Al Borgo Medievale di Torino va in scena fino a domenica 22 settembre “King Lear-ned (lo strappo)”, dall’omonima opera di Shakespeare, per la regia di Oliviero Corbetta, all’interno della rassegna “Muse-oh!”, organizzata dall’Associazione Liberipensatori “Paul Valéry” di Torino.
La cornice dello spettacolo, che ha debuttato 5 anni fa nella stupenda cornice di Palazzo Chiablese a Torino, lascia a bocca aperta, tutta avvolta dai merletti e dalle architetture neogotiche del Borgo Medievale sulle sponde dl Po che scorre placidamente a fianco della sala teatrale. In scena scale di legno, pioli su cui adagiare il destino del racconto ancestrale del Re Lear di Shakespeare, pregno di segni, storie umane, desideri ambiziosi e crimini violenti: l’anziano Re Lear, bizzoso e capriccioso, divide il regno fra le tre figlie, in cambio chiede un pegno di ipocrita amore. Solo l’amata Cordelia rifiuta di corrompere il proprio amore puro con sviolinate di parole vane, destando l’ira funesta del padre. Da qui s’innesca la girandola di inganni, cupide voglie e desideri di sopraffazione srotolando un destino crudele che innalza chi era perduto e dissolve chi troppo voleva. Questo saliscendi umano è esemplificato dalle scale a pioli che disegnano una scenografia di velature, praticabili, ceppi e finestre, capanna nella bufera e accampamento di guerra, una selva di segni grafici che guidano il pubblico nel complesso mondo umano dei personaggi dell’opera shakesperiana. Si parla della vita al tramonto degli anni, dell’identità, del desiderio di rivalsa, di amori frustrati e di purezze sfregiate, in un magistrale sunto dell’essenza umana che il Bardo ci ha regalato con quest’opera immensa. In scena i personaggi sono avvolti da impermeabili e giacche nere, grumi di oscurità in cerca di salvezza sotto gli influssi maligni di una luna piena, si agitano crudi e violenti fra le spire di un buio che li abbranca.
Marco Pagani è uno splendido Re Lear, cuore e tenacia, ogni sfumatura umana passa dalle sue corde, aggrappandosi ad un Kent schietto e molto fisico, un granitico Eugenio Gradabosco, con il contraltare ilare di un matto fuori dal coro, un Giovanni Pupino rotondo e scaltro. Goneril (Daniela Vassallo) e Regan (Stefania Rosso) rendono vermiglio l’intreccio profondo dell’ipocrisia umana, con costruzioni fisiche fatte di simboli e partiture funzionali, mentre dall’altra parte la tenera Cordelia (Chiara Bosco) lenisce con la sua grazia la ruvida follia di un Lear trapassato. Adatti e duttili gli altri interpreti per un cast di quindici attori, che entrano ed escono a ritmo forsennato, disegnando un vaudeville tragico e pieno di azione. Spettacolo denso e senza cali di tensione, dalla regia ben strutturata e una recitazione di buon livello, non tradisce le aspettative e rispetta degnamente le parole immortali del Bardo. Un’esperienza vivificante.
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King Lear-ned (lo strappo)
da “Re Lear” di William Shakespeare
regia Oliviero Corbetta
con
Re Lear – Marco Pagani
Gonerille – Daniela Vassallo
Regan – Stefania Rosso
Cordelia – Chiara Bosco
Conte di Gloucester – Aldo Stella
Conte di Kent Eugenio – Eugenio Gradabosco
Duca di Albany – Cristiano Falcomer
Duca di Cornovaglia – Paolo Carenzo
Re di Francia – Carlo Cravino
Duca di Borgogna – Davide Mantovani
Edmund – Gianandrea Muià
Edgar – Luca Ghignone
Oswald – Davide Farronato
Il Matto – Giovanni Pupino
Primo Cavaliere – Luigi Colasanto
Secondo Cavaliere – Shaka Coppola
Terzo Cavaliere – Donatella Degrandi
Scene Maurizio Fò
Costumi Donatella Degrandi
Movimenti di scena Emilio Frattini
Associazione Liberipensatori “Paul Valéry”