Sala pienissima e molte facce di teatranti torinesi. Forse il tema, forse perché attrice e registi sono conosciuti, forse perché questa sala ha una capienza limitata e la sensazione è quella o forse perché non si pagava. Eravamo tutti gomito a gomito e qualcuno occupava i posti a terra nella prima fila. Sottolineo questo aspetto perché è già sufficiente a creare un clima di attesa, voglia di assistere a qualcosa di nuovo e sopratutto è odore di Teatro. Nessuna altra forma artistica riesce, a mio avviso, a creare questo momento di sospensione e di emozione di un particolare attimo, che non si ripeterà mai più. Gli potrà assomigliare ma in modi diversi, sarà più o meno forte, ma con quelle persone, in quel contesto, con quel clima NO. Né la pittura, né il cinema, né la fotografia creano questa forza. Forse la musica dal vivo gli si avvicina, ma non è la stessa cosa. Insomma Virginia Ruth Cerqua, unica attrice in scena con un testo tutto suo, sentiva questo respiro carico del pubblico e lo ha utilizzato. Al meglio. La sfida era ambiziosa. Ricreare in scena un angolo della camera da letto di una adolescente che ha deciso di non avere più contatti con il mondo reale. Un fenomeno che in giapponese si chiama Hikikomori, ma che ha adepti in tutte le parti del mondo e, purtroppo, di tutte le età. La protagonista Nina decide di non avere più contatti reali con il mondo e con le persone, ma solo virtuali. Attraverso Internet ed i Social. Sappiamo che questa storia trae spunto da un fatto reale, ma con Nina vediamo decine, centinaia, migliaia di persone che per motivi più disparati (dal bullismo, dalla depressione, dal sentirsi rifiutati, dal sentirsi comunque fuori luogo) decidono di ritirarsi, di nascondersi, di non seguire le regole basi della convivenza. È difficile non giudicare, soprattutto se sei toccato in prima persona, se chi ti vive accanto sceglie di non scegliere. Ma è ciò che emerge da questo bello spettacolo, dalle soluzioni registiche semplici ma ardite, dalle scenografie “povere” ma in perenne evoluzione, dalla denuncia chiara di come, attraverso un mezzo importante come il computer o come Internet, dobbiamo rimodulare il nostro concetto di amicizia. Del nostro stare insieme, di come interpretiamo la comunicazione e di come siamo facilmente controllabili. Virginia alternava momenti di felicità pura a momenti di rimpianti, di tristezza, di voglia di riscatto utilizzando soprattutto il corpo, la voce, il movimento e niente ci permetteva una identificazione. Brechtianamente parlando, il suo personaggio è rimasto solo, isolato, giustamente confinato nello spazio che si era scelto. Ma c’era anche una lontana voglia di riscatto, un desiderio di riappropriazione di ciò che si era perso, e questo si sentiva. Una ricerca di soluzione che lasciava spazio alla speranza. Assolutamente da proporre ad un pubblico giovanile, con l’ausilio di docenti ed esperti per stimolare discussioni e possibilità di risoluzioni. Bella prova di attrice.
“Nina, una giovane donna che si chiude in una stanza per tenere lontane le relazioni umane e le emozioni che ne conseguono, preferendo esistere dietro a uno schermo e sul web. A Nina piace fare un gioco, cercare delle fotografie e immaginare le vite degli altri, investirle di significati, desideri, necessità, ricreando una quotidianità e una prossimità con i suoi amici”.
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On Off
Di e con Virginia Ruth Cerqua
Regia Alessandra Simone e Florian Lasne
Scenografia Marco Ferrero
Con il sostegno e la collaborazione di Tedacà Bellarte