L’esperienza è davvero sorprendente: si percorrono sentieri tra prati fioriti, si passa a volo radente sopra cime innevate, si solcano fiumi, si attraversano ponti, ci si muove ovunque. Questo “ovunque”, in realtà, sono quadri, o meglio ancora, sono scenari e paesaggi che estendono e approfondiscono alcuni dipinti molto famosi. “Arte virtuale. Van Gogh + Monet Experience”, presentata a Roma nell’ambito del Festival “Videocittà” (rassegna culturale di eventi legati dal filo conduttore dell’audiovisivo e delle diverse discipline e forme espressive delle immagini in movimento) è una mostra che non va assolutamente persa: l’appuntamento è alla Ex Caserma Guido Reni (in via Guido Reni 7), fino al 6 gennaio prossimo.
Va detto subito che il termine “mostra” non è corretto. Qui non ci sono pitture dal vero, se non delle riproduzioni in due sale (una per ciascun artista) di alcune opere – accompagnate da presentazioni e analisi esplicative davvero molto utili – che poi verranno “esplorate” nell’esperienza immersiva. Per Monet incontriamo in una giornata ventosa la donna con il parasole verde, ci attardiamo nella brulicante stazione di Saint Lazare, perlustriamo il suo studio, restiamo estasiati di fronte all’alba colorata sul porto di Le Havre, ci perdiamo incantati nel laghetto delle ninfee, tra isolette verdi di fiori viola e la delicatezza sublime del ponte giapponese.
Con Van Gogh viviamo in maniera multisensoriale una giornata dell’artista. Ci si sveglia nella famosa “camera di Vincent ad Arles”, la camera da letto dell’artista, da cui usciamo per avventurarci nei campi dorati di grano, incontrando coppie di contadini sdraiati sui covoni in un momento di riposo, ammirando in cielo il volo dei corvi, sostando a contemplare gli amatissimi cipressi (che il pittore olandese considerava “belli come un obelisco egizio”). Per finire la giornata sotto l’indimenticabile “notte stellata” che l’artista dipinse nel 1889 guardando fuori dalla finestra della sua stanza nel manicomio di Saint-Remy. A Van Gogh, inoltre, è dedicata anche un corridoio con i “quadri in movimento”, grandi display in cui cinque opere prendono vita, con un effetto curioso e straniante.
Il centro della mostra, prodotta e distribuita a livello internazionale da Exhibition Hub e Next Exhibition, è l’avventura immersiva che si sperimenta nelle due sale (anche in questo caso, una per ogni artista) grazie alla tecnologia della realtà virtuale. Seduti su sgabelli girevoli, si indossa un “oculus rift”, un visore di ultima generazione (e di altissima definizione) con cuffie incorporate, e si comincia il viaggio. Davanti ai nostri occhi scorre un filmato in 3D di cui siamo parte integrante e attiva, perché ovunque giriamo gli occhi o spostiamo in qualsiasi direzione la testa scopriamo immagini e dettagli. Accompagnati da un sottofondo musicale e, talvolta, anche da una voce fuori campo, assistiamo a uno spettacolo davvero unico, un trionfo di colori e visioni che ci fa conoscere la grande arte e i grandi artisti in un modo del tutto originale e indimenticabile.