La prima internazionale di Sea-Watch 3 di Jonas Schreijäg e Nadia Kailouli sarà il documentario di apertura del 60esimo Festival dei Popoli, il festival internazionale del film documentario, sabato 2 novembre, alle 21.00, presso il cinema La Compagnia di Firenze.
I registi, presenti alla proiezione, raccontano, in presa diretta, a bordo dell’omonima nave fin dal primo giorno, il salvataggio di 53 persone, l’arrivo della polizia italiana, la memoria degli orrori raccapriccianti dalla Libia.
“L’immagine della 60esima edizione – dice Alberto Lastrucci, direttore del festival – presenta la figura emblematica di un testimone che, attraverso sei decenni caratterizzati da strumenti tecnologici in continua evoluzione, ha mantenuto inalterato il suo ruolo di osservatore, di cronista e story-teller. È il simbolo della vocazione della nostra manifestazione a raccontare il mondo nel suo divenire come conferma anche la scelta del film di apertura”.
Il festival avrà luogo dal 2 al 9 novembre, in vari luoghi della città: oltre al cinema La Compagnia, sala principale, Cinema Spazio Alfieri, Istituto Francese di Firenze, Stensen, Auditorium di S. Apollonia, Mediateca Regionale Toscana, Spazio Ottagono delle Murate, ZAP Zona Aromatica Protetta, BUH! Circolo Culturale Urbano. La manifestazione – presieduta da Vittorio Iervese e diretta da Alberto Lastrucci – si propone di presentare il meglio del cinema documentario internazionale in un programma di 109 film, accompagnati da oltre 90 ospiti internazionali.
Per celebrare la sessantesima edizione, una sezione speciale “Diamonds are Forever“, a cura di Daniele Dottorini, che ripercorre le passate edizioni del festival per recuperare 20 momenti di grande cinema firmati da autrici e autori di fama internazionale, riuniti a comporre un collier dal valore inestimabile. In programma, tra gli altri, “Titicut Follies” di Frederick Wiseman; “Dont Look Back” di D.A. Pennebaker; “Les Enfants Jouent a la Russie” di Jean-Luc Godard (in collaborazione con Fondazione Palazzo Strozzi); “First Love” di Krzysztof Kieślowski, “Sud” di Chantal Akerman e molti altri. La sezione è realizzata in collaborazione con Ambasciata di Francia, Istituto Francese Italia, Istituto Francese Firenze. Completano il programma, una mostra dedicata all’Archivio del Festival dei Popoli allestita allo Spazio Ottagono delle Murate, e la proiezione dei cinegiornali dell’Istituto Luce che raccontano le primissime edizioni del festival (grazie alla collaborazione con Archivio storico Istituto Luce).
Il programma, oltre al Concorso Internazionale (20 tra cortometraggi, mediometraggi e lungometraggi, tutti inediti in Italia), con una prevalenza femminile (11 autrici, 10 autori) e al Concorso Italiano (7 i titoli, tutti inediti assoluti, un viaggio nell’Italia di oggi), si articola nell’omaggio dedicato a Sergei Loznitsa, cineasta ucraino di fama internazionale che ha raccontato il dramma della guerra civile nel suo paese, le mille sfaccettature dell’Est Europa e le persone che con coraggio vivono la povertà e cercano la verità post 1989 (tra gli altri sarà proiettato State Funeral, formidabile rievocazione storica sui funerali di Stalin). E poi spettacolari Eventi Speciali; la rinomata sezione sulla musica Hit Me with Music! e il focus dedicato all’ambiente (Habitat). In programma anche una sezione dedicata ai giovani spettatori e alle famiglie (Popoli for Kids, in collaborazione con KinderDocs, Cinema Stensen e Lanterne Magiche) e una alla formazione, con il Campus, dedicato al lavoro svolto dalle scuole di cinema italiane. Doc Explorer, si propone di esplorare quei territori di confine in cui il cinema incontra altre forme di espressione e gli spazi (virtuali e non) messi a disposizione dalle novità tecnologiche.
