Dai movimenti cristallini di uno dei balletti classici dell’Ottocento alla coreografia moderna esaltata dai ritmi tribali della musica fino alla danza quasi primitiva di uno dei capolavori del Novecento: il Tokyo Ballet si conferma un ensamble straordinario sotto il profilo tecnico e interpretativo.
In scena, serata univa evento il 26 giugno negli straordinari spazi delle Terme di Caracalla di Roma per la stagione estiva del Teatro dell’Opera, la Compagnia di Balletto del Giappone ha estasiato il pubblico rasentando la perfezione e mostrando la sua totale versatilità, caratteristiche che lo rendono sempre più richiesto a livello internazionale.
I danzatori sembrano muoversi senza alcuno sforzo, con una facilità estrema e acquisita, lasciando apparire naturalissimo e spontaneo qualsiasi tipo di passo, qualsiasi linea simmetrica, ma sempre all’insegna della grazia estrema del movimento senza tralasciare la forza interpretativa e l’energia. E non è certo un caso che Maurice Béjart abbia regalato “esclusiva” di esecuzione di alcuni suoi capolavori al Tokyo Ballet che è tornato ad ammaliare il pubblico romano a distanza di cinque anni dal suo debutto alle Terme.
Nel 2014 il debutto era coinciso con il 50esimo anniversario di fondazione del gruppo e con una serata tutta Béjart: stavolta, il Tokyo Ballet ha proposto un programma più eterogeneo lasciando emergere tutta la sua incredibile capacità di appropriarsi di ogni tipo di repertorio senza tradirne mai lo spirito.
Cuore e apoteosi del programma, l’incredibile Le sacre du printemps con la musica (registrata) di Stravinskji con la coreografia di Béjart (la migliore versione coreografica secondo Balanchine), un inno alla danza primordiale e primitiva, quasi selvaggia. Divisi in due blocchi, prima gli uomini, poi le donne, si incontrano e si scontano, eleggendo l’Eletto e l’Eletta in una fusione finale.
I movimenti sono ampi e flessuosi, quasi selvaggi e scatenati, ma sempre carichi di grazia nel mostrare l’unione dei due eletti a celebrare l’eterno ritorno della primavera.
Un capolavoro interpretato con inarrivabile perfezione dall’ensemble nipponico che lascia senza fiato in un rincorrersi di corpi avviluppati in una lotta sensualissima: un capolavoro che il Tokyo Ballet aveva già regalato al pubblico romano cinque anni, ma che resta sempre travolgente.
Ma anche la prima parte della serata è stata mozzafiato con l’apertura del Regno delle Ombre, dal III atto de La Bayadère. Se i due solisti, Nika e Solor, danzano leggiadri nel pas de deux, è soprattutto il corpo di ballo ad essere incredibile, con una perfezione coreografica e i movimenti che sembrano quasi finti tanto sono perfetti: allineate millimetricamente si muovo all’unisono disegnando linee purissime che lasciano senza fiato.
Altrettanto sorprendente Tam-Tam et percussion di Félix Blaska, al centro del programma che fa danzare gli artisti su travolgenti ritmi tribali con i musicisti in scena.
A conferma che il Tokyo Ballet è una compagnia eccezionale in grado di interpretare con stile quasi inarrivabile ogni tipo di proposta artistica, ogni tipo di coreografia che va dal repertorio d’eccezione tra titoli occidentali e orientali di altissimo e che punta non tanto sulla forza dei singoli solisti, quando sull’energia di un gruppo straordinario.
Prossimo appuntamento con la danza nella stagione estiva con le tre, attesissime serate, del Roberto Bolle&Friends, l’appuntamento cult dell’estate romana, il 9-10 e 11 luglio, già sold out da mesi, poi dal 30 luglio (quattro repliche fino al 4 agosto), torna il Romeo e Giulietta di Giuliano Peparini, vistosa produzione del teatro che ha debuttato con successo lo scorso anno perfetta per gli spazi aperti delle Terme.