Un racconto classico, non tanto nel contenuto (anzi decisamente originale) quanto nella struttura narrativa, intessuta intorno a un unico evento descritto dal punto di vista di più personaggi: con il valore aggiunto di un interprete solo, Danilo Conti, che movimenta la storia passando da una voce narrante all’altra con destrezza e precisione.
Il semplice teatro di figura dei pupazzi di cartapesta realizzati dalla Scuola Arti e Mestieri di Cotignola di Massimiliano Fabbri è il mezzo per animare gli animali protagonisti di Zuppa di sasso, ultimo piccolo capolavoro a toccare il palco della Casa Teatro Ragazzi di Torino. Animali che sono vicini di casa, abitanti di un villaggio nascosto nel verde del bosco a cui approda uno straniero, il Lupo Nero.
Non un mostro né un feroce carnivoro, il Lupo è alla ricerca di un pasto e di un riparo: con il solo assurdo pretesto di voler cuocere un sasso, riesce a coinvolgere gli schivi abitanti del villaggio a raccogliere gli ingredienti dalle proprie case e riunirsi intorno al pentolone, scoprendo il valore del fare comunità e il piacere della condivisione.
La storia che Conti scrive con Antonella Piroli è tanto semplice quanto efficace: la fonte di ispirazione sarebbe, secondo le parole dell’attore, la leggendaria comparsa di un soldato in un villaggio impoverito dalla Prima Guerra Mondiale, il cui espediente della “zuppa di sasso” avrebbe riattivato i rapporti tra vicini di casa, invitandoli a condividere quel poco che era riuscito a sopravvivere al conflitto.
È certamente una storia affascinante, dalla morale schietta ma non petulante: Zuppa di sasso non perderebbe nulla se venisse raccontato nel salotto di casa, ma gli oggetti di scena e la scenografia della Scuola Arti e Mestieri contribuiscono non poso a caratterizzare lo spettacolo di una commovente poesia.
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Zuppa di sasso
di Danilo Conti e Antonella Piroli
con Danilo Conti
scenografia e oggetti di scena Massimiliano Fabbri
produzione Accademia Perduta