Una celebrazione dovuta. Così, Antonello Venditti introduce l’omaggio a Sotto il segno dei pesci, album epocale che ha visto la luce quarant’anni fa. Un disco capace di farsi spartiacque nel mare del cantautorato: né canzone d’impegno né musica leggera, in un’epoca densa di rivoluzioni musicali e sociali. Antonello Venditti non ha perduto la piega della voce né il carattere fiero che lo ha sempre segnato; non si nasconde, si prende i meriti e li rivendica con orgoglio. È consapevole di essere, oltre all’interprete di una generazione, un cantautore di sogno, capace di raccontare con parole semplici e inarrivabili un’epoca della vita di ciascuno di noi. Non è un caso, dunque, che il pubblico abbia accolto con emozione i brani storici dell’artista romano: da Compagno di scuola a Ci vorrebbe un amico, nei quali Venditti illustrava una giovinezza ricca di illusioni che sfumava, senza pietà, nella tranquillità borghese o l’amore per una donna, per Roma, difficile se non, addirittura, ostile. La nuova veste dei brani di Sotto il segno dei pesci è leggera e, al tempo stesso, convincente: le chitarre suonano con forza e ritmo, accompagnano Venditti quasi in un rock d’altri tempi.
Tra i ricordi – Lucio Dalla, Francesco De Gregori – Venditti sa di aver attraversato la generazione d’oro del cantautorato italiano. Lo ha fatto a modo proprio: i testi, talvolta essenziali, altri ricchi di risvolti, raccontano di ragazzi e ragazze cui la fortuna ha voltato le spalle.
In Lilly, brano con cui il cantautore dice di essersi riappacificato, dopo l’incredibile successo che privò la canzone di quell’intimismo che Venditti volle per lei, accende quello che è il dibattito sull’eroina ma, ancora più, l’eterna questione intellettuale su quanto sia vano scrivere per se stessi quando, di mestiere, si fa musica.
Didattico, quasi didascalico per certi versi, Venditti affronta i temi della sua generazione: dalla droga alla sicurezza borghese. Sembrano passati quarant’anni, forse di più. Un’epoca lontana che vive a filo d’acqua sulla nostra, così distante da certe tragedie, almeno in apparenza.
Eppure, Sotto il segno dei pesci non ha l’aria di un quarantenne invecchiato, anzi. Francesco, brano di scuse a De Gregori, che fu separato da questione contrattuali dall’amico Venditti, conserva intatto il suo potere evocativo.
Fino a Sara, fino ai grandi successi: Venditti sa, eccome, di essere nato sotto una buona stella.