È affidato a David Riondino e Dario Vergassola il quarto incontro al Teatro Romano di Fiesole (FI) del ciclo Eneide un racconto mediterraneo sotto la direzione artistica di Sergio Maifredi. I sei appuntamenti, che si inseriscono nella ricca programmazione dell’Estate Fiesolana, seguono quelli degli anni scorsi, in cui il Teatro Pubblico Ligure ha proposto alla platea fiorentina l’Odissea e l’Iliade. Assegnare alle voci del nostro tempo le parole prima di Omero e ora di Virgilio è una sfida intrigante, che finora ha stimolato la curiosità e l’ingegno sopra e sotto il palcoscenico di Fiesole, assumendo di volta in volta una forma nuova, unica, mai banale.
Siamo nel VI libro del poema di Virgilio, a sua volta accompagnatore di Dante nella Commedia. Il mondo classico è ancora il luogo letterario dove il viaggio trova la sua più riuscita narrazione, la sua più accurata indagine. Il viaggio nell’aldilà è un topos di grande solennità malinconica, l’antenato di quella che poi qualcuno chiamerà introspezione. Un viaggio dove il protagonista scopre il suo futuro nelle anime di coloro che non ne hanno più. È la sibilla cumana a guidare Enea agli Inferi, congiungendo i piani di passato, presente e futuro come solo un dio, o chi ne fa le veci, può osare.
Riondino e Vergassola sono i nocchieri d’eccezione di questo viaggio nell’Ade a fianco del pio Enea. In un gioco di ruolo a cui la coppia comica è avvezza, l’artista fiorentino tenta di leggere il canto, aggiungendovi anche alcune note esegetiche, ma viene interrotto a singhiozzi dall’umorista spezzino, che smorza con accentuata goffaggine la levatura letteraria della serata. L’indiscutibile complicità artistica dei due garantisce una serata certamente godibile, ma non assicura la stessa godibilità al VI libro dell’Eneide. La formula, a priori, potrebbe anche funzionare, ma, come gli stessi attori ammettono, un po’ tra le righe, un po’ fuori dai denti, il risultato non è del tutto soddisfacente. Manca forse un repertorio di battute più tarate sul brano, o uno studio più calibrato dei tempi. Forse una lettura nuda e cruda da parte di Riondino avrebbe reso più giustizia al poema. Certo sarebbe stato interessante se lui e Vergassola avessero puntato su una passione che li accomuna e attraverso cui entrambi si sono fatti conoscere: la musica. Li aspettiamo ancora sul palco di Fiesole, magari con una ballata tratta da Virgilio, Omero, Dante o Boccaccio. Ad aggiungere un po’ di sale alla loro sempre commestibile arte.
Per info: www.estatefiesolana.it