La febbre dell’oro contamina Vicenza, che il 7 settembre vede l’apertura del grande Salone di VicenzaOro, e i suoi visitatori; accorsi in occasione della mostra dell’oreficeria e del Festival di canto lirico e barocco “Vicenza in Lirica”. Dopo l’acclamato successo della “Petite Messe Solenelle” del 31 agosto, che ha visto la partecipazione di ottimi cantanti quali Barbara Frittoli, Sara Mingardo, Alfonso Zambuto e Davide Giangregorio, il 5 settembre il palcoscenico del Teatro Olimpico è stato attraversato dai giovani interpreti de “La Diavolessa” di Baldassarre Galuppi su libretto di Carlo Goldoni. Rappresentata per la prima volta nel 1755, l’opera dei due artisti veneziani è una storia di inganni ed equivoci, di superstizioni e rivelazioni, dalle venature comiche e infine romantiche. Dorina e Giannino sono infatti una giovane coppia alla ricerca di un po’ di fortuna, che verrà da loro ottenuta con lo scaltro contributo del locandiere Falco e imbrogliando Don Poppone: avaro gentiluomo, padrone di un tesoro nascosto.
La magica atmosfera dell’Olimpico si bilancia magnificamente con gli elementi scenici “minimal”, scelti dal regista di fama internazionale Bepi Morassi: tre praticabili, rispettivamente ai lati e al centro del palcoscenico, contornano i movimenti più o meno atletici degli artisti e dei loro personaggi. Contrariamente ai ruoli di Dorina, Giannino e Don Poppone, di gran lunga più dinamici, i ruoli aristocratici (il Conte e la Contessa) sono letteralmente rallentati dalla loro inadeguatezza ai tempi che corrono.
Le dive della musica italiana sembrano tenere sinuosamente le fila della gestualità del controtenore Ettore Agati, interprete del Conte Nastri che, oltre ad avere un’ottima padronanza del palco, si cimenta in un’intonazione misurata, comunicativa e sapientemente gestita. Ligia Ishitani Silva ci regala una Contessa contenuta sia vocalmente sia scenicamente, forse irrigidita dal contesto di appartenenza dello stesso personaggio. Il Don Poppone di Stepan Polishchuk dimostra di essere un convincente performer, dal timbro robusto, ancora un po’ grezzo, scaldando più volte lo spirito degli spettatori e suscitandone gli applausi. Le vesti della mente dell’imbroglio generale (Falco) vengono vestite da Lucas Lopes Pereira, interprete dai toni leggeri e pacifici, forse bisognosi di una maggior sicurezza scenica. Lucia Conte si cimenta in una Ghiandina allegra e frizzante, piacevole sia da vedere sia da sentire. Arlene Miatto Albeldas tratteggia una Dorina fastidiosamente civettuola (che sia troppo?) dal timbro singolare, a tratti difficile da gestire e disomogeneo nei passaggi di registro. Ultimo, ma non meno importante, Omar Cepparolli ci offre uno scanzonato e divertente Giannino dall’intonazione solida, decisa e ben proiettata, a cui si accompagna un sapiente controllo dello spazio scenico.
Il Maestro Francesco Erle fornisce una lettura sentita, piacevole e scorrevole dell’opera, instaurando un connubio drammaturgico, di successo con gli stessi cantanti. In conclusione, non possiamo non nominare e ringraziare Andrea Castello, ideatore e organizzatore del Festival, cui dobbiamo una buona parte della riuscita della rappresentazione vista la sua attenta e onnipresente supervisione.
Visto il calore con cui è stata accolta “La Diavolessa”, se vi siete persi la prima, non mancate alla seconda domenica 8 settembre alle ore 21 sempre al Teatro Olimpico.