A giorni uscirà il libro numero 100, “L’ultimo regalo di Babbo Natale” di Marie-Aude ed Elvire Murail. Un traguardo prestigioso per la Camelozampa, casa editrice indipendente di Monselice (Padova), nata nel 2011 dalla fusione di due piccole sigle editoriali (Camelopardus e Zampanera) e di due appassionate di narrativa per bambini e ragazzi, la giornalista Francesca Segato e la traduttrice Sara Saorin. “Al cuore del nostro lavoro – spiegano le due fondatrici – c’è sempre la ricerca di produrre libri che siano di qualità, capaci di stimolare un pensiero critico, di prestarsi a molteplici letture, di emozionare, divertire, sorprendere, sollecitando una lettura non stereotipata e non banale del mondo che ci circonda”.
La “mission” della Camelozampa è duplice: pubblicare libri originali di autori e illustratori italiani emergenti o già affermati, ma anche “andare a trovare le ‘perle’ dimenticate nella produzione internazionale, titoli di grande valore artistico e letterario che per qualche motivo non sono mai stati pubblicati nel nostro Paese”. La produzione Camelozampa (tutta “a chilometro zero”, cioè affidata a fornitori e tipografi locali) si articola in diverse collane, che coprono tutte le età: tra le tante segnaliamo “Le Piume” (collana di albi illustrati per lettori piccoli e grandi), “Gli Arcobaleni” (nata nel 2012, destinata al pubblico più “difficile”, ossia i ragazzi di 12 anni e più), la “Talent Angels” (narrativa illustrata dai dieci anni, comprendente una mini-serie di avventure giallo-rosa) e “I Draghi” (saggistica sul fantasy, in particolare attorno alla saga di Harry Potter).
Anthony Browne è certamente uno degli autori e illustratori di punta della casa editrice. Vincitore nel 2000 del Premio Hans Christian Andersen (il maggior riconoscimento mondiale nel campo della narrativa per bambini), il maestro inglese è un noto appassionato di primati. Il suo meraviglioso “Bella e il gorilla” (pubblicato nel marzo scorso) è la storia di una singolare amicizia, ispirata a una vicenda reale. L’amicizia è quella tra la gorilla Koko (vissuta per 47 anni, fino alla sua morte nel giugno 2018, in una riserva in California), cui grazie al Gorilla Language Project venne insegnato a comunicare con gli umani attraverso il linguaggio dei segni, e la gattina Bella. “Il gorilla voleva bene a Bella. Le dava il latte e anche del miele. Ed erano felici”, scrive Browne, mostrando umoristicamente come i due “facevano tutto assieme”, anche i loro bisogni corporali, ognuno sul proprio water. Il rapporto tra i due animali avrà poi un momento di difficoltà: stavolta sarà la gattina a dimostrare tutto il suo amore alla sua compagna, evitando così la possibile separazione.
“Ho pensato che il comportamento di Koko fosse così umano, così vicino a noi, che era un tema fantastico per un picture book”, ha raccontato Anthony Browne. La storia è esposta nella massima semplicità, con poche e precise parole, ma tocca temi enormi: i pregiudizi, la diversità, la solitudine, la solidarietà, la comunicazione. Ma tutto questo è perlopiù delegato alle immagini: alle illustrazioni, alla loro realistica espressività, ai diversi stati d’animo (dalla rabbia alla vergogna, dalla tristezza alla felicità) che possano sul largo volto della gorilla, è affidato il compito di raccontarci la costruzione di un’intimità, raggiungendo così picchi emotivi che rendono questo albo illustrato (l’opera in realtà è del 2008: è quindi rimasta sconosciuta in Italia per oltre dieci anni, e va sottolineata la capacità di Camelozampa di scovare simili tesori colpevolmente ignorati) assolutamente imperdibile.
In tanti ne hanno scritto, e tutti hanno parlato di un’opera straordinaria, usando a più riprese la parola “capolavoro”. E mai parola fu più azzeccata per “Un bacio e addio”, il nuovo albo illustrato del prolifico e pluripremiato autore taiwanese Jimmy Liao (tradotto da Silvia Torchio). La storia, ambientata in Giappone, è molto semplice: un bambino, Woody, rimasto solo (s’intuisce per la morte dei suoi genitori) con il suo cagnolino Pudding, si trova su un treno per raggiungere il nonno e andare a vivere con lui. Il viaggio è lungo, ed è a ritroso nel tempo quanto avanti nello spazio: i rigogliosi e variopinti paesaggi ammirati dal finestrino si alternano a ricordi e flashback della vita passata. Nel treno, dunque, si svolge tutto concentrato quel percorso di elaborazione del lutto, che passa per la consapevolezza della perdita per approdare a una rinnovata fiducia nel futuro.
Questo transito interiore di Woody, questo suo affrontare la morte con compostezza e coraggio e leggerezza, Jimmy Liao lo mostra interamente con disegni a tutta pagina. Colorati, evocativi, squillanti, sono il vero centro della narrazione, magistralmente intrecciati alle (poche) poetiche parole della voce narrante (che è il bambino stesso): un “romanzo per immagini”, così potremmo definirlo. “Un bacio e addio” scorre via per tappe emotive, mischiando sogni (“dimenticai molte cose”, dice Woody, “ma non i sogni, quelli li ricordavo benissimo”) e paure, riflessioni e dolori, attraversando nuvole e gallerie, ruscelli pieni di barchette di carta e scaffali ricolmi di libri, notti stellate e quadri di Mondrian, risaie e istantanee del monte Fuji. Arrivato a destinazione, Woody si renderà conto di aver dimenticato sul treno la propria valigia rossa (dove aveva messo “i libri, i giochi, la bicicletta e anche il pianoforte, che la mamma amava più di ogni altra cosa”): ma ora non ne avrà più bisogno, perché la crescita è avvenuta, l’amore ricevuto è ancora lì intatto, “un bacio al cielo, alla terra e ai fiori”, e una nuova vita sta per schiudersi.