Il Teatro di Roma – Teatro Nazionale subisce un taglio di oltre 120mila euro nell’assegnazione dei contributi del FUS per l’anno 2019, notificati in data 12 luglio c.a. dalla Direzione Generale dello Spettacolo dal Vivo del Ministero per i Beni e le Attività Culturali.
L’applicazione dell’attuale sistema di riparto dei trasferimenti statali assegna al Teatro di Roma un contributo di € 1.792.792, registrando una decurtazione di € 122.162 rispetto all’anno precedente. Così iI Teatro di Roma, nella categoria dei teatri nazionali, è risultato tra i più penalizzati con un taglio del 6,4% che va ad aggiungersi al precedente taglio di €31.000 subito nel 2018: in soli due anni il contributo si è pertanto ridotto da €1.945.000 a €1.792.792.
Nonostante una valutazione complessiva che colloca il Teatro di Roma al terzo posto tra i Teatri Nazionali con 86,01 punti su 100, i criteri di riparto dei fondi FUS hanno decretato la riduzione delle risorse proprio in un momento nel quale si è impegnati nel rinnovamento delle storiche sale gestite (Argentina e India) e nel rilancio delle sale periferiche della capitale (i c.d. Teatri in Comune: Torlonia, Lido di Ostia, Silvano Toti Globe Theatre), affidate al Teatro di Roma dall’amministrazione capitolina circa due anni fa.
È amara la constatazione del presidente Emanuele Bevilacqua, del direttore Giorgio Barberio Corsetti e della consulente artistica per Teatro India Francesca Corona, che denunciano il meccanismo perverso della ripartizione delle risorse del FUS: un riparto dei finanziamenti che dovrebbe riconoscere l’eccellenza qualitativa e quantitativa, incentivando il confronto e la cooperazione tra i Teatri Nazionali sul criterio meritocratico, ma che, al contrario, genera logiche competitive basate su valutazioni alterate, tanto da vedere attribuito a soggetti con punteggi inferiori un aumento dei contributi. Se da una parte il sistema richiede di incentivare sinergie produttive e di collaborazione tra Teatri Nazionali, dall’altra parte produce un meccanismo competitivo palesemente inefficace e distorto. I difetti del meccanismo sono stati più volte segnalati al Ministero che pur riconoscendo i chiari limiti del sistema non vi ha messo mano fino ad ora.
Il presidente del Teatro di Roma Emanuele Bevilacqua così commenta: «È necessario rivedere le norme che regolano il Fus nell’interesse di tutti i Teatri Nazionali. Lo chiediamo formalmente. Non sono accettabili meccanismi che mettono in competizione fra loro i Teatri, che peraltro collaborano attivamente nelle coproduzioni artistiche. Non è razionale che Teatri che ottengono punteggi artistici più bassi possano avere aumenti dei contributi e viceversa altri Teatri, a fronte di punteggi in crescita, siano invece penalizzati».
Il direttore Giorgio Barberio Corsetti aggiunge: «Questo meccanismo non tiene conto delle cose che ci spingono ad amare il teatro e correre ad assistervi, che ci spingono a crearlo: la proposta artistica, il progetto, la complessità dei territori, la varietà delle strutture e infine la funzione del teatro pubblico, nato per essere aperto ai cittadini e alle città. Queste sono le uniche ragioni che rendono valido e meritorio un intervento pubblico considerando che nessuno dei teatri in lizza potrebbe esistere per un solo giorno senza sovvenzioni. Il già disastrato terreno del teatro italiano si va erodendo e avvelenando. Invece di inseguire i numeri dovremmo ricavarli dai progetti, noi tutti donne e uomini di teatro, dalle compagnie ai grandi teatri dovremmo creare insieme un ecosistema che garantisca l’accesso al teatro più grande e libero per pubblico e artisti, attraversando i territori, creando nuove topografie».
Questo ennesimo taglio pesa sul Teatro di Roma che di fatto si colloca al centro del panorama teatrale nazionale, rivestendo un ruolo cruciale nella vita culturale e identitaria del Paese, e posizionandosi come imprescindibile istituzione produttiva e realtà di accoglienza e sostegno per artisti e stabili italiani e stranieri. Aspettiamo un confronto su questa situazione con gli organismi di categoria.