A Firenze, quando sentiamo una sirena risuonare con forza per le strade, il primo pensiero che serpeggia per la mente è rivolto “al passaggio della Misericordia”, a dimostrazione di quanto questa istituzione plurisecolare, con la sua perpetua ed incessante opera di carità, sia radicata nella città e nel cuore dei Fiorentini.
L’Arciconfraternita festeggia infatti nel 2019 il suo Settecentosettantacinquesimo anno di attività; tanto è passato da quando nel 1244 le parole del frate domenicano Pietro da Verona permearono gli animi dei fiorentini dell’epoca dando vita alle prime iniziative di solidarietà, tra le quali la fondazione della Confraternita di Santa Maria della Misericordia, protagonista fin da subito nella vita della comunità. Votato alla beneficenza, alla carità, alla cura dei bisognosi e dei sofferenti, il Sodalizio ha dato senso e forma al significato etimologico della parola “misericordia” nel corso dei secoli.
La sua missione di carità e solidarietà non si è mai interrotta, sapendosi attualizzare rispetto al contesto storico e sociale in cui è stata chiamata ad operare, fondendo tradizione e modernità. La globalizzazione ha influito molto sullo sviluppo del volontariato negli ultimi anni, costringendo le organizzazioni a guardare oltre i loro confini ed innescando un’inevitabile crescita in complessità dei ruoli e dei servizi. È una complessità che riguarda l’oggetto dell’impegno del volontariato, non più solo i settori socio-assistenziale e sanitario, ma anche quelli che determinano la qualità della vita dei cittadini e delle comunità (ambiente, protezione civile, educazione permanente, cultura, sport, solidarietà internazionale), poiché le sfide a cui è chiamato il volontariato oggi sono molte; sono compiti ardui, ma che non ne riducono il significato.
Il Provveditore dell’Arciconfraternita della Misericordia di Firenze, Giovangualberto Basetti Sani, ci ha illustrato l’enorme ventaglio di offerte e dei servizi dell’organizzazione che lui stesso presiede: “Le iniziative sono quelle storiche unite a quelle per le necessità che via via si manifestano; ci siamo sempre fatti trovare pronti a fronte di ogni nuovo bisogno: operiamo nel settore dell’aiuto alimentare, che ad esempio è una di quelle attività in costante crescita purtroppo, dove non sono solo gli stranieri ad aver difficoltà, ma anche molte famiglie italiane (al momento sono circa 800 le famiglie che ricevono pacchi alimentari); in questo periodo inoltre l’accoglienza invernale e l’emergenza freddo ci coinvolgono molto (a noi come alle altre associazioni), proviamo quindi ad essere presenti sul territorio portando tè e coperte ai bisognosi, cercando di non essere invadenti e vincere la diffidenza di queste persone i cui spaccati di vita sono molteplici e spesso per pudore o vergogna non vogliono essere avvicinati; collaboriamo con la Protezione Civile, con l’azienda Ospedaliera Meyer per il delicato servizio di trasporto neonatale, gestiamo centri per anziani autosufficienti (Il Bobolino) e due strutture (Villa Valentina e Villa Alessandro) preposte all’accoglienza di adulti o adolescenti portatori di disabilità fisiche, psichiche o sensoriali sulla base di progetti assistenziali e riabilitativi. Senza dimenticare le mutature, i nostri servizi di carità per eccellenza e che maggiormente ci avvicinano ai più sofferenti. I confratelli lavano, medicano ed assistono, fisicamente e psicologicamente, gli infermi ed i loro familiari.”
“Le difficoltà nell’organizzazione e nella gestione di queste attività ci sono e sono tante” continua il Provveditore “ma la Misericordia deve andare avanti, sempre e comunque; è la confraternita dei fiorentini e di Firenze, quindi tutti dovremmo sentire la responsabilità verso chi ci ha assistito e chi continua ad assisterci. Andiamo quindi avanti con ottimismo, ricordandoci che non siamo soli”. Ci sono infatti, per fortuna, molte associazioni presenti sul territorio: Fratellanza Militare, Humanitas, Croce Rossa.
“La missione è uguale per tutti, per noi come per le altre associazioni; rivalità e dualismi del passato sono superati, cooperiamo e collaboriamo rispettando l’identità e l’autonomia di ogni organizzazione. Non è la divisa che portiamo ma il fine ultimo che vogliamo raggiungere tutti assieme, quello è importante. La Misericordia è guidata da uno spirito diverso però, perché pur essendo un’istituzione laica, l’ispirazione è cattolico-cristiana, quindi (sottolineando entrambe le aggettivazioni) perseguiamo i nostri obiettivi secondo i principi e le linee guida della Chiesa e del Vangelo. Nello svolgimento di ogni servizio mettiamo o cerchiamo di mettere, quel quid che ci nasce dal cuore, dall’ispirazione evangelica, che è anche ciò che gratifica ogni volontario: l’aver fatto la carità al prossimo”.
La dedizione all’altro nasce da un bisogno di umanità, dall’attenzione, da una ricchezza del cuore che distingue l’agire tecnicamente corretto dalla vera e propria missione di carità.