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Il programma nel dettaglio
Il programma degli Eventi Speciali prevede: “Celebration” di Olivier Meyrou, biografia dello straordinario Yves Saint Laurent (3/11); “Cunningham 3D” di Alla Kovgan, sull’iconico coreografo Merce Cunningham (4/11 – proiezione in 3D); “One More Jump” di Emanuele Gerosa su due atleti palestinesi accomunati dall’amore per il parkour, ma che il destino li ha separato, uno è rimasto a Gaza l’altro vive a Firenze (5/11). Film di punta della sezione “Habitat”, “Welcome to Sodom”, di Florian Weigensamer e Christian Krönes, ci porta ad Accra, in Ghana, nella più grande discarica di rifiuti elettronici del pianeta, destinazione finale dei nostri smartphone e dei nostri computer (6/11). In “The Cave” del regista candidato Oscar Feras Fayyad, la guerra in Siria, tra morte e distruzione, è mostrata dal punto di vista dei medici dell’ospedale di Ghouta che curano i feriti sotto i bombardamenti (7/11); “Elliott Erwitt, Silence Sounds Good” di Adriana Lopez-Sanfeliu, propone il ritratto di uno dei più grandi fotografi dei nostri tempi (9/11).
Hit Me with Music! I documentari musicali del Festival dei Popoli presenta tre titoli per conoscere da vicino i protagonisti della scena musicale mondiale attraversando generi, paesi, epoche, generazioni. La storia della genesi di uno degli album più famosi di tutti i tempi, “Imagine” di John Lennon in “John & Yoko: Above Us Only Sky” di Michael Epstein (2/11). Il viaggio creativo della cantante e musicista PJ Harvey e del pluri-premiato fotografo Seamus Murphy in “A Dog Called Money” di Seamus Murphy (3/11). Il film sarà seguito dall’evento live: “19’40’’ / Enrico “der maurer” Gabrielli (fiati) + Sebastiano de Gennaro (elettronica e percussioni) suonano musica scritta. E poi le periferie di Lisbona, attraverso le vite di alcuni musicisti afro-portoghesi, in una città caratterizzata da complesse questioni identitarie, in “Lisbon Beat” di Rita Maia e Vasco Viana (9/11). Il film sarà seguito dal Festival dei Popoli Closing Party che si terrà presso il “Buh! Circolo culturale urbano” con l’evento live “Carmelindo feat Biga” con il DJset di Celeste Mariposa e della regista Rita Maia. L’evento è realizzato con il sostegno dell’Ambasciata del Portogallo.
Il Concorso Internazionale, 20 documentari inediti in Italia, mette in evidenza la ricchezza di temi e la varietà di stili che caratterizzano il documentario contemporaneo. I film in concorso spiccano per l’originalità degli argomenti trattati e per l’impronta personale che ciascun autore ha saputo imprimere al racconto. La condizione femminile contemporanea è oggetto di analisi e riflessione nelle seguenti opere: “By the Name of Tania” di Bénédicte Liénard e Mary Jiménez (Belgio, Paesi Bassi, 2019) racconta le esperienze di tante ragazze peruviane costrette a prostituirsi nella speranza di condizioni di vita migliori (7/11). “That Which Does not Kill” di Alexe Poukine (Belgio, Francia, 2019) affronta con sensibilità il tema della violenza sessuale raccontata da chi ne è stata vittima (6/11). “This Film is About Me” di Alexis Delgado Burdalo (Spagna, 2019) mostra la relazione tra il regista e la propria carismatica protagonista, un’attrice che nasconde un inconfessabile segreto (5/11). Un anonimo quartiere di Tokyo è lo sfondo di “A Tiny Place That Is Hard To Touch” di Shelly Silver (Giappone, Usa, 2019) mentre si svolge una intensa relazione tra una ricercatrice americana e la propria assistente giapponese (5/11). In “Reynard” di Leonor Noivo (Portogallo, 2019) una regista e un’attrice