Mettiamo subito le cose in chiaro: se avete avuto una giornataccia, o se state passando un brutto periodo vi sconsiglio di mettervi a vedere “When They See Us”.
Il “fil rouge” della miniserie, ideata da Ava DuVernay, si concretizza nella grande frustrazione che prova l’impotente spettatore perché già dal primo episodio avrà sicuramente capito dove si andrà a parare. Il titolo tradotto letteralmente significa “Quando ci vedono”, ma “Us” significa anche Stati Uniti. Penso che Ava si sia domandata cosa veda il resto del mondo quando lo sguardo si poggia sul continente statunitense.
Le dedico un particolare ringraziamento perché ha avuto il coraggio di puntare la luce dei riflettori su un tema assai scomodo. Penso che parecchi l’avranno reputata una spina nel fianco e per questo ha fatto un lavoro ancor più eccellente.
Un’ingiustizia di questo calibro suscita una grande rabbia causata dall’evidente abuso compiuto da coloro che invece dovrebbero proteggere ed accertarsi delle verità, dei meri fatti, prima di puntare il dito sui cittadini.
In questo caso, tra l’altro, non si parla nemmeno di adulti, ma di adolescenti che hanno appena compiuto quindici miseri anni.
La loro unica colpa? Trovarsi nel posto sbagliato al momento sbagliato, con un colore della pelle che non aiuta se chi è chiamato ad indagare decide di basarsi sui cliché invece che sulle prove.
La polizia non si ferma neanche un attimo a pensare che sia del tutto plausibile che una manciata di adolescenti se ne vadano semplicemente a giro la sera, senza meta, per Central Park.
Sono nata nel 1987 e ricordo che a quell’età avevo appena iniziato a conoscere la geografia della mia città e lo facevo gironzolando con gli amici.
Ovvio che non avessimo niente di specifico da fare, c’erano molti meno posti dove andare per intrattenersi e, soprattutto, non avevamo una lira. Ci divertivamo solo a percorrere le stesse strade del centro, avanti e indietro, senza motivo. Guardavamo la gente, le vetrine e ridevamo tra noi.
Incredibile pensare che andare semplicemente in giro con un gruppo di amici abbia portato questi cinque ragazzi di Harlem ad incontrare un destino inimmaginabile.
Da subito è evidente che la polizia ha già deciso che sarebbero stati accusati dello stupro e dell’aggressione di una jogger trovata quella stessa sera nel parco in fin di vita.
Pensateci un secondo: ma voi a quindici anni cosa sapevate riguardo la sessualità? Personalmente ero poco più che una bambina. Figuriamoci pensare, o aver persino il bisogno, di stuprare qualcuno!
Niente da fare. Tutto ciò che per chiunque altro sarebbe sembrato lampante è, al contrario, irrilevante per la polizia che vuole trovare a tutti i costi un capro espiatorio da dare in pasto ai mass media dimostrando di aver fatto velocemente il proprio dovere.
I ragazzi vengono quindi fermati (tra l’altro lontano dal luogo dove è avvenuto lo stupro), trascinati in centrale, tenuti senza mangiare e senza dormire. Vengono intimoriti, picchiati, lasciati senza un tutore o un avvocato che li difenda con il solo scopo di fargli scrivere delle confessioni.
Nessuna delle loro versioni ha senso e i racconti non combaciano tra loro. Altro segno evidente che i ragazzi non potevano sapere ciò che era successo e stanno solo inventando pur di tornare a casa il prima possibile. Purtroppo ormai niente può far cambiare idea a coloro che hanno già emesso il verdetto…neanche la verità.
Vi dico solo che dopo aver finito di vedere il quarto e ultimo episodio mi è venuto spontaneo fare un applauso. Sì, proprio così. Ero da sola, in cucina, ad applaudire cercando di reprimere lacrime di grande commozione. Detto in altre parole: non perdetevi questo capolavoro, sono certa che non ve ne pentirete!
Crediti
Ideatore Ava DuVernay
Regia Ava DuVernay
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Interpreti e personaggi
Jovan Adepo: Antron McCray
Chris Chalk: Yusef Salaam
Michael K. Williams: Bobby McCray
Jharrel Jerome: Korey Wise
Caleel Harris: Antron McCray da giovane
Ethan Herisse: Yusef Salaam da giovane
Freddy Miyares: Raymond Santana
Marquis Rodriguez: Raymond Santana da giovane
Justin Cunningham: Kevin Richardson
Asante Blackk: Kevin Richardson da giovane
Vera Farmiga: Elizabeth Lederer
John Leguizamo: Raymond Santana Sr.
Felicity Huffman: Linda Fairstein
Niecy Nash: Delores Wise
Aunjanue Ellis: Sharone Salaam
Kylie Bunbury: Angie Richardson
Marsha Stephanie Blake: Linda McCray
Storm Reid: Lisa
Joshua Jackson: Mickey Joseph
Christopher Jackson: Peter Rivera
Adepero Oduye: Nomsa Berth
Omar Dorsey: Elombre Brath
Blair Underwood
Famke Janssen: Nancy Ryan
William Sadler: Michael Sheehan
Aurora Perrineau: Tanya
Rumi C. Jean-Louis: Ramon Santana
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Musiche Kris Bowers
Scenografia Kara Zeigon
Costumi Caroline Duncan
Trucco Lani Barry, Mia Bauman, Felice Diamond
Effetti speciali Drew Jiritano
Produttore esecutivo Ava DuVernay, Jeff Skoll, Jonathan King, Oprah Winfrey, Jane Rosenthal, Berry Welsh
Casa di produzione Participant Media, Harpo Films, TriBeCa Productions, Foward Movement
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Distributore originale e italiano Netflix