Ci ha trasportato nel magico mondo dell’Oriente la quarta serata di Corpografie, domenica 8 settembre a Pescara, con due pièce distinte, ma accomunate dalla quella stessa tensione del corpo “of limits”, posto in sfida costante con i propri ostacoli fisici e gravitazionali, dove la danza mescolata con le tecniche circensi esplora e approda a nuove conquiste.
Laura Petrini, danzatrice abruzzese ed esperta di danza aerea, ha presentato A Ovest del sole, una viaggio nell’immaginario poetico dell’Oriente. Ventagli e trapezi aerei hanno condotto la danzatrice verso un’esposizione di figure e visioni ancestrali in un gioco danzato di mimesi e liberazione.
Hisashi Watanabe dal Giappone ha presentato un solo da titolo Inverted Tree, un lavoro frutto di nuove sperimentazioni corporee che fonde la giocoleria, la danza contemporanea e l’acrobatica definita “Choreographic juggling” o “ Butoh juggling”. Simile ad un invertebrato, elastico e flessibile, il corpo di Hisashi Watanabe ha raccontato, emozionato e meravigliato il pubblico dello Spazio Matta con contorsioni ai limiti dell’umano, tra e con le palline bianche, ogni volta spostate, sfilate tra un braccio e una gamba e nella schiena in combinazioni ogni volta sorprendenti.
Nell’ordine, Sara Pellegrini, Federica Piermarini e Aurora Lamonaca e per chiudere con le ultime due di Maristella Mezzapesa, del gruppo Dansomanie ci restituiscono quanto visto.
In A Ovest del Sole la danzatrice Laura Petrini affronta i concetti di bellezza, leggerezza e fertilità in una sintesi perfetta tra il mondo della danza contemporanea e il mondo del circo. Come in un gioco di magia, i diversi ventagli usati, cambiati e mescolati ci hanno trasmesso dei messaggi contrastanti che giungono dall’Oriente, come distruzione dell’ambiente, economia ormai in declino e dipendenza tecnologica. In un percorso coreografico che ha attraversato diversi livelli con gli oggetti, come trapezi e veli, Laura Petrini perviene ad un’idea di bellezza con una danza liberatoria e slegata da oggetti, ritrovando un consapevolezza interiore.
A favorire la nascita del lavoro A Ovest del Sole è stato l’incontro dello stile europeo con le linee pure e sensuali dell’Oriente, mettendo in scena una danza complessa che gioca con il corpo e le luci, in uno spazio arredato semplicemente da un trapezio e da un ventaglio rosso.
L’Oriente che l’artista, attraverso il suo corpo, ci consegna non è una costruzione dell’inganno, un insieme di mere rappresentazioni a cui ciascuno, ovunque si trovi, attinga a proprio piacimento, bensì un vero e proprio personale, sofferto e singolare viaggio dai ritmi lenti da ponente a levante, in un connubio perfetto tra danza e arte circense. Si assiste quindi ad una sorta di svestizione/vestizione di un’identità, un prendere forma di un’essenza, a contatto con il diverso-da-sé per accedere a nuove parti di sé dirigendo gli spettatori – con il fiato sospeso – in un’atmosfera magica, in grado di restituire un significato più intenso e profondo.
Ordine e disordine: il naturale procedere dell’universo, due aspetti della nostra vita; “Inverted Tree” si propone di svelare come i casi della vita racchiudano in sé tracce, per l’appunto di ordine e di disordine.
Si va a costruire un’opera che pone le sue fondamenta su un pensiero che si trasforma a sua volta in un monologo corporeo spontaneo e selvaggio, che appartiene al fondo primitivo e primordiale, in grado di tracciare affascinanti traiettorie. Dunque, in uno scenario incantevole in grado di catturare lo sguardo, in un tempo – illimitato ed eterno – il corpo di Hisashi Watanabe può davvero tutto.