creano il personaggio di Marta per parlare di ciò che la medicina chiama anoressia e che per loro è un modo di stare al mondo (7/11). Nel cortometraggio “Flesh” di Camila Kater (Brasile, Spagna, 2019) le ‘stagioni’ del corpo femminile ed i suoi ritmi biologici sono raccontati con l’animazione (5/11). Tutto al femminile l’universo di “Las Hermanas de Rocinante”, di Alexandra Kaufmann (Germania, Svizzera, 2019) nel quale Lois, proprietaria di un rifugio per cavalli maltrattati, supera difficoltà economiche e familiari per curare i suoi animali, stabilendo con loro una fiducia profonda e rigenerante (3/11). Ben rappresentato nella selezione di quest’anno anche il tema del cinema come arte del ritratto e dell’autoritratto: in “My English Cousin” (Svizzera, Qatar, 2019) il regista Karim Sayad segue le peregrinazioni di suo cugino, nato in Algeria e residente a Londra, perennemente in bilico tra due mondi tra loro inconciliabili (8/11). Faezeh Nikoozad, autrice di “Missed Embrace” (Germania, Iran, 2019) intraprende un’indagine nei ricordi di famiglia, riportando alla luce vecchi home-movies dove nota la presenza di uno sconosciuto (7/11). “Theodor”, 5 anni, non è solo il protagonista del film omonimo di Maria Boldrin (Italia, 2019) ma ne è anche il co-autore, visto il ruolo assunto dietro la videocamera della sua amata Momo, che ha deciso di girare un film su di lui e sul suo regno di sogni (6/11). “All Cats are Grey in the Dark” di Lasse Linder (Svizzera, 2019) è dedicato ad un eccentrico signore inseparabile dai suoi gatti (4/11). In “Non è sogno” (Italia, 2019) Giovanni Cioni fa confluire i risultati del ‘Laboratorio Nuvole’ da lui condotto nel carcere di Capanne (Perugia) ed ispirato a Pasolini e Calderòn de la Barca (4/11). L’universo giovanile, anche in relazione al ruolo dei giovani nella società contemporanea, è argomento di “Our Defeats” di Jean-Gabriel Periot (Francia, 2019) che guarda al cinema politico francese del ‘68 e lo rimette in scena con agli studenti di una scuola di Ivry-sur-Seine (6/11) e “Progresso Renaissance” di Marta Anatra (Italia, 2019) dove tre ragazzi esplorano in bicicletta i sentieri della cittadina sarda dove vivono, imbattendosi negli scheletri metallici e nelle ciminiere che hanno stravolto il paesaggio (4/11). Altri continenti, altri orizzonti: “Cerro Quemado” di Juan Pablo Ruiz (Argentina, 2019) è la storia di madre e figlia in viaggio, per riunirsi alla nonna, che vive isolata nelle montagne di Salta, in Argentina. Il film restituisce la durata di questo lungo cammino e della relazione tra le generazioni (4/11). “Sandoval’s Bullet” di Jean-Jacques Martinod (Ecuador, 2019, 18’) è un corto sperimentale che rievoca leggendari episodi criminosi avvenuti nel cuore della foresta pluviale ecuadoriana (4/11). “Moshta” di Daryanavard Talheh (Belgio, 2019) è ambientato sulle spiagge dell’isola di Qeshm, Iran meridionale, dove il mare ha esaurito le sue riserve ittiche (7/11). In “I Have Seen Nothing, I Have Seen All” di Yaser Kassab (Libano, Svezia, Siria, 2019) la famiglia del regista si deve occupare del trasferimento delle salme dai parchi pubblici di Aleppo (7/11). “Mars, Oman” di Vanessa Del Campo Gatell (Belgio, 2019, 20’) è ambientato nel suggestivo deserto in terra rossa dell’Oman dove, davanti agli occhi increduli dei beduini, un giorno appaiono degli astronauti (3/11). Il “Campo” esplorato da Tiago Hespanha (Spagna, Portogallo, 2019) si estende alla periferia di Lisbona e ospita, oltre alla più grande base militare d’Europa, una variegata umanità, impegnata nelle attività più disparate (8/11).
