Giselle è il biglietto da visita della compagine scaligera in tutto il mondo, basti pensare all’ultimo impegno in Cina ad agosto dopo aver girato Australia, Brasile, Francia, Oman e USA.
Nonostante il numero sostanzioso di repliche, complice il continuo ricambio di primi ballerini, si potrebbe quasi dire che lo spettacolo sia contemporaneamente di tradizione e di innovazione.
Giselle ha un po’ di tutto, l’amore che supera le disuguaglianze sociali, la gelosia, il tradimento, il sovrannaturale. Un mix cinematografico che non incatena i personaggi ad un unico canovaccio e che può mostrare la loro versatilità e la loro idea non solo di danza ma anche di espressività e mimica.
L’allestimento scenico di Aleksandr Benois, prossimo ai settant’anni di celebrazione, d’altra parte segue questa naturale predisposizione, contribuendo con l’essenziale al flusso narrativo ma senza prendere il posto della storia.
Un approccio condiviso dal direttore David Coleman che alla guida dei ragazzi dell’Accademia della Scala (encomiabile l’abilità di molti di loro a passare da Rigoletto, (https://www.teatrionline.com/2019/09/il-futuro-di-rigoletto/) al balletto in poco tempo) preferisce non particolarizzare l’esecuzione. Salvo alcuni momenti di asincronia fra buca e palco alla fine del primo atto, la sua direzione è utile alla fruizione sul palco dove effettivamente risiedono i veri protagonisti dell’opera, rimanendo un po’ sospesa fra pathos o mancanza di esso.
Meritano una citazione i soli orchestrali che hanno impegnato le prime parti degli archi e il primo oboe e che ben hanno figurato nel loro momento di gloria. Un peccato non poter citare i ragazzi coinvolti per l’assenza della lista degli orchestrali nel libretto di sala.
Star della serata Svetlana Zakharova (Giselle), l’étoile scaligera che si dimostra eterea ma allo stesso tempo estremamente pragmatica, capace di destreggiarsi nelle varie sfaccettature della protagonista che così solo per dire nel primo atto è viva e pulsante, nel secondo è in spirito e onirica.
Per lei continue interruzioni da parte del pubblico con applausi sinceri e continui.
Protagonista sul palco anche David Hallberg (principe Albrecht), il primo americano al Bolshoi, che ritrova dopo cinque anni la compagnia di Zakharova, anno stesso in cui subì un infortunio che lo costrinse non solo ad uno stop di due anni ma anche a dover combattere con la depressione.
Ne esce un personaggio, anche alla luce delle esperienze personali, molto sfaccettato in cui risaltavano le qualità umane e in cui la prova estenuante di fine secondo atto ha mostrato tutta la sua qualità artistica, ampiamente apprezzata dal pubblico.
Ottima prova anche dalla comprimaria Maria Celeste Losa, regina delle Villi, che ordinatamente domina la schiera delle fate dei boschi ad inizio secondo atto.
Bene anche le seconde parti di Alessandro Grillo, Marta Romagna, Beatrice Carbone, Mick Zeni e Riccardo Massimi ma un complimento che va esteso a tutti i ballerini di questa produzione.
Spazio nelle prossime recite anche ai protagonisti della recite internazionali per un continuo ricambio generazionale all’interno di una tradizione in continua evoluzione.
———
Giovedì 19 settembre, Teatro alla Scala, Milano
Giselle
Coreografo | Jean Coralli, Jules Perrot
Musica | A. Adam
Giselle | Svetlana Zakharova
Il principe Albrecht | David Hallberg
Il Duca di Courland | Alessandro Grillo
La principessa Bathilde | Marta Romagna
La madre di Giselle | Beatrice Carbone
Hilarion | Mick Zeni
Wilfried | Riccardo Massimi
Myrtha, Regina delle Villi | Maria Celeste Losa
Direttore | David Coleman
Orchestra dell’Accademia Teatro alla Scala