Noi che abbiamo avuto la fortuna di nascere a Firenze difficilmente possiamo capire lo spaesamento che coglie il visitatore all’arrivo nella più famosa città d’arte, o anche solo all’apertura di una guida turistica. Al massimo possiamo leggerglielo, misto alla meraviglia, nello sguardo rapito. Ville, musei, giardini, chiese, ponti, tutti addensati in una manciata di chilometri quadrati. Tanti sono i luoghi da scoprire che spesso anche noi ce ne perdiamo qualcuno, o perché nascosto in qualche vicoletto ombreggiato, o perché un po’ distante dal centro storico. È il caso della zona di Castello, tra Careggi e Sesto Fiorentino, dove sorgono tre ville storiche, di cui due medicee, divenute nel 2013 patrimonio dell’UNESCO.
La più nota è forse Villa Reale di Castello, oggi sede dell’Accademia della Crusca e dell’Opera del Vocabolario Italiano. A pochi passi da questa, seguendo via di Castello senza mai svoltare, si trova Villa Corsini, che prende il nome dal consigliere di Cosimo III de’ Medici. Filippo Corsini acquistò la villa perché vicina a quella ereditata dal granduca, Villa La Petraia, posta in cima alla salita che si inerpica sulle pendici di Monte Morello. Ma, a dimostrazione che l’area fosse molto amata, dai Medici e non solo, nel raggio di pochi chilometri troviamo anche le ville La Quiete alle Montalve, di Careggi, Il Pozzino, del Gondo. Tante piccole perle del patrimonio artistico fiorentino che troppo spesso restano ignote anche a chi ci abita o lavora a poca distanza. Non tutte sono visitabili, altre soltanto in determinati orari, altre ancora unicamente in occasione di mostre o eventi particolari, ma l’ingresso, salvo eccezioni, è gratuito. La Quiete, custodita dalla congregazione delle Montalve per oltre tre secoli e oggi proprietà della Regione Toscana in concessione al Sistema Museale dell’Ateneo fiorentino, ha ripreso lo scorso 4 maggio le visite guidate, in concomitanza con l’inaugurazione della mostra “Tre sculture del Rinascimento. Recuperi e restauri a Villa La Quiete”, che presenta i nuovi restauri nella chiesa della SS. Trinità. Anche Villa Corsini ha un numero limitato di aperture mensili e la visita guidata richiede la prenotazione. Dalla fine degli anni Ottanta, la villa ospita reperti archeologici della Soprintendenza Archeologica della Toscana: la statua in porfido dell’imperatore Adriano, quella della peplophoros proveniente da palazzo Cepparello, sarcofagi etruschi provenienti da Tuscania e Tarquinia. In tempi più recenti è stata recuperata e qui allestita parte della decorazione di marmi antichi che un tempo era nel “Ricetto delle Iscrizioni” degli Uffizi e che doveva fungere da ingresso alla Galleria nell’idea di Giovan Battista Foggini, architetto e scultore granducale, lo stesso a cui Filippo Corsini affidò il restauro della villa dopo l’acquisto. Al primo piano reperti storici pervenuti nel territorio ricostruiscono la storia della piana fiorentina, dal corredo della “tomba della Mula”, rinvenuta a Sesto Fiorentino, ai resti della città etrusca di Gonfienti, scoperta nei dintorni di Calenzano.
Alla Villa di Castello, nota anche come Villa Reale o del Vivaio, si arriva percorrendo il parco Mario Luzi, che per i castellani è da sempre il “viottolone”. Davanti alla villa si apre una mezzaluna verde, piazza delle Lingue d’Europa, che permette alla facciata dell’edificio di mantenere la sua lineare imponenza. L’interno della villa, residenza medicea dal 1477, dagli anni Settanta è sede dell’Accademia della Crusca e oggi anche dell’Opera del Vocabolario Italiano, ma nella prima metà dello scorso secolo è stata anche scuola elementare e ospedale militare. Mi piace pensare al nome Mario Luzi e alla sua opera poetica – anch’essa patrimonio da riscoprire, noi fiorentini per primi – accanto all’Accademia della Crusca, due colonne culturali importanti per Castello e per Firenze, che attraverso l’uso e lo studio della parola restano legate al territorio e si proiettano verso l’Europa e il mondo. Villa Reale era la residenza prediletta da Cosimo I de’ Medici, che nel 1538, per celebrare la propria ascesa al potere, affidò a Niccolò Tribolo il progetto del giardino, che, anche se non realizzato in toto, conosciamo attraverso le descrizioni del Vasari. Dietro la villa si trova il giardino all’italiana tipicamente cinquecentesco, secondo solo a quello, più esteso, di Boboli. Punteggiato di agrumi e statue rinascimentali, il giardino si caratterizza per due elementi del progetto decorativo del Tribolo: la fontana di Ercole e Anteo, coronata da un gruppo bronzeo dell’Ammannati (oggi all’interno di Villa Petraia) e la Grotta degli Animali – o del Diluvio – un’opera unica nel suo genere, che ricrea una grotta naturale, arricchendola con giochi d’acqua e gruppi scultorei in marmi policromi rappresentanti diversi animali, sotto una volta finemente decorata da pietre e conchiglie. Dopo anni di restauri, la Grotta è stata riaperta al pubblico all’inizio di quest’anno. Alle spalle di quest’area verde così curata nei minimi dettagli, se ne apre una più boschiva, trasformata a inizio Ottocento in parco all’inglese. Qui si cela un altro tesoro artistico: l’Appennino – o Gennaio – scultura in bronzo dell’Ammannati che domina una grande vasca di pesci realizzata dal Vasari.
