Credo ci sia voluto molto coraggio per sviluppare “Love, Death & Robots”.
Secondo me il problema risiede nel fatto che spesso il pubblico adulto non è attratto dall’animazione. Anzi la scarta a priori perché pensa siano cose ridicole.
È proprio per questo motivo che prima di proseguire nella lettura vi chiedo di tentare di reprimere quella voce dentro di voi che sicuramente vi starà facendo notare che non siete più dei bambini o degli adolescenti. Fidatevi e fate una semplice prova.
Tenete anche in considerazione che il programmatore che studia i software per la grafica animata, che non compie certamente uno studio banale, sa che molto probabilmente non avrà altro impiego se non in qualche casa di produzione di videogiochi o in qualcosa di simile. Se per caso avesse altre idee per sviluppare quella che, a tutti gli effetti, è la sua arte, allora deve ripensare agli strumenti che utilizza perché la computer grafica continua a contrastare con il grande o con il piccolo schermo.
Certo, ci sono stati vari esperimenti al cinema, ma nessuno ha mai avuto una risonanza tale da definire e proseguire questo genere. Soprattutto nessuno ha mai tentato di creare cortometraggi che avessero una base concettuale ampia e matura per un pubblico così ampio. Insomma ci voleva un regista geniale per unire il “sapore” di un buon film ad un video di animazione.
David Fincher, insieme ad altri rinomati registi del mondo del cinema, hanno infatti messo in piedi una serie degna di nota che spero faccia cambiare l’opinione del grande pubblico su questo tema.
Si tratta di 18 episodi e nessuno dei quali supera i 20 minuti. Ognuno sviluppa una storia diversa ed ogni singolo episodio è stato sviluppato da team diversi, con tecniche diverse e con storie slegate tra loro. Il titolo deriva dalla sintesi delle trame che sono tutte riconducibili a temi legati all’amore, alla morte o ai robot.
Vi posso assicurare che nessuno di questi episodi mi ha mai deluso o lasciata indifferente.
Alcuni episodi sono stati capaci di lasciarmi a rimuginare sui concetti esplorati, altri mi hanno veramente fatto sorridere anche solo leggendo il titolo come ad esempio “Il dominio dello yogurt” che si è rivelato uno dei miei preferiti!
Grazie al fatto che sono episodi molto corti, sono facilissimi da vedere. Infatti io me li sono sgranati in due giorni, come fossero noccioline.
Sono certa che vi ritroverete a bocca aperta come me vedendo il livello a cui la grafica è arrivata nel gestire la fluidità dei movimenti, le espressioni, le imprecisioni della pelle umana fino a darvi l’impressione di guardare un vero e proprio film. In altri casi sono palesemente disegni, ma la trama sicuramente vi resterà impressa tanto da volerla raccontare a tutti i costi al prossimo amico che incontrerete per strada o con cui parlerete al telefono.
In altre parole: date una chance a questa bellissima serie e non ve ne pentirete!
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Credits:
Regia: vari
Produttore: Joshua Donen, David Fincher, Jennifer Miller, Tim Miller
Soggetto: Tim Miller
Studio: Blur Studio
Rete: Netflix
Editore it.: Netflix