Era il 14 aprile del 1968 quando al Theatre Four di New York debuttò The Boys in the Band, opera teatrale del commediografo americano Mart Crowley, una commedia che restò, inaspettatamente, in cartellone per 1001 repliche fino al 6 settembre del 1970.
Nel frattempo, nel giugno del 1969, a New York, Greenwich Village, era nato anche Movimento LGBT e ben presto The Boys in the Band divenne l’opera teatrale manifesto delle battaglie del Movimento omosessuale americano.
Spettacolo di costume in grado di anticipare i tempi e il fermento della comunità Lgbt, nel 1970 The Boys in the Band è diventato anche un film con regia di William Friedkin (in Italia Festa di compleanno per il caro amico Harold”).
La trama è nota: un gruppo di amici omosessuali ha organizzato la festa di compleanno per uno di loro, Harold, che compie 32 anni, ma la serata si trasformerà in qualcosa di inaspettato perché ognuno ha qualcosa da nascondere e la verità che verrò a galla sarà brutale e inaspettata per molti di loro. E in occasione del cinquantesimo anniversario dall’esordio, la commedia è ancora estremamente attuale: nel 2018, lo sceneggiatore e regista americano Ryan Murphy ha riportato in scena a New York The Boys in the Band con un cast stellare fra cui spiccavano anche Jim Parsons, Zachary Quinto e Matt Bomer e adesso la commedia debutta per la prima volta anche in Italia.
Tradotta e adattata da Costantino Della Gherardesca e diretta da Giorgio Bozzo, sarà in scena allo Spazio Teatro 89 di Milano dal 13 giugno al 19 giugno, prima del tour teatrale in tutta Italia nella stagione 2019/2020,
Un cast di giovani attori composto da Francesco Aricò (Michael), Ettore Nivoletti (Hank), Federico Antonello (Larry,) Angelo di Figlia (Emory), Michael Abibi (Bernard), Samuele Cavallo (Alan), Yuri Pascale Langer (Cowboy), Paolo Garghentino (Harold).
Nel cast anche Gabrio Gentilini che raccoglie l’eredità di Matt Bomer nel ruolo di Donald in una commedia ironica e divertente caratterizzata con un ritmo incessante di battute, spesso feroci, sarcastiche e spiazzanti.
Abbiamo intervistato Gabrio Gentilini attore e performer, che ha studiato a New York e che vanta un lungo curriculum nel teatro musicale italiano, oltre al debutto in prosa lo scorso agosto al Globe Theatre di Roma con La bisbetica domata con la regia di Loredana Scaramella.
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Ti abbiamo lasciato a Roma con Shakespeare e adesso ti ritroviamo in The Boys in the Band: parlaci di questo spettacolo manifesto del Movimento LGBT
Si tratta di una vera e propria pietra miliare del teatro in quanto è stato il primo spettacolo a tematica LGBT ad andare in scena. La piece di Mart Crowley è del 1968, l’anno prima delle rivolte che diedero inizio alle battaglie del movimento omosessuale americano e racconta cosa significasse essere gay a quell’epoca. Le pressioni della società erano fortissime e l’omosessualità veniva vista come una colpa, come qualcosa di cui vergognarsi e da nascondere. Lo spettacolo racconta di una serata tra amici omosessuali che si ritrovano in un appartamento di New York per festeggiare il compleanno di uno di loro, Harold. La serata vedrà un crescendo di tensioni e battute feroci, fino ad un vero e proprio gioco al massacro che non potrà lasciare il pubblico indifferente.
Come è il tuo personaggio, Donald? Parlaci di lui
Donald è un ragazzo americano gay di 28 anni, che da poco è tornato ad abitare con i suoi genitori negli Hamptons. Ha un’ossessione per la lettura e fa l’inserviente, pur essendo di famiglia borghese. Torna a Manhattan durante i fine settimana, per andare a trovare il suo amico Michael che lo ospita. Tra i due c’è un rapporto molto intimo e fraterno. Donald non è stato invitato alla festa di compleanno di Harold; è lì in qualità di amico di Michael. La sua presenza creerà varie dinamiche all’interno del gruppo ma soprattutto farà da specchio a Michael: mentre quest’ultimo tende a evitare i propri demoni interiori, scaricando le proprie frustrazioni con gli altri, Donald ha cominciato, anche grazie ad un percorso di terapia e di analisi, a incontrarsi nel profondo e accettarsi di più.
Come ti sei approcciato al tuo personaggio e quali riferimenti hai avuto? Ti sei ispirato in qualche modo anche all’interpretazione di Matt Bomer?
Per Donald, come per ogni altro personaggio che vado a mettere in scena, sono partito da me stesso, o meglio dal mio sentire calato nelle circostanze che il mio personaggio si trova a vivere. Purtroppo non ho potuto vedere la versione di Matt Bomer, che per ora è andata in scena solo a Broadway, ma aspetto di ammirarla quando uscirà il reboot l’anno prossimo su Netflix sotto la regia di Ryan Murphy. Comunque, a prescindere, solitamente cerco di non farmi condizionare dalle interpretazioni degli attori che mi hanno preceduto in un ruolo.
Come sarà la versione italiana che vedremo a Milano? La versione italiana ha subito qualche aggiornamento rispetto all’originale?
La versione italiana, con traduzione di Costantino della Gherardesca e regia di Giorgio Bozzo, mantiene il ritmo serrato, l’ironia e anche la ferocia a volte brutale dell’opera originale. Ovviamente la regia è nuova ma sicuramente molto rispettosa e vicina alla versione originale. Sono onorato di potere fare parte della prima versione italiana di questa piece e portare così al pubblico del nostro Paese un testo teatrale così avvincente.
Quale credi che sia il valore dello spettacolo a distanza di 50 anni?
Credo che il valore principale dello spettacolo sia quello della memoria: ricordarci cosa, fino ancora pochi anni fa, significasse vivere la condizione di omosessuale e quanta emarginazione e difficoltà comportasse. Nel frattempo molta strada è stata fatta e ancora ce n’è da fare e questo spettacolo può ricordarci quanto non sia scontato quello che si è conquistato oggi in termini di diritti civili e rispetto dell’essere umano e quanto ancora serva difenderli e conquistarne di nuovi.
Tre motivi per non perdere The Boys in the Band
Testo eccellente, un cast forte e di giovani talenti e un ritmo implacabile che non potrà lasciare nessuno indifferente o annoiato.
Prossimi progetti?
A luglio tornerò in scena al Globe Theatre di Roma per la seconda stagione de “La bisbetica domata” con la regia di Loredana Scaramella, dove ho avuto l’onore di debuttare lo scorso anno. Ci sono poi altri progetti di cui però vi parlerò più avanti.