interpretazione, testo e regia – Enzo Moscato
progetto, arrangiamenti e direzione musicale – Pasquale Scialò
musicisti – Paolo Cimmino – Antonio Colica – Antonio Pepe – Claudio Romano
assistente musicale Claudio Romano – fonica Teresa di Monaco
organizzazione Claudio Affinito
produzione Compagnia Teatrale Enzo Moscato / Casa del Contemporaneo
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Non c’è sipario e gli strumenti sono in bellavista.
Si inizia in ritardo ma nessuno se ne lamenta perché è quello il momento canonico dei saluti, delle strette di mano, delle pacche sulla spalla, degli amici ritrovati, dei conoscenti che accennano inchini da lontano, dei baci sulle guance, degli abbracci affettuosissimi di donne che manifestano una tattile amicizia rinforzata da una determinata vigoria. Anche qualche sorriso forzato… e complimenti…. ma la rete di relazioni è sapientemente intrecciata con filo robusto.
Come ci vogliamo bene tutti! Com’è bello osservare questo piccolo spaccato di società! Ah, se fosse tutto vero! Ma forse lo è? Le polemiche lasciano il tempo che trovano e con un colpo di spugna si lavano i pettegolezzi in attesa che un tempestivo soffio di vento asciughi tutto.
Pirandello (e ovviamente non è stato l’unico) ha insinuato il dubbio quale strumento di riflessione.
Il teatro è da sempre luogo di incontro e confronto ed anche per questo salutiamo con piacere la riapertura del Teatro Ghirelli di Salerno.
Comincia dunque lo spettacolo scelto per l’apertura di stagione.
“Il mare non si mangia” è il titolo scelto da Casa del Contemporaneo per rappresentare la programmazione del Teatro Ghirelli 2019/2020 a Salerno. Una decisione che, ispirandosi all’ultimo libro di racconti di Enzo Moscato, artista di riferimento della Casa, esplora territori e umanità sconosciuti attraverso il potente e creativo strumento della fantasia, della rappresentazione e della parola.
Nato da una sinergia con il Conservatorio Giuseppe Martucci di Salerno, “Modo Minore” è interpretato e diretto da Enzo Moscato, mentre il progetto, gli arrangiamenti e la direzione musicale sono di Pasquale Scialò. Il titolo ha una doppia valenza: da un lato, per quanto riguarda la tecnica musicale, il modo minore è la maniera tipica di organizzazione delle canzoni; dall’altro “minore” è il modo semplice, umile di approcciare a questo enorme patrimonio canoro.
L’espressione “Modo minore” è portatrice di diversi significati. Da quelli squisitamente musicali in riferimento alla natura degli intervalli, alle scale o agli accordi, a quelli legati all’esperienza quotidiana per indicare qualcosa di ridotto, meno importante, più giovane. “Modo minore” indica un viaggio obliquo nella canzone napoletana tra gli anni 50, 60 e 70, una zona d’ombra che racconta gli aspetti meno conosciuti ma altrettanto popolari e significativi della storia musicale e sociale della tradizione napoletana, in un’ideale continuazione di “Toledo Suite” che riguardava il repertorio degli anni’40, pre e post secondo conflitto mondiale.
Lo spettacolo musicale ha debuttato al Festival di Ravello ed è stato protagonista della diretta di Radio3 sabato 14 settembre alle 19.10.
Bravo è bravo, nulla da dire, del resto Enzo Moscato è riconosciuto come grande interprete partenopeo e si muove sulla scena come fosse casa sua.
Camminata lenta, quasi strascicata (alla lontana ricorda Totò imperatore di Capri), a disegnare un ovale quale zona di comfort, delimitata dai musicisti disposti ad arco scenico con i loro strumenti come scene sonore.
Scalzo con le calze, senza scarpe, passo felpato, in camicia con le maniche arrotolate ma con la cravatta, Enzo Moscato ci accoglie ‘alla buona’ nel salotto buono di casa e ci apre lo scrigno dei ricordi . È tranquillo, sentimentalmente lezioso nella gestualità, teatrale nei movimenti, completamente a suo agio nel gestire una sedia quale elemento centrale dell’azione, che diventa testimone della lunga esperienza di palco.
Canta travasando emozioni nelle note e la luce lo segue e lo isola al leggio quando racconta con parole desuete ricordi e riflessioni cercando di sciogliere quel ‘grumo di pensiero’ che si addensa nel cervello. È lì il pathos. Da lì parte e si dipana il filo.
Una sorta di “viaggio mnemonico – come annota lo stesso Moscato – “Dall’ultimo e romantico Carosone di Giacca rossa ‘e russetto; dall’imperituro e quasi modernista Sergio Bruni di ‘O jukebox ‘e Carmela; dall’ironico Ugo Calise al malinconico Enzo Di Domenico.. Teddy Reno, Bruno Martino, Giorgio Gaber, Luigi Tenco, Pino Donaggio, Sonny and Cher, Equipe ’84, Dalida e Gloria Christian … ecco, in sintesi, la sfilata di artisti, autori e canzoni d’epoca, che attraversa Modo Minore, che scanzonatamente si muove danzando discretamente – in modo minore, appunto, vale a dire in umiltà – dal cuore agli arti, dal centro al margine (e viceversa) del complesso e al contempo leggerissimo e giocoso impero canoro – napoletano ed internazionale relativo agli ultimi tre decenni del ‘900”.
Pasquale Scialò, riprendendo la metafora del “viaggio”, precisa nelle sue note che lo spettacolo si “delinea come un bricolage sonoro da cui affiorano piccole perle dimenticate, in bilico tra surreale creatività e luoghi comuni.
Musica quindi, ma ad un tratto …colpo di teatro… irrompono sulla scena dei volti, bambini che giocano in un vicolo, e poi correndo sbucano in un grande terrazzo con vista meravigliosa sul golfo, conosciuto in tutto il mondo. Il fondale è diventato schermo.
Il cortometraggio è realizzato da Carlo Guitto, con Cristina Donadio, Ernesto Mahieaux, Enzo Moscato, Enzo Perna, Nunzia Schiano, ed i piccoli Maria Pia Affinito, Isabel e Oscar Guitto, Elisa e Dario Barletta, Michele e Francesca Fiorellino.
Bella idea il filmato, non nuova ma sempre di sicuro effetto. Atmosfera fumosa, locali d’un tempo passato, che mai più ritornerà ed infatti non si troverà più quel cinema che aveva acceso la miccia della fantasia e del desiderio. Al suo posto un muro a sbarrare l’entrata ed anche l’infrangersi di sogni che come grandi bolle di sapone durano appena un attimo.
I bambini hanno il potere dell’innocenza e con quei grandi occhi aperti ed ingranditi dalla macchina da presa diventano specchio in cui ciascuno si riflette suo malgrado.
La malinconia, la nostalgia, il dolce sapore dei ricordi arriva in sala come un’onda spruzzando odori e profumi dall’oceano profondo del passato.
Gli spettatori hanno in media l’età giusta per apprezzare e nuotare piacevolmente nel mare dei ricordi.
Il pubblico segue con grande partecipazione e mostra di gradire con applausi prolungati.