Nella magica cornice di Salsomaggiore Terme, nella terra di mezzo del ducato tra le province di Parma e Piacenza, la rinomata città termale, resa famosa dal concorso nazionalpopolare di Miss Italia, si ridesta da un languido torpore con nuova linfa vitale. La direzione artistica del Teatro Nuovo apre, con nuovo smalto, alla programmazione di teatro, prosa, musica e danza per la stagione 2019-2020 con nomi prestigiosi: da Alice ai Queen Mania, alla Toscanini e in anteprima nazionale Vinicio Capossela.
Al Teatro Nuovo di Salsomaggiore Terme apre i battenti la solida Compagnia di teatro-danza contemporanea Artemis/Monica Casadei. Un incontro, quello della coreografa e direttrice Casadei, con il teatro in stile Decò, non casuale. Nel complesso architettonico del teatro con cupola apribile – progettato dall’architetto Mario Bacciocchi e ricostruito nel 1946 dopo i terribili bombardamenti – venne rappresentata in prima Nazionale l’opera “Tosca” con la partecipazione di Maria Callas.
Negli ultimi anni, la cifra stilistica della Casadei si è plasmata e orientata verso la tragedia e la rilettura in danza e movimento delle opere liriche e melodrammi tra cui “Tosca”.
Ma è il progetto omaggio a Fellini, con “I Bislacchi”, e la musica di Nino Rota, uno dei primi acclamati lavori coreografici della Compagnia Artemis, ad aprire le danze al Teatro Nuovo di Salsomaggiore Terme. In attesa di festeggiare i 100 anni dalla nascita di Federico Fellini, per cui corrono i preparativi in data 8 gennaio 2020, il regista – entrato nella storia per averci regalato capolavori della settima arte con pellicole cinematografiche tra le quali “La strada”, “I vitelloni”, “Le notti di Cabiria”, “8 ½”, “Amarcord”, film vincitori di premi Oscar – rimane per molti creativi un simbolo icona e di ispirazione per nuovi progetti artistici.
Fellini si definiva: «Un artigiano che non ha niente da dire, ma sa come dirlo»…
Per la regista Monica Casadei non è un caso ma un insieme di puntuali coincidenze accostarsi alla poetica felliniana elaborando voracemente ai suoi esordi, I Bislacchi, l’omaggio in danza atto unico, che meglio si avvicina all’immaginario di Federico. Progetto coreografico ancora oggi attuale nei contenuti tematici e nella forma iconografica del gesto-movimento. Un guizzo di geniale atto creativo senza tempo, capace di resistere ed affermarsi nella contemporaneità del momento, attraverso l’identità chiara dei personaggi, senza essere scalfiti o fagocitati dalla personalità dei sei danzatori interpreti mutevoli, di volta in volta negli anni, nelle differenti produzioni in seno la Compagnia Artemis.
La coreografa Monica, ancora bambina, baciata dalla fortuna di essere vicina di casa a Ferrara, di Massimo, nipote di Giulietta Masina (moglie di Fellini), racconta l’incredibile e straordinaria esperienza di pomeriggi trascorsi insieme a Massimo, accompagnati da Giulietta a vedere il circo, e di un episodio nel quale la stessa Monica intimidita, invitata nella casa-caravan circense, rovesciò una bibita sul divano bianco della roulotte.
Un mondo magico ed una osservazione analitica e filosofica trapelano, negli anni, nella ricostruzione del percorso di scrittura coreografica della Casadei, attraverso un filo rosso, in cui le trame dell’ironia, della leggerezza ma anche di profonda interiorità, rappresentano teatralmente il suo pensiero danzante.
Una mimesi. Una imitazione per Platone, che per Aristotele è la rappresentazione dell’essenza delle cose operate dall’artista. Una imitazione, ma non nell’asserzione del termine negativa di copia, bensì, di mimesi. Un feeling capace di tessere un segno che lega affinità elettive senza aver condiviso per forza la stessa dimensione spazio temporale. Così si presenta, con ritmo incalzante ed energizzante, “I Bislacchi”, attraverso stravaganti, bizzarri, strampalati personaggi spesso riconducibili alla realtà romagnola, quella poetica e visionaria di Federico Fellini da cui ha attinto per regalarci i suoi capolavori.
Frutto anche dei trascorsi agonistici nella ginnastica ritmica, la Casadei non solo prende dalla clownerie, ma sottende la capacità di fondere elementi ginnici con passi prettamente tecnici della danza per connotare, dando spessore e identità ai personaggi, tanto quanto il Maestro Fellini ha plasmato da sognatore e idealista concreto la trama dei suoi film, portando nello spazio scenico lo scorrere del tempo di quadri plurimi.
Diceva Fellini, nella ripresa cinematografica del “fermo immagine con movimento”: «L’ideale sarebbe fare un film con una sola immagine, eternamente fissa e continuamente ricca di movimento. In Casanova, avrei voluto veramente arrivarci molto vicino: un intero film fatto di quadri fissi».
Ecco forse è proprio questa la magia del teatro, quella che Fellini ha cercato di riprodurre in un fotogramma: raccontare la vita come in un quadro, dove tutto sembra statico, mentre vivono e si raccontano il susseguirsi dei tableaux in una unica dimensione, come lui stesso accennava, sapendo disegnare ed illustrare.
Un abbraccio virtuale in questa serata speciale si materializza in platea nell’accorato ricordo di Francesca Cerati, danzatrice della Compagnia Artemis, scomparsa nel 2017 in un tragico incidente stradale all’età di 33 anni, virtuosa interprete delle tante produzioni coreografiche della Casadei.
Meritevoli di menzione i sei danz-attori interpreti: Mattia Molini, Sara Cavalieri, Michelle Atoe, Teresa Morisano, Christian Pellini, Danilo Smedile.
Note: anche la rassegna salsese “Mangiacinema” ha celebrato nella precedente edizione i lustri di Fellini con preziosi ospiti, così come alla Mostra del Cinema di Venezia, quest’anno è stato premiato “Federico Fellini in Frame”, il Progetto speciale che l’Istituto Luce Cinecittà ha sostenuto e attinto dall’immenso tesoro, custodito nel suo archivio storico, presentato dalla giornalista e nipote Francesca Fabbri Fellini “Fellinette”.