Nella suggestiva location en plein air del cortile di Palazzo Farnese a Piacenza, la seconda edizione di “Lirica sotto le Stelle” prende vita il giorno 7 settembre, con la consueta cena introduttiva a tema. Quest’anno la formula proposta dall’Associazione Amici della Lirica promuove il titolo verdiano “Rigoletto”, un’opera di forte impatto emotivo e dal tema ancor oggi molto attuale.
Una regia tutta al femminile, firmata Giuseppina Campolonghi, risponde con tono minuzioso nei particolari d’intervento, senza alterare il codice della tradizione dell’opera scritta da Giuseppe Verdi, indelebile nel tempo.
Un importante ruolo sigla le attività svolte dall’Associazione Amici della Lirica fin dalla sua costituzione, nel 1964, anno in cui la stessa si fece promotrice di un prestigioso concerto sinfonico e vocale presso il Teatro Municipale di Piacenza, con l’orchestra Sinfonica della RAI di Milano e cantanti di lustro – Menippo (tenore), Torregiani (baritono), Amedeo (soprano) – per raccogliere fondi in favore dei terremotati del Vajont.
Come spiega la Presidente, di origini toscane, Giuliana Biagiotti: «Grazie anche al precedente vitale impegno di mio marito, nel susseguirsi degli anni, in oltre cinquant’anni di attività, abbiamo tenuto fede al nostro oggetto statutario di sostenere giovani talenti e diffondere la cultura per la musica lirica, sinfonica, cameristica, realizzando opere di Verdi, Puccini, Donizetti, Leoncavallo, Rossini, Mozart, Cilea, con l’impegno di sensibilizzare l’opinione pubblica alla raccolta fondi, a sostegno di gravi eventi di calamità naturali».
Finalmente, nel terzo millennio, il bel canto riesce a coinvolgere il pubblico a più ampio spettro, grazie anche ai media e ai canali social, che a dispetto dei puristi conservatori dell’opera, hanno sdoganato altri luoghi (oltre il teatro) ed altri modi con cui arrivare alle nuove generazioni, facendo amare ed apprezzare giovani talenti nel mondo, come il trio del Volo e non ultimo Alberto Urso.
Certamente, la tradizione vuole che Grigolo, Bocelli, Pavarotti, Ricciarelli, Gasdia, Nucci, per citarne solo alcuni, siano ancora attualmente punti di riferimento e fiori all’occhiello prestigiosi per affrontare lo studio di una futura carriera nel campo del canto lirico, così come nel settore della danza vi sono i nomi di eccellenza che la contraddistinguono per lo stile e l’unicità del nostro patrimonio artistico italiano.
La regista Giuseppina Campolonghi, figlia d’arte, con grande passione, studio e dedizione ha cucito un fil rouge tra le due arti coreutiche, danza e canto, attraverso il proprio personale trascorso professionale. Gli studi professionali la vedono giovanissima a Milano ad apprendere il metodo Cecchetti e Vaganova, danzando nel Corpo di ballo di Luciana Novaro e nel programma Rai, “Passi di Danza”, accanto alle icone del balletto classico (Carla Fracci, Rudolf Nureyev, Liliana Cosi, Roberto Fascilla ed Elettra Morini, consorte di Tony Renis). Il nutrimento dell’anima, per vocazione, si è articolato dentro e fuori il movimento della voce e la comunicazione non verbale del corpo danzante, tracciando una linea di rigore costante nell’affrontare i personaggi dei libretti del balletto di repertorio classico ed operistici. Premio Mercurio d’Oro per la Danza conferitole da ANIOC, Associazione Nazionale Onorificenze Cavalleresche.
Molti sono gli Allievi da lei formati, oggi étoile ed artisti a tutto tondo, affermati non solo in campo tersicoreo, come Laura Contardi, Stefania Figliossi, Roberta Mazzoni, Mia Molinari, Riccardo Buscarini, Giacomo Rovero, per citarne alcuni, ma anche note soubrette ed attrici, quali Isabella Ferrari. Tutti loro hanno, infatti, studiato nella scuola fondata dalla Campolonghi (io stessa vi ho studiato ed insegnato).
La regista Campolonghi affronta il libretto verdiano del “Rigoletto” con estrema dovizia, sulle note del ricordo della voce di suo padre, il baritono Piero Campolonghi, quasi a volerne traghettare nel tempo lo spirito del personaggio custodito fin dalla Prima del suo esordio, avvenuta nel 1851 al Teatro La Fenice di Venezia, in cui la drammaticità di Titta Ruffo, nei panni del buffone di corte Rigoletto, si apprestava a raccontare il malessere del popolo italiano oppresso dalla tirannia del momento.
