Una stagione fantastica con oltre 270 giorni di musica: è quanto promette l’Accademia Nazionale di Santa Cecilia nella nuova Stagione 2019/2020 presentata dal Presidente Michele dall’Ongaro e dal direttore musicale Sir Antonio Pappano nei suggestivi spazi di Via Vittoria, nel cuore di Roma in occasione dell’Open Day nella sede storica dell’Accademia per conoscerne le molteplici attività i Corsi di perfezionamento le attività della struttura.
La stagione si apre il 10 ottobre con l’omaggio a Berlioz a 150 anni dalla sua scomparsa con la Grande messe des morts, monumentale e poco eseguito requiem del 1838 che coinvolge Pappano sul podio dell’Orchestra e il Coro dell’Accademia Nazionale di Santa Cecilia insieme al Coro del Teatro San Carlo di Napoli guidato da Gea Garatti Ansini e la star della lirica internazionale Javier Camarena al debutto ceciliano.
“Un’inaugurazione esplosiva” anticipa dall’Ongaro che sottolinea anche il tredicesimo anno di pareggio di bilancio rilanciando anche l’importanza delle collaborazioni anche con il Teatro dell’Opera di Roma e il RomaEuropa Festival, che apre anche il ciclo Fantastico Berlioz: tre gli appuntamenti omaggio al compositore francese anche con l’Ouverture del Benvenuto Cellini e la Sinfonia Fantastica diretti da Pappano e l’Ouverture dall’opera Beatrice et Benedict diretta dal Direttore Ospite Principale Mikko Franck impegnato anche con il Requiem di Verdi e Strauss e Ravel
“Mi trovo in uno stato di serenità perché ho avuto delle esperienze di grande soddisfazione e profondità – esordisce Pappano, che festeggia il quindicesimo anno a Santa Cecilia – anche grazie all’amore, alla passione e alla collaborazione di tutti.
“Sembra fosca la decisione decisione di inaugurare la stagione con un Requiem, ma all’interno ci sono passione, dubbio e speranza e sarà qualcosa di strepitoso – promette Pappano, che festeggia il quindicesimo anno a Santa Cecilia – in questo momento poi mi trovo in uno stato di serenità perché ho avuto delle esperienze di grande soddisfazione e profondità grazie alla passione e alla collaborazione di tutti”.
Ricca e variegata l’offerta musicale di Santa Cecilia che presenta 28 concerti sinfonici e 18 concerti da camera consolidando una formula di successo, con tanti attesti ritorni, interessanti debutti e svariati fil rouge che segnano l’intera stagione.
“È importante che l’Orchestra ritrovi le sue radici con Rossini e Donizetti” ricorda Pappano, impegnato in sette concerti in stagione, anticipando il concerto rossininiano all’insegna della Semiramide e di Otello, la Sinfonia da Ermione e la Messa di Gloria, con un cast internazionale che include anche Javier Camarena e Federica Lombardi e dedicato alla memoria di Bruno Cagli e il concerto della chiusura della Stagione con l’emozionante Trilogia Tudor di Donizetti con Diana Damrau che successivamente verrà anche registrata.
Gli artisti ospiti, direttori e solisti, si intersecano con le sezioni proposte: imperdibile il trittico sui balletti russi con opere scritte da Stravinskij per Djaghilev: Mikko Franck dirigerà la Sagra della Primavera, Daniele Gatti la Petruška e Valery Gergiev l’Uccello di fuoco.
Spazio anche alle celebrazioni di Beethoven in attesa dell’anniversario che ricorre nel 2020 in occasione dei 250 anni della nascita del compositore, ma con pezzi meno eseguiti e meno noti.
All’insegna dell’omaggio a Beethoven il debutto del direttore Lahav Shani che dirigerà Emanuel Ax nel Concerto n. 5 “Imperatore”, la presenza di Gianandrea Noseda per il Concerto per violino con Leonidas Kavakos impegnato anche con Enrico Pace nell’integrale delle dieci Sonate per violino e pianoforte, il recital pianistico tutto Beethoven di Evgeny Kissin.
Fra i debutti importanti, il violinista Emmanuel Tjeknavorian diretto da Juraj Valuha, Francesco Libetta con Mozart diretto da Tomáš Netopil, Antonello Manacorda al pianoforte con Schubert e Piemontesi, Michele Mariotti sul podio per Schubert e Haydn.
Se non mancano i ritorni eccellenti con Gustavo Dudamel per Schubert e Brahms a dicembre e Manfred Honeck con Haydn, l’Orchestra non dimentica le sue origini con Daniele Gatti, Myung-Whun Chung con Mahler a marzo.
Particolare attenzione alla musica contemporanea con il Concorso di composizione Luciano Berio, Triumph to exist del compositore finlandese Magnus Lindberg legato al progetto europeo Music Up Close Network, Flounce, della finlandese Lotta Wennäkoski, diretta Susanna Mälkki, direttore musicale della Helsinki Philharmonic Orchestra nel segno di Boulez, al suo esordio romano, il ritorno di Tan Dun con Buddha Passion, l’Ensemble Sentieri Selvaggi, diretto da Carlo Boccadoro, con un Tre Sogni di Fabio Massimo Capogrosso, commissionata dall’Accademia di Santa Cecilia e opere di Donatoni, D’Amico, Francesconi, Franceschini e Vacchi.
Tante conferme anche nel cartellone della musica da camera che segue alcune indicazioni di preferenza del pubblico: fiore all’occhiello sono ancora i grandi pianisti, Maurizio Pollini, Grigory Sokolov, Martha Argerich, Nikolai Lugansky, Beatrice Rana, Andrea Lucchesini che apre la stagione da camera il 28 ottobre con un tutto Schumann. Tornano a distanza di anni Ivo Pogorelich, Stefano Bollani in coppia con Joo (di Igudesman & Joo), i debutti di Igor Levit e del giovanissimo Alexander Malofeev, “intercettato” dalla IUC lo scorso anno. Prosegue il ciclo Haydn 2032 di Giovanni Antonini, tornano Federico Maria Sardelli che guida l’Accademia Barocca di Santa Cecilia, gli Archi di Santa Cecilia diretti da Luigi Piovano, Mario Brunello con un progetto su Bach.
Se sono quattro le le tournée previste dall’Orchestra, due sono affidate a Pappano, le altre guidate da Gustavo Dudamel in Italia e ad Atena da Daniele Gatti.
Due gli appuntamenti fuori abbonamento, con il Maestro Riccardo Chailly e le sorelle Labeque e Tom York dei Radiohead in un concerto fra minimalismo e rock in collaborazione con il Ref.
E se l’Accademia intende ribadire la propria identità e il legame con la città di Roma (3 milioni e 200mila euro il sostegno del Comune), la stagione 2019/2020 segna anche un importante avvicendamento alla guida del Coro: dopo 9 anni, il Maestro Ciro Visco lascia Roma e raggiunge il Teatro Massimo di Palermo.
“Non credo che a tutti sia data la stessa possibilità che ho avuto io – spiega commosso Visco – sono legato a questa istituzione da 12 anni e sono felice per tutto quello che sono riuscito a dare. Non è stato facile, ma ho capito che era arrivato il momento di un cambiamento”.
Se Visco raggiunge Palermo, proprio dal Massimo arriva il maestro Piero Monti, “onorato di arrivato nel tempio della musica” dopo tante prestigiose esperienze anche al Teatro La Fenice o a Bologna.
Già partita la Campagna Abbonamenti, info e programma in dettaglio su www.santacecilia.it.