Giunge finalmente a Pescara Audizione, lo spettacolo d’esordio della giovanissima compagnia Le Ore Piccole, formata da quattro artisti diplomati all’Accademia Silvio D’amico di Roma: Chiara Arrigoni (drammaturga, attrice), Massimo Leone (attore), Andrea Ferrara (attore), Francesco Toto (che qui firma la regia). E se ogni esordio è importante, significativo, terreno fertile per la futura crescita artistica, quello de Le Ore Piccole è un esordio decisamente incoraggiante, vista la ricchezza di premi e riconoscimenti mietuti nel torno di due anni circa.
Nella messinscena che ha avuto luogo a Pescara, sulle assi del Florian Espace per la prima giornata del festival Scenari Europei (V Edizione), il pubblico ha vissuto con partecipazione palpabile i diversi snodi della vicenda rappresentata. Tutto questo ci comunica un dato, prima ancora di ogni valutazione di merito: Audizione è un lavoro che incontra il gusto e le esigenze teatrali di questo preciso momento storico. O forse, come spesso accade, si tratta di un lavoro che risponde a delle attese tematiche, ancor prima che artistiche.
Ma principalmente, l’impressione è che Audizione risponda a ben precisi meccanismi di fruizione che si sono attivati e diffusi nell’ultimo periodo: i social network e l’intero insieme di servizi disponibili sugli smartphone, nonché l’ingresso di provider come Sky e Netflix, che hanno innescato un nuovo rinascimento per un prodotto come quello della serie televisiva, fruibile oggi ovunque ed in ogni momento (in treno, sull’aereo, mentre si fa la fila dal medico) su supporti agili e portatili, dal pc al tablet al telefono.
E’ dunque utile analizzare gli elementi costitutivi di uno spettacolo che, tramite il riscontro presso il vasto pubblico, può fornirci delle indicazioni interessanti e non solo limitate agli ambiti del teatro.
La scena è molto scarna: lungo un asse diagonale sono posti un tavolo di legno e due sedie. Il tavolo ha tutta l’aria di essere una postazione di lavoro: c’è un laptop aperto, una sedia e qualche elemento di cancelleria. In fondo si staglia uno stand in metallo a cui sono appesi un paio di abiti maschili ed altrettanti indumenti da donna. Sulla sinistra, più defilata una terza sedia, del tutto identica alla prima.
Tuttavia la scena non è un elemento estetico, né carico di simbologia: la scena è costantemente abitata, agita ed agitata. La sua essenzialità è programmatica dei fondamenti dell’azione teatrale intesa in chiave realistica: posture, pose, posizioni dominanti e dominate. E soprattutto, un dialogo pressoché costante.
E’ questo il tratto maggiormente distintivo di Audizione, insieme alla cifra realistica di testo e recitazione. Siamo dunque lontani dai territori della scrittura scenica, dei lavori collettivi, dell’azione fisica e dell’improvvisazione laboratoriale da cui nasca un nucleo che più tardi diventerà testo. Allo stesso modo siamo lontani da ogni ermetismo della parola teatrale, da ogni tentativo di sua connotazione colorita, che la renda altra cosa rispetto alla parola ordinaria.
La pièce di Chiara Arrigoni cerca per contro una commistione quanto più indistinta con i modi in cui si parla nel contesto reale, pur senza mai oltrepassare il confine dell’italiano standard, riconducendo dunque il teatro ad una purezza ingenua che appariva irrimediabilmente superata. Allo stesso tempo, risorgono tutti i problemi -di concetto e non- di innescati qualche secolo fa dal realismo, anzi impliciti in esso. La recitazione, ad esempio, deve ancora trovare una intensità ed essenzialità che la coniughi con le situazioni estreme verso cui la vicenda la conduce. La lingua stessa dei personaggi manca ancora di colorazioni vive.
Il testo prende lo spunto da un caso di cronaca reale: l’esistenza di costosissimi festini disinibiti, animati dal brivido fornito dalla cosiddetta roulette sessuale, ovvero la presenza tra i convitati di un portatore di HIV. Ovviamente, nessuno sa chi sia l’untore, ma il rischio di contrarre una malattia mortale è evidentemente un fattore di richiamo per uomini e donne altolocate, anestetizzate nella routine quotidiana dall’eccesso di disponibilità e potere.
Chiara Arrigoni individua a ragione una situazione drammaturgicamente fertile nel dietro le quinte di un evento del genere, ed in effetti la pièce tocca picchi di tensione e suspence secondo le modalità che sono divenute tipiche del formato televisivo. Al contempo, un pubblico formatosi o compattatosi attorno alla recente diffusione delle serie tv, ritrova a teatro un codice leggibile, aumentato di un grado di interesse: la presenza reale dei personaggi e la vicinanza fisica dell’azione.
Resta dunque da osservare l’esito di questo fenomeno che lo spettacolo ha esposto. Ovvero, Audizione è uno spettacolo in contro-tendenza, che rimarrà isolato rispetto alle metodologie maggioritarie del teatro italiano, oppure anticipa un trend destinato a trovare sempre più adesioni?
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CREDITS:
“Audizione”
Compagnia: Le Ore Piccole
Con Chiara Arrigoni, Massimo Leone, Andrea Ferrara
Testo: Chiara Arrigoni
Regia: Francesco Toto
Festival Scenari Europei 2019 (V edizione)
Florian Metateatro (Centro di Produzione Teatrale)
Collaborazione con Associazione Scenario