Di seguito, i titoli del Concorso Italiano, tutti in anteprima mondiale, girati in Toscana, Abruzzo, Piemonte, Lombardia e nei luoghi del terremoto. La regista Laura Cini presenta “Medium” (produzione Zenit Arti Audiovisive e RAI cinema), documentario ambientato a Firenze che ci fa incontrare Tarika, una donna che ha messo a disposizione degli altri il suo talento nel comunicare con l’aldilà, facendo da tramite tra la vita terrena e quella ultraterrena (2/11). “Vulnerabile Bellezza” di Manuele Mandolesi (Respiro produzioni) rintraccia, tra le macerie delle case e delle fattorie marchigiane distrutte dal terremoto del 2016, lo spazio umano, intimo e inviolato di una giovane famiglia e di un’intera comunità che cerca di riconquistare i ritmi della quotidianità in un territorio che ieri è stato sconvolto dalla furia della natura e oggi è abbandonato a sé stesso (3/11). “Ghiaccio”, di Tomaso Clavarino (produzione ActingOUT) ambientato in Val Pellice, Piemonte, terra oggi spopolata che vede arrivare stranieri in cerca di una nuova vita. Qui alcuni richiedenti asilo, provenienti da vari paesi dell’Africa, si appassionano al curling, sport che si pratica sul ghiaccio, uno strumento di integrazione e di riscatto personale (4/11). “Un uomo deve essere forte” di Ilaria Ciavattini e Elsi Perino ci racconta di Jack, il suo percorso di transizione Ftm e del tempo necessario per trasformare un corpo femminile e permettere la venuta al mondo di un uomo: della sua forma fisica, del suo sentire, del suo agire, del suo soffrire (5/11). Tra Lucca e Stati Uniti si sviluppa la storia di migrazioni raccontata in “Mister Wonderland” di Valerio Ciriaci (Produzione Awen Films) che racconta la straordinaria storia di Sylvester Z. Poli, un umile artigiano emigrato da Lucca in America alla fine del XIX secolo per diventare il più grande proprietario di sale cinematografiche del suo tempo (6/11). E poi, dall’Abruzzo, arriva “Il passo dell’acqua” di Antonio Di Biase (produzione Zelig), attraverso le storie di tre personaggi “antichi” (un pastore, una contadina devota, un pescatore): il film ci immerge in paesaggi, gesti e ritmi che appaiono sospesi in una dimensione fuori dal tempo (7/11). “Caterina” di Francesco Corsi (produzione Kiné) traccia un’emozionate ritratto dell’artista fiorentina Caterina Bueno, etnomusicologa, cantante e “raccattacanzoni” che, a partire dagli anni ‘60, portò all’attenzione del grande pubblico il preziosissimo patrimonio di canti e tradizioni musicali pazientemente raccolti nelle campagne della Toscana (8/11).
In occasione della 60a edizione, il Festival dei Popoli propone L’illusione del presente. Omaggio a Sergei Loznitsa, regista ucraino, tra i più rigorosi e autorevoli cineasti europei in attività, scelto e premiato dai maggiori festival del mondo, invitato per i suoi interventi didattici dalle più prestigiose istituzioni culturali. Il programma, curato da Silvio Grasselli, si compone di cinque documentari e un film a soggetto, proponendo uno sguardo trasversale sul suo stile e sul suo metodo di lavoro, dai film d’archivio ai lungometraggi a soggetto, passando per i documentari d’osservazione. Partendo da una filmografia che si compone di 25 film, il festival ha scelto di focalizzare l’attenzione sul ruolo centrale che il Tempo assume nel cinema di Loznitsa: dalla qualità matematica e musicale delle strutture che ordinano le immagini nei suoi film, alla messa in questione di categorie come Storia e Memoria all’interno di un congegno cinematografico che combina percezione, emozione, pensiero. Completa l’omaggio una masterclass che si terrà venerdì 8 novembre presso il Cinema La Compagnia (ore 10.00, ingresso libero).
