La rarità di un titolo del teatro musicale del Novecento affidato all’estro di una delle registe più controverse e apprezzate della scena contemporanea: il Teatro dell’Opera di Roma “scommette” su L’angelo di fuoco di Sergej Prokof’ev, in scena dal 23 maggio al 1° giugno (cinque recite in totale) in un nuovo allestimento del teatro romano con la regia della fuoriclasse Emma Dante e la direzione musicale del maestro Alejo Pérez.
In scena solo nel 1966 diretto da Bruno Bartoletti per la regia di Virginio Puecher, L’angelo di fuoco è la storia di una tragica ossessione fra superstizione e razionalità che ruota intorno alla figura della protagonista, Renata: tratta dal celeberrimo romanzo di Brjusov “L’angelo di fuoco è opera esoterica, magica – racconta Emma Dante – Un incubo spettacolare e visionario che mi permetterà di esplorare il mondo parallelo dei sogni, il mondo oscuro della mente infestato dai fantasmi”.
Opera quasi impossibile da rappresentare, visionaria e mistica, è permeata proprio di quell’esoterismo diffuso nell’avanguardia russa del primo Novecento: la stessa visione condivisa anche da Prokof’ev alle prese con la lunga e difficoltosa composizione dell’opera fra il 1922 e il 1925 (contrariamente alla consueta facilità di composizione del russo) che ebbe poi una storia particolarmente tormentata. Il libretto di Brjusov fu considerato troppo inquietante e simbolista tanto che L’angelo di fuoco fu rappresentato ben 30 anni anni dopo la composizione: nascosto dal suo editore fino al 1955 debuttò addirittura due anni dopo la morte del russo, e in forma di concerto, a Parigi, Théâtre des Champs-Elysées, il 25 novembre 1954.
“Da tre anni a questa parte dedichiamo a maggio un titolo del Novecento e non del grande repertorio – ricorda il Sovrintendente dell’Opera Carlo Fuortes – e dopo la Lulu di Berg e il Billy Budd di Britten, quest’anno abbiamo scelto una vera rarità che richiede due condizioni indispensabili”.
La prima, è la presenza di un direttore d’orchestra che possa avvicinarsi al sinfonismo di Prokof’ev e la seconda ovviamente la scelta della regia, condizioni risolte con il collaudato binomio Pérez – Dante, che hanno collaborato al successo della Cenerentola di Rossini che tornerà in scena a Roma a giugno.
“Il teatro fisico e di movimento di Emma Dante è perfetto per un’opera a metà strada fra il mistico e il demoniaco – spiega Fuortes – lei rispetta il testo, ma resta al passo con la musica”.
Se le note di Prokof’ev richiamano premonizioni e duelli, non manca l’atmosfera magica in una sorta di fiaba contaminata dalla pazzia.
“Prokof’ev scrive quest’opera dopo L’amore delle tre melarance in uno stile completamente diverso – ricorda Perez, già acclamato per Il naso di Šostakovi e la Cenerentola di Rossini al Costanzi – di fatto è un’opera psicologica dove Prokof’ev usa il linguaggio armonico sopratutto nel personaggio di Renata dove la musica indica immediatamente il suo turbamento. Non manca però l’elemento magico ed esoterico, un elemento grottesco e buffo, quasi esagerato cui Prokof’ev non rinuncia mai. E per un direttore è un piacere avere a che fare con un’opera così ricca a livello sensoriale”.
La vicenda raccontata è cupa e inquietante, ambientata nella Germania del ʼ500, tra duelli, premonizioni e stregonerie, monache, streghe e demoni per una lunga opera in cinque atti e sette quadri è una specie di tragedia lirica che si sviluppa intorno a una donna, Renata, ossessionata da un angelo (che è il diavolo) e suggestionata da stimoli misteriosi, da creature strane e magiche. Intorno a lei, il cavaliere Ruprecht, l’Inquisitore, Mefistofele, Faust e molti altri personaggi.
“È stato molto difficile lavorare sul libretto e trovare anche il modo di mantenere la ricca suddivisione degli atti e dei quadri – spiega Emma Dante – il libretto è complesso e in bilico fra reale e soprannaturale e racconta della mistica Renata ossessionata dalle visioni di un angelo – demone. Voglio lasciare una certa curiosità, ma posso dire che abbiamo voluto ambientare la vicenda dentro un ventre, profondamente legato alla terra. Credo proprio che l’opera sia legata alla maternità e alla presenza di una donna che genera una serie di visioni. Insomma l’opera ha a che fare con un parto ed è simile al suo dolore”.
La regista sceglie allora di collocare una storia mortifera all’interno delle catacombe – cripte dei Cappuccini affidandosi ai suoi collaboratori (scene di Carmine Maringola, costumi di Vanessa Sannino) e lasciando i personaggi in bilico fra la vita e la morte, “personaggi che sono vivi, ma sono già morti – ricorda la Dante – tutto si fonda nella incapacità di non saper distinguere fra vita e morte”.
“Prokof’ev ci ricorda che anche la morte ha qualcosa da insegnare” spiega Emma Dante che non ha voluto vedere altre versioni dell’opera per non essere in alcun modo influenzata, ma la regista certamente ha voluto connotare la sua visione all’insegna di una contrapposizione costante fra il bene e il bene.
Ma non mancano tocchi di genio come la reinterpretazione dell’angelo di fuoco, l’angelo custode Madiel, affidato a un danzatore di break che cammina calpestando il cielo e mostrandosi al contrario. E nonostante la messinscena si annuncia particolarmente interessante, è la musica di Prokof’ev a essere impressionante.
“L’opera è veramente complessa da un punto di vista musicale e io stessa mi sono impressionata dalla quantità di strumenti coinvolti tanto da essere quasi distratta dallo spettacolo” ammette la regista commentando una partitura difficile che richiede un cast all’altezza dei ruoli.
“Il ruolo di Renata è massacrante perché è in scena dall’inizio alla fine dello spettacolo” ricorda il direttore artistico Alessio Vlad che ha scelto Ewa Vesin, al debutto nel ruolo, che si alterna a Elena Popovskaya (1 giugno). Nel ruolo del cavaliere Ruprecht, Leigh Melrose, specialista del repertorio del secondo Novecento, ma il cast include anche fra gli altri Maxim Paster (Mefistofele), Andrii Ganchuk (Faust), Goran Juri (l’Inquisitore) e alcuni giovani artisti dal progetto “Fabbrica” Young Artist Program del Teatro dell’Opera di Roma. La prima andrà in scena il 23 maggio (alle 20), in diretta su Rai Radio Tre, repliche domenica 26 (alle 16.30), martedì 28 e giovedì 30 (alle 20), sabato 1 giugno (alle 18), anteprima giovani il 21 maggio alle 19 preceduta dalla lezione d’opera del maestro Giovanni Bietti, il 20 maggio alle ore 20. Info e prezzi su operaroma.it.