Zagreb Philharmonic Orchestra
Lakatos Ensemble
Eduard Topchjan direttore / Roby Lakatos violinista
Musica popolare tzigana, danze ungheresi di Brahms
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Il “diavolo” è quello che respira e danza tra le corde del violino di Roby Lakatos, violinista gitano conosciuto come l’”archetto del diavolo” e che si esibirà con la Zagreb Philarmonic Orchestra.
E’ inconfondibile Roby Lakatos, a cominciare da quelle sue giacche sgargianti e dai baffi che cura con maniacale dedizione.
Diverte, stupisce, affascina, fenomeno del concertismo internazionale, fa “musica “infuocata” si è detto e si prevede, tanto più che ha annunciato anche performance a sorpresa in caffè e locali che potrebbero ispirarlo lungo il cammino dall’hotel al Teatro…
Un concerto spettacolo che parte dal Brahms delle danze ungheresi per approdare alla gipsy fusion.
Artista di grande carisma, conosciuto anche come “l’archetto del diavolo”, il violinista ungherese che combina jazz, classica e musica ungherese per un concerto altamente spettacolare immerso nella gipsy fusion, stile nuovo definito così dall’artista stesso, si distingue anche per il suo look: capelli bianchi, lunghi crespi, baffi indimenticabili, giacche sgargianti.
Virtuosismo violinistico che mescola la tradizione dell’ Ungheria zigana alla musica classica, al jazz, al tango e al flamenco. Piglio ritmico pirotecnico, molti pizzicati tipici della musica zigana che però applica ad altri generi. Dalla chanson al bolero, al tango. Il primo ad avere inserito altri generi nella musica zigana tanto appunto da essere lui il creatore della gipsy fusion.
“La vivacità dei ritmi della musica ungherese con i suoi improvvisi cambi di rotta e di atmosfera ha da sempre affascinato il mondo musicale ma nell’Ottocento ha trovato in due compositori, Johannes Brahms e Franz Liszt, due compositori che l’hanno resa immensamente popolare in tutto il mondo. Beninteso, sono due autori che guardarono a questo mondo in modo assai diverso: Liszt infatti era nato in Ungheria, a Doborjan (oggi Raiding, in Austria) nel 1811, mentre Brahms non mise mai piede in quel paese; pure alle sue Danze Ungheresi, delle quali viene proposta questa sera una vasta scelta, è universalmente riconosciuta un’incondizionata ”genuinità”.” dal programma di sala – Luigi Fertonani