Sold out. Un vero trionfo, quello del pubblico entusiasta, per il Gala Internazionale della Danza, in scena al Teatro Municipale di Piacenza, che ha visto protagonisti un ventaglio di stelle del balletto provenienti dai più prestigiosi corpi di ballo ed enti accademici accreditati del panorama mondiale della danza.
A partire dai beniamini nostrani provenienti dal Teatro alla Scala di Milano e dal Teatro dell’Opera di Roma, come Sabrina Brazzo, Eris Nezha, partner in scena e nella vita di Petra Conti, si sono intervallati con altri illustri colleghi, in pregiati pas de deux e solo, con delicatezza e virtuosismi in crescendo, mettendo in luce le doti interpretative e tecniche di tutti gli artisti, quali, José Perez, Yonen Takano, Natalia De Frobersville, Davit Galstyan, Alena Shkatula, Jevgeni Grib e Nutsa Chekurashvili.
Cinque coppie versatili che hanno rivestito i ruoli del balletto classico di repertorio, passando attraverso le coreografie degli autori della danza contemporanea più attuali, come Frank Van Tongeren, Gianluca Schiavoni, Thomas Edur e Ben Von Cawemberg.
Il leitmotiv della passione ha colorato e tinto le note dei passi a due di Brazzo e Perez con un Tango di Piazzolla, la Carmen di Bizet e le coreografie firmate dallo stesso José Perez, in tournée nelle ultime stagioni proprio con una sua prima produzione di cui è anche regista oltre che interprete.
Gli assoli sono stati interpretati in apertura del secondo tempo e in chiusura dai carismatici Sabrina Brazzo e Davit Galstyan, rispettivamente, l’una in Steel, una vera e propria lezione di “stile” à la barre, con cui il ballerino quotidianamente forgia il proprio corpo in un dialogo continuo di ripetizione del gesto per il raggiungimento della perfezione, un amore e odio necessario suggerito anche nelle parole di Béjart dalle Lettere a un giovane danzatore… “La sbarra, per me, non è legata a una tecnica, a uno stile, a un certo modello di danza, è uno yoga che costruisce il mio corpo e la mia mente e mi apre alla possibilità di provare a capire una forma del tutto diversa di danza, perché la danza è UNA”…Maurice Béjart
Mentre Galstyan, istrionico borghese scanzonato, in Le bourgeois, in una ballata francese sulla musica di Jacques Brel, ha dato prova di un’intensa capacità attorale e forza tecnica nel padroneggiare lo spazio scenico, la stessa grinta proposta nel Pas de deux nel terzo atto del Don Quixote, accanto a Natalia De Frobersille, in bella mostra con à plomb di tecnica adamantina.
Black or white. Non potevano mancare il cigno nero e bianco, il simbolismo degli opposti del bene e del male nei ruoli di Odile e Odette con le coreografie di Petipa. Protagoniste una dolce sinuosa Petra Conti insieme al suo compagno e partner artistico Eris Nezha, dando prova del languido incontro amoroso tra il Principe Siegfrid e la Principessa, in contrappunto ai movimenti incisivi, nervosi, taglienti, nella metamorfosi perpetua di una intrigante Nutsa Chekurashvili, e i suoi impeccabili fouettes, a fianco del brillante Yonen Takano, dai grandi salti aerei.
Un leggero tremolio ha scandito in apertura del programma l’esibizione del passo a due in Le Corsaire del secondo atto, dei bravissimi Alena Shkatula e Jevgeni Grib, con le arie orientali della musica di Minkus, complice forse l’inclinazione dei palcoscenici all’italiana di fine ‘800, che meritano di essere aggrediti con passo deciso nell’incedere, picchiettando con virtuosismi degni delle ovazioni decretate dal pubblico.