Doc at Work Campus si concentra sul lavoro svolto dalle scuole di cinema italiane, nella convinzione che la loro attività rivesta un’importanza strategica non solo per la formazione, ma per l’intero settore audiovisivo. Sono stati selezionati 6 film e 3 progetti realizzati dagli studenti del CSC – Centro Sperimentale di Cinematografia sede di Palermo, Zelig – School for Documentary, Television and New Media di Bolzano, Civica scuola di cinema “Luchino Visconti” di Milano, Scuola Holden – Storytelling e Performing Arts di Torino. Ospite speciale di questa edizione la HEAD – Genève, Haute école d’art et de design (Svizzera) che presenterà una selezione di lavori realizzati dai propri studenti. Durante il campus i partecipanti frequenteranno workshop e incontri di formazione professionale.
Popoli for Kids!, sezione realizzata in collaborazione con il festival greco KinderDocs, propone una selezione di documentari rivolti ai piccoli e ai giovani spettatori, ma adatti a tutta la famiglia, a insegnanti e genitori. Ciascun film è un racconto di vita di bambini e adolescenti, riguardante l’amicizia, la famiglia, l’istruzione, la creatività, l’arte, la musica, la migrazione o l’ambiente, ma anche l’occasione per entrare nel variopinto mondo dei bambini e ragazzi. Domenica 3 novembre al cinema Stensen un’intera giornata di proiezioni e laboratori, con il patrocinio del WWF Italia – Onlus.
Habitat, la sezione curata da Carmen Zinno e realizzata in collaborazione con Publiacqua, racconta l’ambiente in 13 titoli. Gli esseri umani, uniche creature viventi ad aver il potere di distruggere ciò che le fa esistere, sono anche gli unici ad avere il potere di ristabilire un ordine dei rischi e delle priorità d’intervento sul Pianeta. Se il nostro habitat è in pericolo, anche noi lo siamo. Ci attendono inusitate direzioni politiche, opportunità di vita e possibilità tecnologiche; senza di esse il destino del Pianeta è segnato. Passato, presente e futuro concentrati in una visione d’insieme – atta a procurarci una soluzione sì tecnologica, ma finalmente di cura – è ciò che i 13 titoli di questa sezione si propongono di raccontare.
Doc Explorer – Negli ultimi anni Realtà Virtuale e Aumentata si sono aggiunte alle altre modalità in cui l’uomo si rapporta con il mondo. Doc Explorer accoglie le tecnologie VR e AR e pone loro alcune domande cruciali: che sfida pongono al panorama del cinema documentario e all’umanità nel suo rapporto col reale? La sezione, a cura di Elisa Scarpa, è realizzata in collaborazione con Fondazione Giacomo Brodolini e Gold.
La 60esima edizione del Festival dei Popoli è realizzata con il contributo di MiBACT – Direzione Generale Cinema, Programma Europa Creativa dell’Unione Europea, Regione Toscana, Comune di Firenze, Programma Sensi Contemporanei Toscana per il Cinema, Fondazione Cassa di Risparmio di Firenze, Fondazione Sistema Toscana.
Grazie alla collaborazione con: Ambasciata di Francia, Istituto Francese Italia, Istituto Francese Firenze, WBI – Wallonie Bruxelles Image, Ambasciata del Portogallo, AC/E – Accion Cultural Española, Centro Ceco di Roma, German Films, Goethe Institut, Swiss Films.