Tre donne in fila, il tempo che si dilata, la parola dà vita a situazioni e trasformazioni. Un dramma dell’attesa, si dirà, un piccolo classico del teatro contemporaneo.
In realtà, con Il colloquio il collettivo LunAzione va oltre le facili attese, senza bisogno – per altro – di rivoluzionare le categorie tradizionali. Sorprende anzi la piena maturità della formazione, vincitrice con questo progetto del Premio Scenario Periferie 2019.
Il colloquio non è un brillante lavoro giovanile, un fresco tripudio di energia e colore. Lo studio di venti minuti – proposto con successo al Florian Espace come spettacolo di chiusura del Festival SCENARI EUROPEI 2019 – lascia prevedere la costruzione di uno spettacolo che lascerà un segno duraturo.
Le tre donne sono in fila davanti al carcere di Poggioreale, in attesa di incontrare i loro uomini per pochi minuti. Eppure attorno a questo tempo residuale costruiscono la loro vita, riadattano speranze e quote di felicità, rimodulano il proprio ruolo di donna. È questo il complesso di fattori che sta dietro alla superficie dello spettacolo, quella superficie che poi in teatro è tutto, è lo spettacolo stesso.
Saliamo dunque in superficie ed andiamo a vedere.
Tre uomini, frontali al pubblico. I loro costumi recano un comune elemento di colore rosso, rigiocato liberamente da ciascuno di loro: un cardigan per il primo personaggio, un giacchino aperto per il secondo, una maglia girocollo per il terzo, con audaci inserti maculati sui lati. Tutti e tre vestono un pantalone nero di taglio neutro e calzature dello stesso colore di modello maschile. Tutti e tre portano con sé una voluminosa busta, una sportina rigida da supermercato, l’una del tutto identica a quella altrui tanto da sembrare intercambiabile, eppure è serbata con piglio sospettoso e protettivo.
I tre personaggi si colorano le labbra con un rossetto scarlatto, poi si dispongono di profilo. Inizia l’attesa, che per certi versi richiama l’atmosfera del western per l’immobilità del tempo che aleggia sopra le fila di vita sospese.
Questa è la pelle dello spettacolo, che come un organismo vivente risente della salute degli organi che contiene. Il colloquio ci permette di riflettere sulla natura stessa del teatro, il suo essere un organismo sistemico di più livelli, ma soprattutto una realtà parallela. Una realtà fatta di finzione, naturalmente, che però viene perlustrata, abitata e vissuta integralmente dagli artisti di scena.
Una finzione presa “maledettamente” sul serio e dunque mai sovrapposta alla realtà. Il mascheramento intermedio dei tre attori è dunque un ponte che conduce lo spettatore a bordo di questa finzione, facendola diventare realtà. Una realtà parallela – dicevamo – che il pubblico può vivere soltanto quando lo spettacolo lo permette, costruendo gli strumenti adatti ad un incantesimo.
Oggi celebriamo il Collettivo Lunazione, perché uno spettacolo perfettamente riuscito è un evento raro, prezioso, divinatorio, capace di connessioni dimensionali pur senza mai rinnegare la sua matrice terrenale.
Il colloquio è stato salutato con calore vibrante dal pubblico del Florian Espace di Pescara. Nell’attesa interminabile, le tre donne si dibattono tra slanci di solidarietà ed una ferina marcatura del territorio, condensando in ogni gesto gli insegnamenti taciti appresi da una condizione innaturale che sa di amputazione. Questa cifra dolorosa non si smarrisce mai, mentre il dialogo si muove liberamente verso continue punte comiche irresistibili, illuminate da squarci poetici autentici di tipica marca partenopea.
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CREDITS:
“IL COLLOQUIO”
Con Renato Bisogni, Alessandro Errico, Marco Montecatino
Progetto e regia Eduardo Di Pietro
Costumi Federica Del Gaudio
Festival Scenari Europei 2019 (V edizione)
Florian Metateatro (Centro di Produzione Teatrale)
Collaborazione con Associazione Scenario