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Il Nuovo Museo della Misericordia
Quello dell’Arciconfraternita è un vissuto che merita di essere divulgato: la conoscenza della sua reale storia ci permette di capire ed amare maggiormente Firenze nella sua grandezza, attraverso l’amore verso gli altri espresso dalla dedizione nei servizi della Misericordia.
A tal proposito, con una guida d’eccezione, il Capo di Guardia Enrico Santini responsabile del Museo e del Patrimonio Artistico, abbiamo visitato il nuovo Museo della Misericordia, inaugurato nel 2016 nella Sede Centrale in piazza Duomo.
La sede è già di per sé un palazzo storico. Quello che era definito palazzo degli Uffiziali dei Pupilli, fu infatti donato da Francesco I de’ Medici alla Misericordia nel 1576, che così facendo aggiunse alla Cupola del Brunelleschi, al Campanile di Giotto ed alle porte del Battistero del Ghiberti (poi rinominate da Michelangelo porte del Paradiso) la storia e la tradizione di carità della confraternita fiorentina.
Il progetto, curato con la preziosa collaborazione della Soprintendenza, nelle persone di Maria Matilde Simari e Jennifer Celani e delle archiviste Barbara Maria Affolter e Laura Rossi, testimonia ciò che il sodalizio ha rappresentato per Firenze ed il mondo intero dal 1244 ad oggi. Un’istituzione che si pose concretamente al servizio degli altri ed avrebbe dato testimonianza di una sconfinata carità. Il suo ruolo più volte si è saldamente intrecciato con quello della città che ne fu la culla. Più volte i Medici, i Lorena, ma anche l’Italia ormai unita si rivolsero alla Misericordia per risolvere problemi di natura collettiva, mettendo in evidenza come l’Arciconfraternita sia sempre stata al passo con i tempi, sapendosi attualizzare al contesto storico, sociale e tecnologico.
Il nuovo museo si snoda in 14 sale suddivise fra tematiche legate alla storia di Firenze ed alla storia dell’antica Confraternita (le “Confraternite”, le “Origini della Misericordia”, i “Servizi svolti nell’adempiere le opere”) e la Pinacoteca, dedicata alla raccolta di opere d’arte ordinate secondo un percorso cronologico. Tale patrimonio è dovuto a generose donazioni di privati e di membri della stessa Confraternita e testimoniano il forte legame della cittadinanza alla Misericordia. Una ricca esposizione che racchiude oggetti restaurati e riportati al loro originale splendore come manoscritti, quadri, stemmi, arredi, oggetti d’uso, manufatti sacri dell’artigianato fiorentino, una copia dello Statuto del 1500.
Tra le opere principali troviamo terracotte della bottega dei Della Robbia (maioliche invetriate che hanno fatto la storia della tradizione fiorentina), Benedetto da Maiano, Giovanbattista Naldini, allievo di Giorgio Vasari, nonché uno dei più caratteristici rappresentanti del manierismo michelangiolesco ed artisti quali ad esempio Valentin de Boulogne, considerato il più grande dei caravaggeschi: l’opera “Ritorno del figliuol prodigo” è stata prestata anche al Louvre ed al Metropolitan Museum of Art di New York ed in tale occasione Jean-Pierre Cuzin definì i quadri dell’artista francese come contenitori di vera umanità, nei quali si esprime una rara combinazione di delicatezza e ferocia.
Fra i più recenti Elisabeth Chaplin, un’artista dallo stile vicino alle ricerche nabis, in particolare di Maurice Denis, che con il passare degli anni si concentrò sul decorativo, con superfici ingigantite e riempite di figure, colori smaltati e soggetti tratti dalla vita quotidiana e familiare, e Pietro Annigoni, un realista abilissimo nel ritrarre tanto l’aspetto esteriore quanto quello interiore delle persone (sua anche “La Carità” rappresentazione di un confratello che trasporta un infermo con la tradizionale “zana”, sulla facciata del palazzo della Misericordia, proprio di fronte al campanile di Giotto).
Troviamo anche “Le Sette Opere di Misericordia” di Santi di Tito, pittore ed architetto fra i più influenti nel panorama fiorentino della seconda metà del Cinquecento, caratterizzato da un’intensa e devota religiosità. Questa sua pala rappresenta il vero spirito di ispirazione cristiana con il quale i volontari agiscono: il volto dei bisognosi delle sette scene è sempre lo stesso, quello di Cristo, poiché segue il dogma evangelico: “Ogni volta che avete fatto queste cose a uno solo di questi miei fratelli, l’avete fatto a me”. L’amore per il prossimo si rivela in tutta la sua “straripante potenza”.
Il Museo della Misericordia è aperto tutti i giorni dalle 9.00 alle 17.00 (chiuso il primo Martedì del mese).
Il costo del biglietto singolo è di 4 euro, ed è possibile acquistarlo direttamente sul sito del Museo all’indirizzo: https://museo.misericordia.firenze.it.