scritto, diretto e interpretato da Michele Valerio Legrottaglie & Giorgia Palmucci
Voce Cantante Antonella Losavio
Tecnico Luci Virginia Russo
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In scena ancora oggi 26 maggio alle ore 18:00 presso il Teatrosophia di Roma il duo di attori/autori Legrottaglie e Palmucci.
Il balletto delle marionette: un po’ come essere esseri umani in una clownerie. Perché i due interpreti non ci si sentono ancora, racchiusi dentro l’involucro bestiale del dover essere uomini, persone, donne. Perché la donna e l’uomo, che sembrano essere la stessa persona, la medesima identità piena di contraddizioni, son donna. L’identità del femminino rivela appieno la prostrazione dialogica del dover seguire schemi di comunicazione, riflessi disturbati di partecipazione, convenevoli del vissuto che come spire proliferano dal di dentro dell’essere. I corpi si attorcigliano, disperandosi dell’eventualità dell’evolversi. Chiusi dentro la loro carnale bestialità, si dibattono, nel tentativo di scoraggiarsi a vicenda, perché se l’Io comunica un desiderio, l’Es lo respinge. E così via. La battaglia del doverci essere e non volere fino in fondo, seguita. Seguita lo sporcarsi le mani, il corpo, il puzzare rantolante, nella consapevolezza del dover marcire prima o poi. E cosa resterà marcendo da incompresi? Se nemmeno con le persone più care, con i propri simili, si può instaurare un dialogo capace di andare oltre la superficie del già detto? Ne sarà valsa la pena consegnare alla cenere i propri corpi? Corpi-felini, deturpati e deformati, gatti randagi dell’incomunicabilità, struscianti coscienze a caccia di un raziocinante filo interlocutorio, nel caos del tentativo di dare ordine attraverso la scrittura, il linguaggio dei segni, gli oggetti da riordinare al pari della propria coscienza lacerata, i pesci da divorare perché l’involucro non avverte anima pia. Il non sentire eppure avvertire un profondo disagio che sia attraverso una chiamata al telefono o una breve comunicazione di passaggio per strada, dove basta davvero poco per fraintendersi, che sia la luce o il buio, che sia l’arte o la mediocrità, che sia l’esistere o il non esistere, che siano gli uomini, le donne, l’attrice, l’attore, gli interpreti. Percepire che qualcosa non torna.
E a conclusione di tutto, gli attori e autori sembrano domandarsi: ma qual è il senso reale dell’esistere? Esistere la faccia della Terra, dove specchiarsi e vedere se stessi riflessi specularmente negli occhi del proprio doppio. E quel doppio rimbomba lacerante attraverso le voci di Giorgia Palmucci e Michele Valerio Legrottaglie – scintillanti come tizzoni ardenti e vivamente drammatiche le loro interpretazioni – dentro le maglie di un viscerale psicodramma, al quale viene resa grazia da una voce di donna di passaggio che alla stregua di una figura delle pulizie, dona loro la sopravvivenza in-desiderata, affinché il sudore e lo sporco possano, una volta tanto, ripulirsi dal marcio.