena presentata anche in Italia, al Grande di Brescia e al Valli di Reggio Emilia, continuano a spronare pubblico e danzatori dentro un approccio coreografico al movimento in evoluzione.
Alla Scuola di Ballo dell’Accademia Teatro alla Scala Forsythe aveva già dato anni fa un pezzo del 1996, The Vertiginous Thrill of Exactitude, indimenticabile per il graffio di una lingua balletto che giocava con se stessa in rigidi tutù giallo acido. In The Middle, Somewhat Elevated, analogamente a Il Regno delle Ombre, un pezzo di pura danza che fa parte di un lavoro molto più ampio: l’affresco postmoderno Impressing the Czar nato per il Frankfurt Ballett nel 1989. In realtà però In the Middle (il titolo strizza l’occhio alle due ciliegie dorate appese in alto nel mezzo della scena che Forsythe trovò durante le prove tra gli oggetti a Palais Garnier) debutta due anni prima all’Opera di Parigi. Le altre parti di Impressing the Czar nascono successivamente, ma come Il Regno delle Ombre, In the Middle, Somewhat Elevated vive anche in autonomia.
A rimontarlo per nove allievi scaligeri, tre maschi e sei femmine tra il 7° e l’8° corso, assistita dai docenti interni della Scuola Paola Vismara e Jean-Philippe Halnaut, è Kathryn Bennetts, una lunghissima collaborazione con Forsythe dai tempi del Frankfurt Ballett. I due si conobbero però molto prima, quando entrambi danzavano allo Stuttgart Ballett. «Ero appena stata presa allo Stuttgart da Marcia Haydée» racconta Bennetts. «Mi chiese: “quando puoi iniziare a lavorare?” Io dissi: subito! “Bene, allora quello è il tuo partner”. Era Forsythe. Ai quei tempi già coreografava. Il suo Orpheus, mai più ripreso, era una meraviglia».
Anni dopo, Bennetts, ormai una maître riconosciuta internazionalmente, è invitata da Forsythe a lavorare al Frankfurt Ballett. Era il 1989. Da allora Bennetts ha montato in giro per il mondo tantissimi pezzi di Forsythe. In the Middle, Somewhat Elevated lo ha ripreso con La Scala, il Balletto del Marinskij, il Royal Ballet di Londra, in America, in Finlandia, con il Balletto delle Fiandre, che ha diretto lei stessa per alcuni anni rifacendo anche Impressing the Czar. L’allestimento con la Scuola scaligera è il 44esimo.
«Per In the Middle servono danzatori che abbiano musicalità, coraggio, capacità di osare. Danzatori nei quali sento la necessità di ballare questo pezzo. Quando Frédéric Olivieri mi ha proposto l’anno scorso di montare In the Middle per i ragazzi, ho pensato: sarebbe bellissimo. Sono una fan di questa scuola. Ne ho parlato con Forsythe e abbiamo deciso di sì. È una sfida perché è un pezzo maturo, ma è eccitante, avrei adorato ballarlo quando avevo la loro età, si deve viaggiare letteralmente nello spazio. Ci sono due temi di movimento, il tema A e quello B, tutto il balletto ruota intorno a essi. È un pezzo difficile, ma i ragazzi devono pensare a un gruppo di danzatori che si trovano in una stanza e si divertono insieme, ballando. La musica di Thom Willems, così energica, battente, anni Ottanta, quando la ascolti la prima volta, ti sembra tutta uguale, invece poi la scopri piena di ritmi, melodie, fraseggi, variazioni. Quando è stata creata Bill (William ndr.) e Thom avevano sempre voglia di sentirla altissima! Erano giovani. In In the Middle ci sono tanti passi classici, ma con una dinamica contemporanea. Dico sempre ai ragazzi che devono pensare di avere quattro gambe, non due. Anche le braccia sono tutt’altro che decorative, c’è un lavoro sul peso, sullo slancio. Abbiamo parlato tanto delle forme che creiamo nello spazio, delle direzioni che il movimento prende attraverso la scena. È un approccio mentale e fisico diverso dal solo apprendimento dei passi. Hanno anche piccole parti improvvisate. Nel complesso la struttura non segue l’idea di una priorità centrale nello spazio. Ci può essere un duetto nell’angolo, quasi fuori dalla scena, mentre in un altro punto magari c’è un assolo, un quartetto. Anche il pubblico deve scegliere cosa guardare. In the Middle ha cambiato il modo di vedere il balletto. Forsythe ha influenzato intere generazioni di coreografi. E ancora oggi non smette di stupirci».
William Forsythe in Sarah Crompton, William Forsythe: “ballet demands strenght that few would be willing to muster, The Guardian, 11 aprile 2018.
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FONDAZIONE ACCADEMIA TEATRO ALLA SCALA
L’Accademia Teatro alla Scala, oggi presieduta da Alexander Pereira e diretta da Luisa Vinci, è considerata fra le istituzioni più autorevoli per la formazione di tutte le figure professionali che operano nello spettacolo dal vivo: artistiche, tecniche e manageriali.
La proposta didattica si articola in quattro dipartimenti (Musica, Danza, Palcoscenico-Laboratori, Management) per una trentina di corsi frequentati ogni anno da oltre 1.600 allievi. Il percorso formativo affianca alle lezioni teoriche e pratiche in aula un’intensa attività “sul campo”, secondo la filosofia del learning by doing grazie a concerti, spettacoli, esposizioni, produzioni operistiche, non solo sul territorio nazionale. La docenza è affidata ai migliori professionisti del Teatro alla Scala e ai più qualificati esperti del settore.
Ne sono soci fondatori, oltre al Teatro alla Scala, la Regione Lombardia, il Comune di Milano, la Camera di Commercio di Milano, l’Università Commerciale Luigi Bocconi, il Politecnico di Milano, la Fondazione Bracco, la Fondazione Milano per la Scala, Intesa Sanpaolo e Starbucks Reserve Roastery di Milano. A questi si aggiunge un rilevante gruppo di sostenitori, fra fondazioni, associazioni, aziende e privati.