La più suggestiva delle ville dell’area di Castello è la Petraia, che spicca nel verde delle pendici di monte Morello, posta su un colle petroso – da qui il nome – a un’altezza che le permette di avere una vista privilegiata su Firenze. Di origine trecentesca, appartenne a diverse celebri famiglie fiorentine, dai Brunelleschi ai Salviati, passando per i Palla e gli Strozzi, prima di essere acquistata dai Medici nel 1544. A differenza di Villa Reale, la Petraia fu usata come residenza più che per rappresentanza, perciò la ristrutturazione operata dal granduca Ferdinando nel 1588 trasformò la torre in belvedere, creò i terrazzamenti sottostanti l’edificio (piano dei parterres, piano del vivaio e piano della figurina), ma non si focalizzò sulla decorazione del giardino, nel quale provvide piuttosto a inserire piante di utilità e soltanto pochi elementi ornamentali quali statue e fontane. Leopoldo II di Lorenza volle invece realizzare il parco romantico che si estende per diversi ettari a nord, alle spalle della villa. Il magnifico cortile, dove oggi troneggia un enorme lampadario di vetro color ametista, è affrescato con due cicli: il primo cinquecentesco, riferibile a Cosimo Daddi, rappresenta scene dedicate a Goffredo di Buglione, antenato della moglie del granduca Cristina di Lorena; il secondo databile intorno alla prima metà del Seicento, realizzato dal Volterrano e raffigurante i Fasti Medicei. In epoca sabauda il cortile fu coperto da una vetrata per essere trasformato in salone da ballo. Con l’Unità d’Italia, infatti, la Petraia era passata alla famiglia Savoia e divenne presto la residenza prediletta di Vittorio Emanuele II e di Rosa Vercellana, nota come “la bella Rosina”, i quali ne arredarono gli appartamenti con parati, oggetti e mobilio provenienti dalle regge preunitarie. Fu risistemato anche il piano della figurina, quello a livello della villa, dove fu trasferita la Venere – o Fiorenza – del Giambologna a ornamento della fontana. Oggi a strizzarsi i capelli nella piccola e deliziosa vasca è una copia, mentre l’originale è conservata in una stanza all’interno dell’edificio. Dal 2012 la villa ospita anche le 14 lunette di Giusto Utens pervenuteci, che raffigurano le ville medicee viste dall’alto e che il pittore fiammingo realizzò su commissione di Ferdinando I de’ Medici come inventario dei suoi possedimenti. Villa Petraia e il suo parco, così come il giardino di Villa Reale, sono oggi gestiti dal Polo Museale Fiorentino, che organizza visite guidate all’interno della residenza medicea; di particolare fascino è la sala dei giochi, che stimola la curiosità di grandi e piccini. La Villa del Vivaio, invece, con la celebre Sala delle Pale degli accademici, è sotto la gestione diretta della Crusca.
Il triangolo formato dalle ville Reale, Petraia e Corsini, disegna un tracciato facilmente percorribile a piedi – divenuto anche percorso di una corsa ormai storica – prolungabile a tanti punti di interesse artistico, dalle altre già citate ville alle chiese, ai tabernacoli, ai parchi. Un’area del territorio fiorentino da scoprire e riscoprire, senza il frenetico affollamento di Santa Maria del Fiore e dintorni, alla ricerca della quiete che qui i Medici trovarono.