Il libretto in tre atti di Francesco Maria Piave è tratto dal dramma di Victor Hugo, “Le Roi s’amuse” (Il Re si diverte), in cui la tragedia, il tradimento, l’amore filiale e la vendetta sono gli ingredienti di una combinazione melodica e potenza melodrammatica fin dal preludio musicale con la costante del tema della maledizione e del senso di colpa, da parte del personaggio di Gilda. “Ho l’onta padre mio”…
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Intervista
Sig.ra Campolonghi, che cosa porta nella regia di questo “Rigoletto” della tradizione di suo padre, Piero Campolonghi, baritono piacentino, che ha interpretato questo ruolo?
“Porto con me una eredità artistica importante. Fin da bambina posso dire di aver respirato musica e bevuto latte in casa, poiché mio padre era solito ripassare sempre tutta l’opera che avrebbe interpretato a teatro, in orario serale, non riuscendo a mandarmi a letto, tanto era la fascinazione della parola scenica, a cui lui dava molta importanza. Il suo cavallo di battaglia è stato “Rigoletto”, e anche quando fece una lunga tournée accanto a Maria Callas, la sua attenzione era rivolta, non solo alla emissione della purezza timbrica della voce, ma a rendere un tutt’uno con il personaggio, voce e corpo. Oggi non a caso, Leo Nucci è ritenuto ancora il più grande interprete di “Rigoletto”, capace di unire queste qualità. Lo stesso autore dell’opera, Giuseppe Verdi, indica nel libretto le sfumature da interpretare nel segno della tradizione. Non ho potuto vederlo e sentirlo a teatro, perché ero ancora troppo piccola, ma mi commuovo sempre ascoltando le incisioni dell’epoca”.
Già fondatrice dell’Accademia di Danza Domenichino da Piacenza, ballerina prima e coreografa ed insegnante dopo, formatrice di talenti oggi nel mondo, con quale prospettiva si è preparata per affrontare questa regia operistica del “Rigoletto”?
“Tutto il mio bagaglio della danza ha sempre nutrito fortemente anche il mio approccio all’ascolto dell’opera. Il balletto classico del secolo ‘800 è fortemente connotato di gestualità e pantomimica ben codificata che racconta (come la parola scenica) il sentimento del personaggio nella scrittura narrativa della trama. Nel primo atto di “Rigoletto” ho costruito i movimenti scenici, coadiuvata da Riccardo Buscarini, giovane coreografo internazionale, qui, in veste di assistente, rispettando la tradizione e l’epoca in cui il soggetto è ambientato”.
Si può dire quindi che ci sono punti in comune d’incontro tra un’opera lirica e il balletto di repertorio?
“Senz’altro l’epoca in cui il bel canto e la danza classica hanno viaggiato e si sono sviluppate nei propri ambiti sono lo specchio della società di quel momento, con cui hanno adottato il linguaggio più consono per esprimere i cambiamenti di una umanità varia”.
Sig.ra Campolonghi, questo “Rigoletto” è il debutto per lei nella regia operistica?
“In realtà, collaborando ormai da molti anni in qualità di coreografa per le opere liriche, alcuni registi mi hanno spronata a cimentarmi nella regia, firmando le precedenti, tra cui “Madama Butterfly”, sempre cercando di attenermi alla tradizione con cui è già impegnativo lavorare rispettandone i contenuti, senza stravolgerne la struttura”.
È stato difficile concertare i cantanti lirici nei rispettivi ruoli, i figuranti e danz-attori?
No. Per quanto ho sempre quella sana paura nell’affrontare un autore quale è Verdi, con il dovuto rispetto di chi si accosta ai grandi pilastri della musica classica…in punta di piedi. Tutti gli artisti, per ciò che mi riguarda, devono sentirsi liberi di esprimere se stessi rimanendo a proprio agio. Federica Livi debutta nel ruolo di Gilda, figlia di Rigoletto, interpretato da Federico Longhi. I giovani cantanti sono accompagnati dalla Orchestra Filarmonica Italiana OFI, diretta dal maestro Jacopo Rivani e il Coro Lirico delle Terre Verdiane. I figuranti e danzatrici sono allievi di Michela Vicentini di Progetto Danza, molto attenti e desiderosi di portare a compimento al meglio un’esperienza così coinvolgente”.
Come nasce la collaborazione con l’Associazione Amici della Lirica?
“È una collaborazione di lungo corso… (spiega introducendo la Presidentessa della Associazione Amici della Lirica, Giuliana Biagiotti)… In oltre cinquant’anni di attività, rivolta agli associati e alla cittadinanza tutta, lo scopo primario è di diffondere la cultura della musica lirica, sinfonica e cameristica, impegnandosi di realizzare opere liriche in forma scenica. L’anima degli Amici della Lirica è stato mio marito, prosegue la sig.ra Biagiotti. Con lui si è consolidato il Progetto Lirica Sotto le Stelle”.
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