Le musiche di questo disco, uscito lo scorso settembre, sono di Roberto Padovan con il quale hai collaborato anche per “La Scogliera” del 2012. Quanto è stata importante la collaborazione con Roberto e come si è configurata?
“Il cavaliere degli asini volanti” è stato un vero e proprio esperimento a due nel senso che ho consegnato a Roberto tutte le musiche e gli arrangiamenti mentre io ho tenuto melodie, canti e testi: il risultato è a tutti gli effetti quello di un disco a quattro mani. Roberto Padovan per me è un collaboratore eccezionale trovato dopo 30 anni di ricerca e sperimentazione. L’arrangiatore deve essere attento, sensibile e soprattutto disposto verso la canzone, in Roberto ho trovato tutte queste qualità.
Sono più di dieci anni che non pubblichi un album di inediti. I brani di questo disco sono stati sviluppati gradualmente nel corso di questi 10 anni o è stato un lavoro tutto d’un fiato?
Questo è un disco nato in quattro mesi consecutivi di lavoro. Stavo già lavorando ad un altro progetto però ho sentito la necessità di questo album, ho quindi proposto a Roberto Padovan un disco ispirato ai sette chakra e alle discipline orientali. Oltre al concept però c’è molto di più, c’è la terra, il rapporto tra l’uomo e l’universo e la sua proiezione verso la bellezza.
Questo disco è stato annunciato il 22 aprile 2018, giornata mondiale della terra. Ho sentito atmosfere elettro-pop, new age e anche mistiche se vogliamo. Sono scelte del nostro tempo e dei grandi temi che ci toccano oggi come la crisi ambientale e migratoria o erano temi che covavi già da tempo?
Qui è stata molto forte l’influenza Roberto Padovan. Lo scrivere disco a quattro mani non è un processo a compartimenti stagni, io volevo un album a pieno titolo figlio di due sensibilità mistiche molto forti. Il mio scrivere testi astratti, eterei ed universali è stato complementare alle musiche ed al lavoro di arrangiamento. Il progetto è andato sicuramente oltre le nostre aspettative sotto questo punto di vista.
Oltre alla musica hai scritto diversi libri e ti sei anche occupato molto di teatro. Quanto influiscono queste esperienze nel momento in cui lavori sulla canzone?
Nonostante storicamente la musica abbia avuto un ruolo apparentemente più leggero ed emozionale rispetto alle altre forme d’arte, spesso concepite come intellettualistiche, questa rientra a pieno titolo fra le sette arti, arti che si sono sempre si sono contaminate tra loro. Ecco per me, da sempre appassionato di poesia e letteratura, questa esperienza come scrittore e teatrante ha aiutato molto. Mentre le note sono solo sette le parole sono centinaia di migliaia e secondo la mia sensibilità aiutano a convogliare un messaggio.
Per moltissimi anni hai collaborato con Pierangelo Bertoli. Porti ancora oggi con te le influenze di questa palestra con il cantautore emiliano?
No, perlomeno non artisticamente. Dal punto di vista professionale invece sì. Sotto questo aspetto lo considero il mio principale formatore. Pierangelo era un grande cantautore civile, non solamente portatore di canzoni ma anche di storia nelle canzoni e di canzoni nella storia. A lui piaceva la musica popolare e blues, mentre io ho una personalità più pop se vogliamo: scrivevo in maniera eclettica riuscendo a toccare tutti gli stili, per questo a livello musicale soprattutto, sono stato io in parte a influenzare Pierangelo Bartoli che però non ha mai perso la sua traccia.
Il titolo è iconico, personalmente mi ha ricordato il “Don Chisciotte” di Cervantes. È un collegamento voluto o casuale?
Don Chisciotte è una delle figure più belle della storia dell’etica e della letteratura, rappresenta il principe maldestro di tutte le metafore. “Il cavaliere degli asini volanti” però vince, non perché sia un vincitore o un vincente ma perché vincono gli asini. Animale di un intelligenza straordinaria, l’unico che non arretra neanche davanti al leone, è lui che porta in giro il cavaliere.
Fra poco uscirà il videoclip dell’album. Vuoi dirci qualcosa su questo lavoro?
La cosa importante è la metafora, il senso. Io compaio pochissimo per scelta, ho voluto qualcosa di nuovo, di giovane perché gli asini devono volare verso il futuro e non verso il passato. Capisco che guardare al futuro significa non guardare al mio ma a quello delle nuove generazioni. Quindi il messaggio è per loro: continuate a remare verso il futuro, guardate al passato ai nostri messaggi, ai nostri libri, alle nostre idee ma continuate a remare perché noi apparteniamo al passato.
Dove possiamo trovare il tuo disco?
Dal 7 di luglio 2019 sarà disponibile su più di venti piattaforme in formato digitale tra le quali Spotify, iTunes e YouTube. Sarà disponibile in più di 240 paesi del mondo quindi potete ascoltarmi anche dalla Thailandia!