La Giuntina festeggia i 110 anni. Nasce a Firenze come Tipografia nel 1909, mentre la Casa editrice vede la luce nel 1980. Tra queste due date le vicende della famiglia Vogelmann, segnate irreparabilmente dalle leggi razziali del fascismo, l’arresto al confine con la Svizzera della polizia repubblichina e la deportazione ad Auschwitz.
Dove miracolosamente sopravvive Schulim Vogelmann (mentre la moglie Anna e la figlia Sissel sono eliminate nelle camere a gas), anche grazie al suo lavoro di tipografo, visto che gli viene affidato l’incarico di stampare sterline false. Dopo la guerra e la Shoah, Shulim torna a casa: riavvia la tipografia, si risposa, e nasce Daniel. E sarà appunto Daniel Vogelmann, nel 1980, con l’aiuto del fratello Guidobaldo e della moglie Vanna, a fondare la Casa editrice Giuntina.
Il primo libro della collana dedicata alla memoria del padre fu “La notte” di Elie Wiesel (Nobel per la Pace nel 1986), un autore allora sconosciuto in Italia. E non fu un caso, visto che si tratta di una delle più strazianti testimonianze sull’inferno dei campi di sterminio. La Giuntina si è specializzata in opere di argomento ebraico e può vantare, tra i numerosi meriti, la soddisfazione di aver “scoperto” il grande scrittore israeliano Abraham B. Yehoshua, oggi tra i principali autori a livello mondiale. Il suo catalogo comprende più di 800 titoli, spazia dalla letteratura alla saggistica, dalla religione alla poesia, dalla musica ai libri di cucina. E c’è anche una collana per bambini, chiamata “Parpar”, circa una ventina di titoli, dove poter trovare storie inconsuete e belle.
“Mendel abitava in un piccolo villaggio chiamato Melnitz. Non possedeva molto: una casetta, una mucca, un gallo, alcune galline e… una fisarmonica”. Inizia così il meraviglioso racconto “La fisarmonica di Mendel”, scritto dall’educatrice americana Heidi Smith Hyde, autrice di cinque libri per bambini, e disegnato dall’illustratrice statunitense Johanna Van Der Sterre. Mendel ama suonare, e assieme ad altri amici musicisti mette su il gruppo dei Klezmorim: viaggiano di villaggio in villaggio, eseguendo musica allegra e musica triste, facendo ridere e piangere la gente. Ma il tempo felice finisce, il villaggio è travolto dalla paura e dalla povertà. Mendel emigra a New York, portando con sé solo il proprio strumento: trova lavoro come calzolaio, va a vivere a Lower East Side, si sposa, ha figli. La fisarmonica accompagna tutta la sua vita, e ogni volta che si incontra con gli amici musicisti sembra di essere nuovamente a Melnitz.
Ma gli anni passano, Mendel ormai non suona più. Anche i tempi sono cambiati: la musica klezmer viene dimenticata, figli e nipoti amano il jazz e il rock. Ma un bel giorno il suo bisnipote Samuel, rovistando nella soffitta, ritrova una vecchia e polverosa fisarmonica, che non veniva più suonata da almeno cinquant’anni. Per il ragazzo sarà una rivelazione, e in casa la musica klezmer vivrà una seconda giovinezza. Con “La fisarmonica di Mendel” l’autrice intreccia con straordinaria sensibilità tanti temi diversi (ed emozioni differenti): dall’immigrazione alla tradizione musicale, dai pogrom al mantenimento della propria identità. Ma la quantità di rimandi che Heidi Smith Hyde ci offre, non appesantisce di certo la prima qualità di questo albo illustrato: essere un delizioso libro per bambini, una storia appassionante e tumultuosa, un racconto dolce e delicato.
Un vero e proprio divertissement è la graphic novel “A cena con la regina”, scritta e illustrata dall’israeliana Rutu Modan, vincitrice di numerosi premi in tutto il mondo e fondatrice del movimento di grafici innovatori Actus Tragicus. La protagonista è Nina, una bambina che a tavola non sa stare: mangia con la bocca aperta, usa le mani, si dondola sulla sedia. I genitori la riprendono di continuo, ma la piccola sembra non voler imparare. “E se la regina d’Inghilterra t’invitasse a Buckingham Palace, che cosa faresti?”, le chiede il padre. E allora, come in una favola, in casa irrompe un araldo che la invita, appunto, a Londra. In giardino c’è un aereo che in un attimo la porta al ricevimento: a tavola prendono posto nobili e principesse, Nina viene fatta sedere tra la regina e un vecchio ammiraglio piuttosto burbero. Il menu prevede molte squisitezze, ma Nina chiede una pasta col ketchup. E dato che non sa quale usare delle venti posate che le sono davanti, inizia a mangiare con le mani, peraltro con molto gusto.
All’improvviso, però, si accorge che uno strano silenzio è calato attorno a lei. La regina la rimprovera, e Nina le risponde che mangia in questo modo “perché così il cibo è più buono”. Sua Maestà ci pensa su, s’interroga su quali siano davvero le buone maniere, e il finale sarà del tutto inaspettato. “A cena con la regina” è il primo libro per bambini scritto e disegnato da Rutu Modan, ed è ispirato – come ha rivelato la stessa autrice – da una situazione reale capitata con sua figlia Michal. Il racconto è molto carino, muovendosi con grande libertà sui toni dell’umoristico e del surreale, con una conclusione davvero paradossale. Da sottolineare sono anche i fumetti, molto colorati e dall’immagine un po’ d’antan, con una grande attenzione alle espressioni dei vari personaggi, che già da sole raccontano la storia.