La XIII edizione di IF – Festival Internazionale Teatro di Immagine e Figura si apre sabato 19 ottobre al Teatro Verdi con un “dittico” della compagnia Riserva Canini: fondata e composta da Valeria Sacco e Marco Ferro.
Giunto alla XIII edizione IF Festival internazionale di teatro di Immagine e Figura si conferma prestigiosa vetrina e occasione unica per vedere a Milano le migliori produzioni nazionali e internazionali di teatro visuale e di figura avvicinando gli spettatori a un nuovo, più vivace, suggestivo e moderno linguaggio teatrale caratterizzato dalla commistione tra linguaggi verbali e altri linguaggi artistici, tra cui il teatro su nero, il teatro con oggetti nelle sue infinite possibilità di proposta figurativa e musicale, il teatro delle ombre e quello delle figure animate portate, l’uso di video, performance e istallazioni. Il teatro di figura fonde infatti una tradizione antichissima con le nuove frontiere della ricerca, della danza, della performance e delle arti. Spettacoli che con la potenza dell’immagine hanno la capacità di coinvolgere, divertire, emozionare e stupire per bellezza, originalità e inventiva.
Il Festival è nato nella stagione 2007/2008 con l’intento di mostrare e aprire ad un più ampio pubblico la suggestione e l’innovazione del Teatro di figura come linguaggio teatrale e come linguaggio artistico di approfondimento della relazione tra la parola e la figura; nel 2010 è stato insignito del Premio Hystrio-Provincia di Milano.
Il Festival si divide in due sezioni: la prima, ospitata presso il Teatro Verdi, è rivolta al pubblico di tutte le età, mentre la sezione ospite presso il Teatro Bruno Munari, If Infanzia; è dedicata nello specifico al pubblico dei bambini.
Ad inaugurare l’edizione 2019 di IF Festival la compagnia Riserva Canini che presenta nella stessa serata Il mio compleanno, loro ultima loro produzione per adulti (debutto 2018), e lo storico spettacolo di figura Talita Kum, vincitore di premi internazionali che, dal debutto a Modena nel 2012, ha replicato in Italia, Europa, Turchia e Indonesia continuando a sorprendere pubblico e critica per la raffinatezza del gioco teatrale e dell’illusione, in cui il confine tra pupazzo e animatrice viene annullato dall’impossibilità di distinguere, fino alla fine, chi sia uno e chi sia l’altro. Attraverso l’animazione di una marionetta a taglia umana, con una tecnica assolutamente innovativa, Talita Kum conduce nel fitto mistero del doppio: la polarità dell’essere umano, il contatto intermittente con l’altro da sé, il fluire prorompente della vita.
La serata si apre alle 20.30 con Il mio compleanno che vede in scena Marco Ferro e Stefano De Ponti a condurre il pubblico attraverso un intenso dialogo interiore tra mondo onirico e mondo reale. Un giovane trentenne ricostruisce a ritroso gli attimi appena passati; in un crescendo di tensione emotiva, il protagonista osserva la realtà dall’esterno, come da una bolla che ondeggia nell’aria.
La sensazione del protagonista di sentirsi estraneo, solo, in un mondo che non comprende e non comunica con il proprio stato interiore diventa allora universale. Parole, suoni, musica, luci, immagini convergono insieme a creare un’esperienza ipnotica, in cui le percezioni di estraniamento e di allucinazione del protagonista diventano specchio in cui riflettersi.
Il racconto parte dall’esperienza autobiografica di una particolare forma di emicrania che si manifesta attraverso una distorsione del campo visivo e percettivo – “emicrania con aura”. Lo spettacolo è un cammino tra il sogno e la coscienza lucida, in una “confusione dilagante di corpo e di sensi” in cui, alla fine, il desiderio ansioso di fuggire si trasforma nella consapevolezza che penetrare le proprie angosce, accoglierle e comprenderle diventa la sola via per vincerle. Attraverso un profondo viaggio nei meandri delle proprie paure, la performance indaga così i desideri, i tormenti e le fragilità dell’epoca che stiamo vivendo.
Lo spettacolo coniuga il linguaggio dell’immagine animata attraverso il teatro d’ombre e la proiezione di sagome e acetati, con la sonorizzazione in versione live. In scena un attore, un performer del suono e un grande schermo su cui vengono proiettate immagini in ombra, che scorrono, a volte nitide, a volte deformate attraverso l’uso di lenti, sabbia, acqua e inchiostri: come in una graphic novel in bianco e nero, Marco Ferro, autore della drammaturgia e delle tavole, trasforma in sagome animate a vista i personaggi da lui stesso interpretati. I suoni sono potenti, amplificano il battito del cuore, le sensazioni psicofisiche alterate, il caos vertiginoso del mondo fuori di sé, il martellare incessante dei pensieri. Il tappeto sonoro di Stefano De Ponti, che accompagna l’intera performance, è parte integrante della drammaturgia.
Il mio compleanno si ispira al saggio “Migraine” di Oliver Sacks, dedicato alla particolare forma di emicrania con aura.
A seguire, alle 21.45, va in scena Talita Kum con Valeria Sacco, regia di Marco Ferro. Lo spettacolo ruota attorno a due figure: quella di una creatura coperta di nero, dalle fattezze umane, che abita un luogo notturno e interiore, e quella di una donna, immersa in un sonno profondo che si direbbe infinito. Poi, in un sentore d’allarme, la creatura nera emerge: ci sono delle tracce da seguire e delle voci, vicine e lontane, che si mescolano tra loro. Tra queste, una musica, che chiede di essere danzata come il fluire incessante della vita.
L’intenzione è di mettere il corpo umano nella condizione di essere creduto marionetta e di far credere marionetta ciò che è vivente: di far vivere al pubblico l’istante in cui la vita si manifesta, appare, comincia, o riprende. Durante lo spettacolo lentamente il gioco si rivela, l’illusione si dissolve, ma gli occhi dello spettatore continuano a vedere vivo quel che la ragione ha compreso essere marionetta. Ed esattamente questo è il desiderio e la scommessa: mettere la vita nella condizione di essere osservata nel suo esserci e non-esserci, nel suo fluire e nel suo mancare.
“Talita Kum nasce da una visione, complessa e insieme lineare, come lo sono certi sogni del pomeriggio. È uno spettacolo nato senza parole che nel silenzio ci ha suggerito una storia. E noi le abbiamo dato vita seguendo la rotta di un viaggio che assomiglia molto a una febbre, a un mancamento, a uno di quei momenti in cui le energie si esauriscono e si confondono dentro i nostri incomprensibili confini.” Marco Ferro e Valeria Sacco.