“BUON VIAGGIO, RAGAZZI nessun limite, eccetto il cielo” di e con Patrizia Masi è la seconda tappa della Rassegna teatrale ROSSO LIBERA TUTTI dedicata ai sentimenti legati al colore ROSSO. Il nuovo spettacolo, che la Compagnia Bolero presenta a Roma – in Prima Nazionale – al Teatro Anfitrione dal 7 al 9 giugno, parla di partenze e di ritorni.
In scena, oltre agli attori-viaggiatori Maddalena Fierro, Vittorio Aparo, Antonia Petrangeli, Antonella Cappucci, Monica Ferzi, Monica Piastra e la piccola Mia Fenudi, le creazioni in real-time dell’art performer Erika Ledonne, la musiche flamenche del chitarrista Riccardo Ascani, il Cante y Baile di Reina Lopez, e la partecipazione attiva degli spettatori.
La stazione è il teatro degli arrivederci e degli addii. Un luogo d’attesa, a mollo in un tempo sospeso, dove smarrirsi è fatale. E in quel tempo è bello ripescare nel sacco delle proprie memorie, ascoltare le voci di chi ci passa vicino, francobolli di vite da costruire a piacere. Sostare è perdere la cognizione del tempo per ri-conoscersi.
Il fatto di stare in un luogo che non ci appartiene, in un luogo in cui non abbiamo niente, ci permette di immaginare tutto, di lasciare che le idee si facciano largo liberamente nella testa. la stazione è anche un “non-luogo”, dove si vive in uno stato di straordinario randagismo: non esistiamo per gli altri, se non come un corpo che si muove, siamo trasparenti. Nessuno sa da dove veniamo, nessuno ci chiede dove siamo diretti, chi siamo. E forse non lo sappiamo nemmeno noi. I non luoghi danno la nuova misura della nostra epoca, perché è là che avvengono gli incontri, i contatti, l’ibridazione, ciò che da sempre produce cultura, come le stazioni. Anche l’attesa è un viaggio di Ri-cognizione in cerca di geografie emotive, paesaggi interiori e paesi natii.
Partire è facile, ritornare è difficile. Così come in battaglia l’attacco è facile, la ritirata è difficile, è quella che decima, come il mare quando si ritira. C’è in questo una sorta di nudità dell’essere, a cui segue la nostalgia, che è un’infiammazione dolorosa dell’anima.
Per questo le partenze e i ritorni hanno per me una connotazione rossa: sono ferite aperte, passioni, speranze. Partire per ricominciare, ci vuole tanto coraggio.
La società contemporanea, che ha come fattori l’instabilità e il disorientamento, ha bisogno di ri-conoscersi, di nuove mappe e di nuovi orientamenti. C’è bisogno di riscrivere il mondo, di una nuova geo-grafia, di cercare nuovi legami. Si tratta dunque di ripartire da un punto zero, di ri-costruire nuove mappe e quale base migliore del teatro?
Chi abiterà la nostra stazione? Tutti, perché anche il pubblico se ne starà seduto in una sala d’attesa. E poi quelli soli, senza casa, senza una carezza, soli come cani, perché gli affetti sono scappati: Chisciotte, l’invincibile, Cavaliere dell’eterna giovinezza alla conquista del bello, del vero, del giusto; la barbona bosniaca Frivulè, randagia con molte radici; Marilù, la mignotta dar core de Roma; Kelly, rabdomante della felicità e fuoco del cammino; Don Andrea, che ha fatto l’università della strada; Reina, un fiume straripante di musica e Mia, la bambina che danza i suoi sogni; Favella, l’artista che immagina di raggiungere la fine della terra; Stella Martini, che fugge da un marito bastardo per ricominciare a esistere; Magda, espressione del pregiudizio e del disincanto; la poetessa Vita: l’amore che osa pronunciare il suo nome; Norma, la fotoreporter che annota le macerie e le resurrezioni dei teatri di guerre dimenticate; Evelin, che non sa cantare ma scrive al suo amato una canzone.
Storie di passioni e di tenerezza, fatte di sguardi profondi, di panorami interiori. Storie di “frontiera”, a indicare le infinite catapulte che la vita ci offre; una narrazione popolare, sovversiva, ricca di metafore che ci fanno vedere cose a portata di mano sotto un’altra luce. Una polifonia che ha per tema le radici, la memoria e i trabocchi di futuro, senza un finale, perché le voci sono simili a esploratori a cui poco importa il traguardo, ma il viaggio.
Patrizia Masi
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Teatro Anfitrione
Via San Saba 24 Roma
7 – 8 giugno ore 21 | 9 giugno ore 18
Per prenotazioni e biglietteria:
Teatro Anfitrione: 06.5750827 – 06.88976626
Bolero – 06/87247815 – 338/8626261 – 348/4046761 e-mail noidibolero@hotmail.com