I grandi non capiscono mai niente da soli e i bambini si stancano a spiegargli tutto ogni volta.
Le Petit Prince, Antoine de Saint-Exupéry
Un respiro di grande creazione fende il palcoscenico del Teatro Argentina, portando un sogno nel cuore degli spettatori di cui una parte uscirà commossa. James Thierrée, figlio e nipote d’arte, con la sua Compagnie du Hanneton si sbilancia sul palcoscenico, cerca il suo alter ego, fa conoscenza con animali tanto simpatici quanto bizzarri. La stranezza lo accompagna in un percorso nel quale ogni parte di sé è parte di un disegno più grande che risponde alle sollecitazioni del suo corpo nel quale invenzioni e parossismi tracciano la rete di una vela che salpa a pieno vento. Il cambio di prospettiva attraverso i suoi salti lascia a bocca aperta i presenti, che affascinati dal punto di partenza rimangono estasiati dal punto di arrivo, sosta dolce e onirica per il bambino che in noi scalcia e freme nel vedere così tanta bellezza e virtuosismo acrobatico attraversare il proprio sguardo.
L’artista, nato nel 1974 dal ventre creativo di Victoria Chaplin e Jean-Baptiste Thierrée, debutta a soli 4 anni ne Le Cirque imaginaire continuando più in là ne Le Cirque invisible – entrambe creazioni familiari: «Il circo è legato alla mia infanzia, all’avventura dei miei genitori e al “me bambino” sempre al loro seguito. È un magma che risale dalle viscere di un vulcano, la sorgente del mondo sotto la calotta terrestre, qualcosa di estremamente presente nei miei ricordi e nel mio corpo». Un’eredità non solo artistica – in cui brilla la stella di suo nonno – ma anche emotivamente forte legata ad un percorso di trasformazione dell’arte in maniera individuata e sui generis, avvenuta generazione dopo generazione: «Mi sono sempre domandato, e mi hanno sempre domandato, che cosa rappresentasse per me la famiglia, la mia famiglia. Oggi rispondo, serenamente, di considerarla come un lago dove devi imparare a nuotare. Antenati e nipoti. Non esistono linee genealogiche verticali, ma cerchi, come onde, e dentro ci si sta tutti insieme, a “bagno” tra eredità passate e proiezioni future», e proprio da qui parte la carica esplosiva con cui la conoscenza dello spazio scenico, la maestria – nella relazione con le strumentazioni – il gioco del teatro esplode in un’euforia viscerale in cui il surreale abbraccia il candore più fanciullesco, e la magia gode dello scherno di un clown sul cui volto si intravede l’eredità di Charlie Chaplin.
Gesti provenienti dalla stanza del quotidiano incontrano un’emozionalità burlesca che instaura con loro un rapporto di riconoscimento, la teiera diviene un oggetto vivo il cui contenuto si fa scherno del personaggio, l’acqua che cade sparisce nel bicchiere, e il gioco di prestigio diviene un momento di ilarità generale, e spensieratezza, quando Raoul tutto assetato si arrabbia per l’acqua che scende ma sparisce lasciandolo insoddisfatto. Vi è in quest’opera una tenerezza primigenia che tocca le corde della sensibilità individuale tanto da vedere – nel rigirarsi verso la platea – lacrime dolci sulle guance; lo scherzo, le parole inventate, l’assurdo entrano in relazione con il cammino di Raoul nel quale la solitudine, la protezione della povera casa, l’instabilità e l’insicurezza del vivere incontrano compagni di viaggio: animali fantastici che si aprono al respiro del pubblico, proprio quel respiro che James Thierrée dice di ascoltare in un’apertura di vulnerabilità e rinascita, replica dopo replica, consentendosi così di apportare piccole modifiche e nuovi escamotage ad ogni incontro teatrale. Meduse-ombrello quindi pesci che sembrano carpe (o altri pesci non meglio chiarificati nella mente di colui che sta scrivendo), elefanti fantasma, entrano in gioco a supportare, seccare, canzonare il protagonista che a volte infastidito, altre volto avvinghiato a loro, trasforma la sua vita, non arrendendosi al fato, ma anzi prendendo da esso la forza per il volo, e per l’integrazione di una nuova esperienza di pura realizzazione, fantasia e meravigliosa illusione.
Il gioco del teatro svela le sue carte, e come un castello a poco a poco crolla, riempiendo di stupore lo spazio: le vele della nave cadono e lasciano scoperte le attrezzature sceniche, il volo d’angelo sul pubblico mostra attraverso le luci la disposizione di sicurezza attraverso cui questo divertimento si fa possibile, e la relazione tra palco e platea, tra finzione e realtà diviene una danza nel quale le diverse parti si fanno lo sgambetto, nascondono se stesse liberando risa, gioia e godimento. In questa Arte vivido il colore del manto cosmico, che riempie e trasforma ogni cosa; piena la valigetta dell’interprete in cui acrobazie, danza, musica, teatro, clownerie, arti circensi si danno il cambio e coesistono su di un palcoscenico la cui scenografia permette a diverse potenziali possibilità artistiche di venire alla luce e di comunicare con lo spazio circostante. Che altro dire? La visionarietà qui si fa maestra, e la presenza di un solo uomo, e della sua compagnia, tiene ancorati i corpi alle sedie, corpi che sul finire si libreranno in quasi 10 minuti di standing ovation, di stupore, di euforia e di ammirazione ai quali seguiranno altri numeri da circo e di puro respiro artistico. Nel foyer un silenzio irreale.
«La posta in gioco è qualcosa di fragile e prezioso, qualcosa che dono a chi mi guarda. E mi piace questa idea di donare, di donarmi totalmente in modo semplice. È sempre uno scambio tra me e gli spettatori, che dura il tempo dello spettacolo».
E allora grazie James Thierrée, e grazie alla Compagnie du Hanneton, che questa terra vi sia sempre lieta, e al prossimo spettacolo da non perdere.
———-
Crediti
Produzione La Compagnie du Hanneton/Junebug | Una coproduzione con La Coursive Scène nationale de La Rochelle, Théâtre Royal de Namur, La Comédie de Clermont-Ferrand, Théâtre de la Ville Paris, barbicanbite09 (Barbican Theatre, London) e Crying Out Loud, Abbey Theatre Dublin, Maison de la Danse Lyon, Théâtre National de Toulouse. Fondation BNP Paribas ha supportato la tournée di Raoul dal 2010 al 2016 | Premiere: 28 Aprile 2009 2009, Théâtre Royal de Namur (Belgio)
La Compagnie du Hanneton è supportata dal Ministère de la Culture DRAC Bourgogne
Progettato, diretto ed eseguita da James Thierrée
Costumi e Design degli animali di Victoria Thierrée
Suono: Thomas Delot
Luci: James Thierrée e Bastien Courthieu
L’ombra e le creature: Samuel Dutertre
Direttore di palco: Guillaume Pissembon e Anthony Nicolas
Light manager: Bastien Courthieu
Costumi e set manager: Sabine Schlemmer
Registrazioni di chitarra elettrica: Matthieu Chedid
Assistente alla regia: Laetitia Hélin e Sidonie Pigeon
Estratti musicali: “Manifeste” Tony Gatlif e Delphine Mantoulet
Set e costumi: Victoria Thierrée, Monika Schwartzl, Matthieu Bony, Marie Rossetti, Pierre Jean Verbraeken, Jean Malo, Véronique Grand, Pauline Köcher, Brigitte Brassart, Philippe Welsh