Placatisi i tumultuosi mesi sulla riconferma o meno di Alexander Pereira (poi non confermata a favore di Dominique Meyer) e il suo successivo quanto inaspettato ingaggio da parte del Maggio Fiorentino, fa strano non vederlo prendere posto al suo solito palco e osservare le opere.
Una assenza confermata anche sul palco per tributare un minuto di silenzio prima dell’apertura di sipario nel ricordo del tenore Marcello Giordani, recentemente scomparso.
Il teatro sembra quindi ormai proiettato ad una nuova sovrintendenza priva di periodo di transizione e si affida, casualmente essendo un’opera programmata da tempo, ad un Elisir d’amore di repertorio.
Lo spettacolo asseconda ottimamente la vena comica e la regia di Grischa Asagaroff funziona nonostante qualche piccolo inceppo forse a causa delle numerose repliche che sporcano le intenzioni originali.
Le scene e i costumi di Tullio Pericoli aggiungono un livello ulteriore di comicità e innocenza sicuramente godibile ma forse lontani dalle intenzioni del libretto dell’opera che anzi sono in alcuni tratti amare e maliziose.
Il direttore Michele Gamba opta per una visione arrembante e drasticamente accelerata dell’opera di Donizetti. Per raccontare la folle vicenda in versi di Felice Romani, assecondando una vena rossiniana dell’opera, sfrutta gli assiemi per concitare la partitura. Apprezzabile tentativo ma fine a sé stesso in quanto il risultato, forse per una serata sfortunata, è quello di scollegamento fra buca e palco.
Sia il coro, spesso in ritardo rispetto alla musica, sia gli interpreti stessi hanno cercato di mantenere il ritmo imposto sacrificando chi il testo chi la pronuncia per seguire l’orchestra.
Emblematico il quartetto “Dell’elisir mirabile” in cui ogni personaggio ha seguito una propria guida ritmico-melodica per riuscire a concludere assieme.
Nonostante ciò, ottima prova del cast intero. Tutti e quattro i protagonisti si sono dimostrati interpreti eccellenti sia per la recitazione, di cui questa commedia vive, sia per l’intensità del loro cantato.
Un peccato che le scelte agogiche e metronomiche non abbiano permesso di cogliere in alcuni punti il testo che risulta altrettanto importante per la mirabile inventiva donizettiana.
Vittorio Grigolo (Nemorino) abbandona le polemiche delle ultime settimane e fornisce una prova di sostanza. Il ruolo è tagliato apposta per la sua esplosiva vitalità e frenesia e lui lo personalizza, rendendolo così unico.
Grande prova del duo Rosa Feola (Adina) e Ambrogio Maestri (Dulcamara). Una coppia già apprezzata in un altro titolo donizettiano (Don Pasquale, https://www.teatrionline.com/2018/04/le-vacanze-romane-di-don-pasquale/) e che interagiscono perfettamente assieme.
Valida la prova di Massimo Cavalletti (Belcore) che preferisce non rendere antipatico il personaggio del sergente di guarnigione non esagerandone la severità.
Ottima prova anche della giovane Francesca Pia Vitale (Giannetta) che regge il palco con colleghi di tale calibro.
Spassosa e fondamentale la prova mimica di Stefano Guizzi, assistente di Dulcamara.
Calorosa risposta del pubblico in particolare alla romanza di Nemorino, Una furtiva lagrima.
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Lunedì 7 ottobre, Teatro alla Scala, Milano
L’elisir d’amore
Melodramma giocoso in due atti
Musica | Gaetano Donizetti
Direttore | Michele Gamba
Maestro del Coro | Bruno Casoni
Regia | Grischa Asagaroff
Scene e Costumi | Tullio Pericoli
Luci | Hans-Rudolf Kunz
CORO e ORCHESTRA DEL TEATRO ALLA SCALA
Personaggi
Adina | Rosa Feola
Nemorino | Vittorio Grigolo
Belcore | Massimo Cavalletti
Il Dottor Dulcamara | Ambrogio Maestri
Giannetta | Francesca Pia Vitale
Accompagnatore di Dulcamara | Stefano Guizzi