Progetto recentissimo della compagnia “I nuovi Scalzi” di Barletta, finalista al Premio Scenario 2019 nella sezione “Periferie” e presentato al festival Scenari Europei di Pescara nel formato del corto teatrale della durata di 20 minuti.
Il lavoro di Ivano Picciallo e dei suoi compagni di scena mostra sin dai primissimi momenti un paio di caratteristiche portanti: la territorialità, che si riverbera sia sulla tematica trattata che nella lingua usata dagli attori; la scrittura scenica, come metodo e materiale di costruzione dello spettacolo.
Sammarzano indaga infatti il tema del “lavoro nero” nelle campagne del sud Italia (nello specifico, la zona della Capitanata e le relative piantagioni di pomodoro). Colorismi meridionali riempiono la percezione dello spettatore su ogni piano:
1) quello visivo, già dalla scena iniziale, con due vecchi di paese presi a borbottare in una sorta di grammelot su di un palinsesto di voluti luoghi comuni riguardo al presente, il tempo andato, il declino irrecuperabile di una comunità che fu florida e felice incarnato dai tanti, troppi extracomunitari che affollano i campi dove loro hanno speso gli anni migliori; 2) quello sonoro, tramite le inflessioni ed espressioni dialettali o regionali, che infarciscono costantemente la parola in scena. E poi i costumi e gli oggetti di scena – nella loro ricercata ordinarietà, talvolta viltà – rimandano anch’essi ad un immaginario legato a luoghi riarsi dalla calura di giornate lunghe, innervato dalla basalità del mestiere manuale e cosparso da una religiosità popolaresca, iconografica ed animica allo stesso tempo.
Tutto questo fa sì che lo spettacolo si scontri con una serie di soluzioni già abbondantemente percorse dal teatro, cosi come la tematica sociale restringe fatalmente il campo d’azione al lavoro creativo. Difficile se non impossibile dunque, dentro tali coordinate, sorprendere per novità, mentre risulta facile suscitare ciclicamente l’impressione del déjà-vu anche in passaggi assolutamente inediti.
Ma è qui che il lavoro de I Nuovi Scalzi sorprende positivamente: per la qualità compositiva di quadri e personaggi, per l’impiego dello spazio e del tempo della performance. La chiave è data proprio dalla formazione della compagnia, tutta incentrata sul lavoro fisico e sulla tecnica attorica antecedente al teatro di parola (Commedia dell’Arte, clown, nouveau circque). Non già una mera scuola recitativa, questo retroterra diviene una prospettiva, un approccio metodologico al soggetto trattato che esclude i rischi dell’intellettualismo e del cliché sociologico.
Siamo nel solco ormai profondo scavato anni fa da Emma Dante, dove oggi albergano epigoni reali ed aspiranti tali, ma anche interpreti di qualità ed artisti indipendenti animati da una tradizione ed una cifra teatrale semplicemente affine. Per gli osservatori, ciò comporta una doverosa opera di distinguo –più che di giudizio- da operare e da riaggiornare ogni volta rispetto ai termini di paragone presi in esame.
In quest’ottica, Sammarzano fa pensare al lavoro dei migliori talenti apparsi negli ultimi anni nell’ambito del Premio Scenario. In particolare, vengono alla mente Elena Gigliotti e i suoi NO (Dance first, think later) per le sequenze coreografiche che si vengono ad intrecciare con la recitazione.
Anche il ricorso ad un narratore ingenuo per attraversare un argomento complesso è un espediente alquanto usurato, ma in Sammarzano il suo impiego viene sviluppato esponenzialmente ed esposto al coefficiente di difficoltà più alta in senso artistico.
Un lavoro estremamente formalizzato Sammarzano, dove l’importanza del tema sociale viene impastata con godibili soluzioni pop, che vengono inoltre a cadenzare un ritmo agile nella performance, che scorre scoppiettante con il passo di uno spettacolo di “rivista”. Ne viene fuori un lavoro sensoriale prima che tematico, dove tutto ciò che va comunicato in termini argomentativi passa tramite un’opera di fisicizzazione, una traduzione immediata da parte dell’attore. Ciò impone a tutti e quattro gli interpreti uno sforzo notevole, risaltando al contempo le doti di ciascuno sia nei quadri di ensemble che nel lavoro individuale.
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CREDITS:
“Sammarzano”
Compagnia: I Nuovi Scalzi
Con Giuseppe Innocente, Igor Petrotto, Ivano Picciallo, Francesco Zàccaro
Regia: Ivano Picciallo
Scrittura scenica: Giuseppe Innocente, Igor Petrotto, Ivano Picciallo, Francesco Zàccaro
Supervisione alla drammaturgia: Ludovica Bei
Assistente alla regia: Giorgia Fabiani
Costumi: Lorena Curti
Luci: Francesca Zerilli
Festival Scenari Europei 2019 (V edizione)
Florian Metateatro (Centro di Produzione Teatrale)
Collaborazione con Associazione Scenario