Dopo Caravaggio e dopo Michelangelo e Leonardo, Vittorio Sgarbi concede la sua trilogia sul Rinascimento italiano con la nuova lectio magistralis di arte comprata dedicata a Raffaello, in scena dal 9 al 13 ottobre al Teatro Olimpico di Roma.
L’eclettico critico d’arte conclude con la lezione dedicata al maestro di Urbino, pittore del bello ideale, il progetto iniziale sul Rinascimento (ma subito osteggiato per una certa omonimia con eventuale nuovo movimento politico di allora): anche il focus dedicato a Raffaello Sanzio (1483/1520) sarà un percorso ibrido e appassionante fra arte e attualità che apre le celebrazioni del quinto centenario della morte del Maestro che cadrà nel 2020.
“Raffaello è la più rognosa delle delle avventure – asserisce senza giri di parole Sgarbi presentando il suo nuovo spettacolo – Caravaggio era semplice, nato da una mia intuizione di tanti anni fa che lo legava a Pasolini. Michelangelo era un artista universale, ma difficile, Leonardo era meraviglioso e incapace. Ma Raffaello è un genio vero che non ha bisogno di Sgarbi”.
Sgarbi anticipa le celebrazioni dedicate a Raffaello attraverso un percorso che ricostruisce la carriera e l’arte di questo artista dalla personalità complessa, scomparso a soli 37 anni di età, all’apice del successo.
“Raffaello è morto a 37 anni l’età in cui muoiono i geni, come Mozart, Parmigianino, Leopardi, in cui si assiste a un’accelerazione della vita – prosegue Sgarbi – è l’artista perfetto che dipinge la bellezza di Dio. Realizza solo capolavori e in quantità”.
La formula dello spettacolo dedicato a Raffaello, “il più perfetto degli artisti, tanto che cercare di migliorarlo sarebbe come cercare di migliorare Dio”, è la stessa, consolidata che ha decretato il successo, degli spettacoli precedenti, ma il critico ammette che si tratta di un work in progress su cui sarà necessario fare dei tagli per arrivare alle 3 ore dopo l’anteprima a Verona in estate.
Difficile anche, contrariamente agli altri spettacoli, individuare una linea unica di narrazione che potrebbe essere il cambiamento del gusto o l’influenza sugli altri pittori.
“Raffaello era un figlio d’arte, rimasto orfano presto e che ha cominciato a gravitare intorno alla bottega del Perugino – spiega Sgarbi – il primo capolavoro è lo Sposalizio della Vergine, Ma già nel 1504 raggiunge la perfezione ed è difficile inventare un plot. Nel 1508 arriva a Roma dove lavora incessantemente per i successivi 12 anni”.
Tuttavia, è difficile pensare a un ritmo narrativo per uno spettacolo dedicato a Raffaello anche se si parlerà delle sue opere, dell’influenza che Raffaello ha esercitato sugli altri artisti e del suo rapporto con Michelangelo, poco burrascoso dato che si muovono in ambiti artistici diversi.
“Non ci sono pettegolezzi, episodi spiacevoli, elementi avventurosi, nella vita di Raffaello – prosegue il critico – Raffaello è un personaggio positivo e gentile
è un pittore che non ha sensualità, è senza psicologia, è quasi fermo dopo aver raggiunto subito la perfezione, ma è ossessionato dal sesso in modo quasi compulsivo, ma come fai a raccontarlo davanti a queste meravigliose opere?”
E se la sua vita, tutta dedicata all’arte non offre spunti particolari di omicidi, pettegolezzi o incidenti che possano rendere più teatrale la messinscena è pur vero che il racconto “sarà un racconto di meraviglie, uno spettacolo di estasi visiva senza colpi di scena particolari, di certo sarà una grande lezione di storia dell’arte, ma non solo e uno spettacolo in fieri perché sto ancora cercando una chiave di lettura precisa. Da un punto di estetico sarà lo spettacolo più bello” anticipa Sgarbi che mostrerà alcune delle Madonne di Raffaello, le Stanze Vaticane.
Non mancherà l’ineguagliabile vis affabulatoria e la narrazione trascinante di Sgarbi che intreccia al racconto la narrazione critica supportato dalle immagini visive curate da giovani artisti e dalla musica dal vivo del compositore e musicista Valentino Corvino con le musiche neorinascimentali ispirate ai sonetti di Raffaello.
E anche la parabola artistica di Raffaello, padre del bello ideale sarà raccontata a un pubblico eterogeneo e di tutte le età per scoprire il linguaggio artistico che ha influenzato i secoli successivi.
“Dopo questo spettacolo vorremmo fare uno spettacolo su Dante, poi su Artemisia e poi gli invisibili, gli artisti misconosciuti che nessuno conosce come Francesco del Cossa o Saturnino Gatti” conclude Sgarbi.
Al Teatro Olimpico di Roma, Piazza Gentile da Fabriano, 17, Prezzi da 39,00 a 14,50 dal martedì al sabato ore 21 – domenica ore 18, info teatroolimpico.it.